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CULTURA

Verga: “L’Università ristrutturi in tempi brevi la Cappella di Palazzo de Simone e la restituisca al Conservatorio”

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“La notizia che il Teatro De Simone è stato chiuso – sia pur in via precauzionale – non può lasciare certo la città indifferente né tanto meno l’amministrazione che i cittadini rappresenta. Né, lo dico con estrema convinzione e serenità, l’Università può immaginare di scaricare sulla città le proprie antiche inadempienze e le attuali responsabilità”.

A scriverlo in una nota è il presidente della Pro Loco Centro Storico Città di Benevento, Antonio Verga.

“Spiego il perché. L’amministrazione in carica – aggiunge – è tenuta a vigilare sulle azioni di tutela e l’Università non può depauperare, per propria incuria, il patrimonio storico, artistico e architettonico dei beneventani.

Questa volta non accadrà quanto avvenuto per il teatro Comunale, che dopo essere stato chiuso, alcuni anni or sono, per motivi di inagibilità non solo non è stato più riaperto, ma nemmeno, credo, siano stati presentati progetti di recupero del luogo che dovrebbe essere il cuore pulsante delle programmazioni e delle attività culturali, artistiche e musicali della città.

Ebbene no, per il De Simone non dovrà succedere la stessa cosa, pena il definitivo declino delle attività artistico-culturali. Non si dimentichi che la città è in grade sofferenza per il reperimento di spazi adeguati per svolgere le proprie attività artistiche e musicali.

Gli unici luoghi che sopperiscono – chiudendo entrambi gli occhi – alle predette carenze sono i luoghi sacri. Senza la tolleranza di parroci e rettori delle Chiese – secondo i documenti della Congregazione per il Culto Divino in Chiesa dovrebbero essere eseguite solo musiche sacre o di ispirazione religiosa– non avremmo avuto in questi anni le attività di tanti gruppi musicali come quelli del Cedam, dell’Accademia di Santa Sofia, della Pro Loco Città di Benevento, e tante altre, come scuole ed istituti fino a quelle del Conservatorio di Musica.

Occorre quindi ripensare – prosegue Verga – ad una nuova politica culturale del territorio se si ritiene utile dilatare gli spazi di incontro e di confronto. Detto ciò torniamo alla vicenda attuale. L’Università del Sannio, proprietaria dell’immobile di piazza Arechi II, acquistò dal Comune il settecentesco Palazzo dei marchesi De Simone con una Convenzione che prevedeva la ristrutturazione per l’utilizzo funzionale e l’allocazione degli gli studi dei docenti, cosa che poi è regolarmente avvenuto.

La detta Convenzione prevedeva anche che la Cappella interna, sarebbe stata ristrutturata e assegnata al Conservatorio di Musica, attraverso le economie derivanti da una quota percentuale dell’appalto per i lavori di recupero, impegno non solo scritto ma dichiarato pubblicamente all’epoca da coloro che avevano la responsabilità amministrativa dell’Ateneo sannita.

Ricordo lucidamente tale dettaglio, perché nella qualità di responsabile provinciale della formazione di Buttiglione, ero favorevole all’applicazione della prima Convenzione stipulata dal Comune con il Ministero della Pubblica Istruzione per il trasferimento dell’immobile De Simone al Conservatorio di Musica, nella quale si assegnava appunto all’Istituzione Musicale sannita la proprietà dell’immobile.

Solo l’inerzia degli anni ottanta/novanta del Conservatorio, permise al Comune la modifica unilaterale della Convenzione a favore del trasferimento del Palazzo De Simone all’Università. La fiducia però non è stata ripagata adeguatamente dall’Ateneo, che non solo non ha provveduto all’impegno di ristrutturare e consegnare la Cappella dei Palazzo De Simone al Conservatorio di Musica “N. Sala”, ma addirittura oggi – senza aver effettuato mai i lavori per cui si era vincolata – priva la città di un ulteriore spazio teatrale, che sopperiva alle attività socio-culturali della città. Non pare un danno da poco!

Credo che il Magnifico rettore De Rossi, – conclude Verga – trovi il modo di adempiere ai vecchi impegni assunti, ma soprattutto lo faccia in tempi brevi, molto brevi. La città non è in grado di poter tollerare ulteriori ritardi”.

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