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Comune di Benevento

Discorso di fine anno del sindaco, Orlando: “Esiste un programma di inizio mandato che risulta non onorato”

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“Ecco cosa farò in un anno. O perlomeno cosa farei”. Questa la frase con cui il Sindaco della nostra città ha voluto caratterizzare il cosiddetto “programma di fine mandato”. Un documento in sette punti che spazia dai rapporti con la Chiesa a quelli con l’Università, dalla presunta questione Logistica alla supposta rigenerazione urbana non tralasciando, in questo utopico volo pindarico, la questione Unesco, il rilancio delle attività culturali e turistiche, la riapertura dei teatri, le difficoltà delle zone interne, la pulizia ecc…della serie tutto e il contrario di tutto”.

A scriverlo in una nota alla stampa è il consigliere comunale di TèL, Nazzareno Orlando.

“La prima cosa che balza agli occhi – aggiunge Orlando – è quel “cosa farò …o cosa farei”. Questo amletico dubbio che, diciamocela tutta, angoscerà d’ora in poi l’intera comunità sannita deriverà dalle future e grandiose sorti regionali del Primo Cittadino o semplicemente dalla consapevolezza che tra il dire e il fare (soprattutto nel suo caso) c’è di mezzo …un intero oceano?

Dimentica forse, il nostro Sindaco, che esiste un Programma di inizio mandato che, a tutt’ oggi, risulta assolutamente non onorato e sin troppo trasformato? Dimentica che nella prima consiliatura stessa sorte toccò al suo primo programma che fu alla base di una campagna elettorale costruita su grandi slogan ma che, alla luce di ciò che oggi i cittadini possono oggettivamente valutare, nulla ha prodotto in termini di opere, di infrastrutture, di sviluppo, di occupazione e di complessivo rilancio?

Perché credere – sottolinea – che in un anno si riuscirà a fare ciò che in nove non si è fatto? Ma detto ciò volendo anche fornire un alibi o volendo prendere per buono le sue affermazioni come farà il primo cittadino a superare le difficoltà che emergono ormai quotidianamente nella sua maggioranza? Come farà a dare risposte a chi “militarmente” ha sinora accettato e votato tutto anche se pervaso dalle legittime preoccupazioni che oramai accompagnano puntualmente ogni decisione amministrativa?

Dovrà fare ancora un rimpasto? Non bastano le continue modifiche apportate in Giunta senza mai chiarire fino in fondo il perché di alcune strategiche sostituzioni? Dovrà concedere ulteriori consulenze ed incarichi? Ma se c’è crisi economica e le casse comunali trasudano lacrime e sangue … i fondi dove saranno reperiti?

Se a tutti questi quesiti si aggiunge un sentimento di grande insofferenza che oramai caratterizza la vita quotidiana dei cittadini beneventani costretti a pagare tasse elevatissime a fronte di servizi spesso inesistenti o a sopportare inspiegabili disagi sentendosi sempre più abbandonati a se stessi…lo scenario risulta ben delineato e quanto mai definito.

Si va, dunque, verso l’appuntamento regionale e a seguire quello comunale con una sorta di pervasiva rassegnazione mista a incontenibile rabbia che ,di certo, non favorirà una partecipazione adeguata ne un riavvicinamento (auspicabile) alla politica intesa come impegno efficace per il miglioramento generale. C’è tanta confusione in giro. Ci sono all’orizzonte troppi aspiranti attori convinti di poter fare i grandi registi.

C’è, di contro, la mancanza quasi assoluta di un confronto serio e concreto su come uscire dal guado e come riprendere la rotta. Le questioni,infatti, sono tante. Andrebbero sviscerate e condivise. Invece tra “sogni di gloria” e “incubi passati”…si continua sostanzialmente a galleggiare!

Benevento ha bisogno di altro. Ha bisogno – spiega il consigliere d’opposizione – di ritrovare un clima sociale che le ridia respiro. Ha bisogno di allenatori che la amino e giocatori umili che si impegnino per essa. Di solisti e di assoli stonati è piena la storia! Per ora, purtroppo, è la tristezza che la caratterizza. Chiusi tutti i teatri. Chiuse tutte le sale cinematografiche. Chiuse le librerie. Chiusi gran parte dei negozi del centro e della periferia. Chiuse attività ed uffici. Chiuse (ahinoi) le tante speranze ed i sogni dei nostri giovani costretti a fuggire altrove. Ecco…più che di un Programma di fine mandato la città dovrà trovare la forza di cominciare a ragionare su un sogno iniziale per una nuova vita. C’è la necessità che tutti e dico tutti si interroghino sul futuro a partire dall’oggi.

Si faccia tutti insieme, per concludere, un grande esame di coscienza e ci si impegni seriamente per restituire dignità e speranza ad una comunità che ha tutte le carte in regola per ritornare ad essere quella era: una città solidale al centro del mediterraneo che con la sua storia e le sue bellezze può giocare un ruolo davvero importante nel panorama meridionale e, perché no, nazionale”.

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