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Opinioni

Se De Luca ha fatto male i conti

Il governatore ha scommesso sulla sconfitta del Pd alle elezioni europee di giugno nella consapevolezza che fino a quando Elly Schlein resterà al Nazareno non avrà alcuna possibilità di correre per il terzo mandato. Ma ha scommesso da solo, contro ogni logica e persino contro gli interessi del Casato. Ma probabilmente non avrebbe potuto fare altrimenti…

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Vincenzo De Luca ha scommesso sulla sconfitta del Pd alle elezioni europee di giugno nella consapevolezza che fino a quando Elly Schlein resterà al Nazareno non avrà alcuna possibilità di correre per il terzo mandato.

Impegnerà i prossimi mesi a fare campagna elettorale contro il partito, ad attaccare questo gruppo dirigente preconizzandone l’implosione, pronto a passare all’incasso sulle macerie. Ed è del tutto evidente che qualora i calcoli del governatore dovessero rivelarsi esatti, qualora il Pd dovesse effettivamente subire una cocente sconfitta alle europee, De Luca si troverebbe nella condizione di dare le carte, persino di puntare direttamente alla segreteria nazionale, quantomeno di giocare un ruolo di primissimo piano nel percorso di rigenerazione del partito rivendicando mani libere su Palazzo Santa Lucia.

Il punto è che la sconfitta del Pd alle europee non è affatto scontata. Oggi il partito appare inchiodato attorno alla soglia psicologica del venti per cento ma di qui a giugno mancano otto mesi e la radicalizzazione dello scontro sarà inevitabile. Le elezioni europee sono elezioni “politiche” per eccellenza, la capacità degli apparati di orientare il consenso è sensibilmente ridotta, mentre prevale il libero orientamento dell’elettorato rispetto ad una contesa che si risolverà innanzitutto in uno scontro tra Giorgia ed Elly, tra il principale partito di maggioranza e il principale partito di opposizione. Questa condizione favorirà una crescita del Pd, in primo luogo a discapito delle altre forze riconducibili al cosiddetto campo largo, tanto più in considerazione delle dinamiche che caratterizzano il gioco della rappresentanza a Bruxelles. Il voto degli apparati peserà laddove si celebreranno contestualmente le elezioni amministrative, ma peserà in termini positivi per il partito, perché la spinta del voto strutturato andrà ad alimentare quella del voto di opinione e viceversa.

E qui arriviamo al primo punto debole della strategia deluchiana. Il governatore potrà comodamente scegliere la via del disimpegno critico ma non potrà pretendere lo stesso atteggiamento dai suoi colonnelli sui territori proprio perché si voterà anche per le amministrative. Riferimenti, amministratori, segretari provinciali, deputati e consiglieri regionali non potranno fare a meno di salire sui palchi al fianco dei dirigenti nazionali, non potranno evitare di politicizzare la contesa sui territori, di sostenere apertamente la causa del Nazareno, nella stessa misura in cui il Nazareno avrà tutto l’interesse a sostenere i suoi candidati sui territori.

Ma persino a prescindere dalle amministrative non si comprende perché, ovvero in ossequio a quale logica, i colonnelli del governatore dovrebbero sfidare il Nazareno sposando la linea del disimpegno. Se è vero che De Luca si gioca tutto a giugno non può dirsi lo stesso per i suoi, in primo luogo per i grandi portatori di voti, per i consiglieri regionali democratici il cui avvenire prescinde completamente da quello del governatore. Qualora il Pd dovesse superare agevolmente la soglia del venti per cento Elly Schlein uscirebbe rafforzata dal passaggio elettorale e si ritroverebbe nelle condizioni di puntare con determinazione al 2027. Ed è del tutto evidente che nessun riferimento sui territori, nessun deputato e nessun consigliere regionale ha interesse a dichiarare guerra al gruppo dirigente nazionale, a porsi in rotta di collisione con il Nazareno nel nome di De Luca.

Il quale, dunque, affronterà in solitudine questa sfida decisiva per il suo avvenire, farà la sua campagna contro il Pd mentre il suo partito, i suoi colonnelli saranno in trincea a sostenere la causa dei suoi nemici. Colonnelli di cui sa di non poter fare a meno.

E da questo punto di vista non si comprende in che modo il governatore stia tutelando il “Casato”, visto e considerato che il giorno dopo il voto, qualora il Pd dovesse uscire rafforzato dalle urne, a pagare il conto più pesante sarebbe il primo genito.

Quindi c’è un’ulteriore considerazione che s’impone. L’obiettivo dichiarato di Elly Schlein è quello di arruolare per le europee tutti i principali riferimenti del partito, ovvero la migliore proposta di rappresentanza possibile. La segretaria potrebbe persino decidere di candidarsi nelle vesti di capolista in tutte le circoscrizioni proprio per sfidare i big sul terreno del consenso, per dare un chiaro segnale di compattezza e di unità. In che modo De Luca immagina di trincerarsi nel disimpegno in una campagna elettorale che vedrà in prima linea tutti i principali riferimenti a cui si rivolge nelle sue quotidiane filippiche contro il Nazareno? Parliamo degli stessi riferimenti con i quali immagina di ricostruire il Pd dopo la caduta di Schlein, gli stessi che con lui si ritrovarono attorno a Bonaccini nella sfida congressuale e che oggi si pongono a servizio del partito, di questa segretaria “straniera”.

Ed in che modo immagina di ostacolare gli ambasciatori della segretaria che nei mesi a venire “caleranno” sui territori per arruolare i gruppi dirigenti in vista delle europee? Davvero il governatore è determinato ad affrontare una campagna elettorale di diversi mesi nell’assoluto isolamento, solo tra una diretta del venerdì e un talk show?

Probabilmente sì, altrimenti dovremmo teorizzare un passo indietro nei mesi a venire che si risolverebbe nella resa definitiva. Perché nello stesso momento in cui De Luca dovesse rinnegare se stesso e legittimare in qualche modo questo gruppo dirigente, magari riaprendo al congresso regionale, rinuncerebbe ad ogni ambizione e ad ogni prospettiva.

Dobbiamo dunque ritenere che il governatore è deciso ad andare fino in fondo, pur nell’isolamento, pur mettendo a rischio il futuro di suo figlio, con la determinazione ad andare avanti sul terzo mandato anche da solo nel momento in cui Elly Schlein dovesse uscire rafforzata dal voto europeo.

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