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Opinioni

“Zitto a chi sape ‘o juoco”

Quando il Commissario Misiani saluterà e un nuovo segretario regionale del Pd verrà eletto De Luca tornerà a guardarsi attorno, a ricercare accordi e sponde fuori i perimetri del suo partito, a ricordarsi dei vecchi amici. Mastella lo sa. Anzi lo ha sempre saputo

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Non si comprende per quale assurda motivazione Clemente Mastella dovrebbe aderire a Forza Italia in questa fase politica, in ragione di quale logica dovrebbe ricercare una diversa collocazione. Il sindaco di Benevento guarda alle elezioni europee come ad un passaggio intermedio, funzionale a ridefinire la prospettiva dell’area politica nella quale si è sempre mosso in chiave regionale e a verificare i rapporti di forza sui territori. Aderire a Forza Italia vorrebbe dire fare una scelta di campo definitiva in vista delle elezioni regionali del 2026, una scelta che in ragione dello stato comatoso in cui versa il centrodestra in Campania, sarebbe semplicemente inspiegabile.

Mastella sa perfettamente che con ogni probabilità si ritroverà a sostenere ancora una volta Vincenzo De Luca, comprende che al governatore non c’è una vera alternativa, che la ricomposizione tra il Nazareno e Santa Lucia è sostanzialmente compiuta, dunque guarda innanzitutto a sinistra, in attesa che le condizioni per recuperare il dialogo si ridetermino, ferma restando l’assoluta sintonia sul piano della battaglia contro l’autonomia differenziata e in difesa del Mezzogiorno. E le condizioni si ridetermineranno nel momento in cui, all’indomani delle europee, il Pd campano tornerà a congresso e De Luca riprenderà il pieno controllo del partito, magari attraverso un candidato unitario. Il terzo mandato, d’altro canto, non è più un problema.

Se è vero che il Pd ha votato contro l’emendamento leghista al decreto elezioni, cucito sul caso Zaia, è altrettanto evidente che non avrebbe potuto fare altrimenti dinanzi alla spaccatura della maggioranza. Ma in punto politico quel che conta è che il veto del Nazareno sul terzo mandato è caduto, che la linea del Pd è quella di affrontare il nodo solo nell’ambito di una riforma complessiva degli enti locali che in questa legislatura, a meno che Giorgia Meloni non decida di forzare, non si farà mai.

Le ragioni per le quali il dialogo tra Mastella e De Luca riprenderà all’indomani della celebrazione del congresso regionale del Pd sono persino ovvie. Il governatore ha dovuto rompere con il sindaco di Benevento nel momento in cui il partito è stato commissariato per recuperare le necessarie interlocuzioni sui territori attraverso le leve della gestione, nel momento in cui s’imponeva la necessità di una nuova pace nel Sannio di De Caro. Una pace funzionale a blindare l’egemonia del governatore sul Pd campano.

Oggi lo scenario è diverso, perché Piero De Luca è il coordinatore nazionale di “Energia Democratica”, perché sul terzo mandato è venuto meno il veto del Nazareno, perché la battaglia di De Luca è diventata quella di Bonaccini e di Emiliano. E perché, soprattutto, il governatore è oggi il vero avversario di Giorgia Meloni, è il leader di cui il Pd non può fare a meno.

Quando Misiani saluterà e un nuovo segretario regionale del Pd verrà eletto De Luca tornerà a guardarsi attorno, a ricercare accordi e sponde fuori i perimetri del suo partito, a ricordarsi dei vecchi amici. Ed è questa, probabilmente, la ragione per la quale in tutti questi mesi tra Mastella e De Luca non ci sono state mai polemiche degne di nota o particolari scambi polemici. “Zitto a chi sape ‘o juoco”, recita l’antico adagio.

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