Camera di Commercio
La situazione della Camera di Commercio è il segno tangibile della mortificazione delle aree interne
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Cosa resta di quel glorioso e importante Ente che fu la Camera di Commercio? Se lo stanno chiedendo da tempo addetti ai lavori, cittadini e soprattutto imprese, che negli ultimi anni hanno perso un riferimento necessario sul territorio. Domande rimaste senza risposta.
Quel malcontento che in passato aveva unito l’Italia da Nord a Sud in merito alla riforma di riordino del sistema e all’accorpamento degli Enti Camerali, oggi si è tramutato in vera e propria rassegnazione: una riforma concepita male – iniziata nel 2016 e concretizzata nel 2022 -, che invece di determinare una razionalizzazione intelligente del sistema camerale, ha allontanato sempre più l’istituzione dai cittadini.
Prendiamo l’esempio della Camera di Commercio Irpinia Sannio, senza ricorrere al solito campanilismo ed essere accusati di visioni limitate. In un territorio dimenticato come il nostro, l’accorpamento ha significato non solo una perdita di autonomia, ma anche un distacco da quelle che sono le esigenze reali della provincia sannita e le doglianze dei diversi settori economici. Una perdita di rappresentanza e un declassamento territoriale che hanno spostato il centro decisionale altrove. La Camera di Commercio di Benevento oggi non è più un luogo di rappresentanza e tutela economica, una casa delle imprese e delle associazioni, dove un tempo si elaboravano idee e si concretizzavano progetti, dove si discuteva di vertenze territoriali e di opportunità occupazionali. E’ sparito del tutto quell’eco-sistema che interagiva con piccole e medie imprese, enti pubblici e privati, scuola e università, banche, associazioni di volontariato. E’ venuto anche meno quel sostegno fondamentale ai commercianti e alle iniziative di promozione e valorizzazione. Quel che resta oggi è una sede fredda e marginale, svuotata del tutto delle sue funzioni. Questo il ‘dramma nel dramma’, l’appendice di un racconto ben più complesso.
Sì, perché la Camera di Commercio Irpinia Sannio è commissariata dal 30 marzo 2023. Da ben 17 mesi: una infinità. Una decisione assunta dalla Regione Campania e dal presidente De Luca, che ora dovrebbe piuttosto chiarire il perché di questo stato permanente, che continua a penalizzare pesantemente l’intero mondo produttivo locale. Una decisione – quella del Commissariamento – arrivata dopo la lunga e travagliata fase di transizione, che ha portato alla genesi dell’ente interprovinciale, con la quale si è purtroppo assistito al riproporsi di divisioni e conflittualità strumentali tra le sigle dei diversi comparti.
A poco sono valse interrogazioni politiche, denunce e interventi delle associazioni di categoria, che vogliono tornare ad essere protagoniste per eleggere i nuovi organismi dell’Ente. Meritano chiarezza i cittadini, i contribuenti ma soprattutto le categorie produttive irpine e sannite, le prime ad aver pagato dazio, lasciate in balìa di se stesse. Un ente pubblico, che dovrebbe rappresentare interessi economici generali di un territorio e dare risposte ai problemi delle categorie produttive, invece è sempre più ‘ostaggio’ della politica. Qual è l’obiettivo di questo prolungato commissariamento che delegittima il Sannio e l’Irpinia? E’ tempo, dunque, che chi di dovere si assuma le proprie responsabilità: non solo chi ha il potere decisionale, ma anche chi dovrebbe fare da pungolo. Pensiamo ai consiglieri regionali e ai deputati delle aree interne. Si intervenga e lo si faccia in fretta. Le aree interne hanno subito già fin troppe mortificazioni.