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Opinioni

Tempo di pace

A Napoli si è finalmente aperta la fase della ineludibile ricomposizione tra il Nazareno e Santa Lucia. Ineludibile perché funzionale all’interesse di tutti, di Schlein, dei deluchiani e persino di De Luca, consapevole di essere solo con il suo potere a termine, circondato da colonnelli che fra due anni non avrebbero alcun problema a servire un altro generale. Solo, come nei suoi monologhi del venerdì

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Per quale assurda motivazione un consigliere regionale di maggioranza, eletto per il Pd o in quota Pd, oggi, ovvero a due anni e mezzo dalle prossime elezioni, dovrebbe prendere ufficialmente le distanze dal governatore De Luca? Per quale ragione, per dirla diversamente, quei consiglieri regionali, ma lo stesso discorso vale per tutti i riferimenti di peso del partito, dovrebbero dirsi contrari al terzo mandato di De Luca affrontando tutte le conseguenze del caso?

La fedeltà alla causa dello sceriffo è il presupposto per continuare ad esercitare centralità nelle dinamiche di gestione, per continuare a coltivare consenso sui territori, per continuare ad oliare il meccanismo clientelare, per blindare l’egemonia sul piano amministrativo e gestionale, comune per comune, ente di servizio per ente di servizio.

Allo stesso modo, le ragioni della fedeltà al governatore vanno coniugate con quelle dell’appartenenza al partito, muovendo dal presupposto che le prime potrebbero venire meno nel giro di un paio d’anni mentre le seconde lì rimarranno, con o senza Elly Schlein al Nazareno.

Parliamo, d’altro canto, di riferimenti che godono sui territori di un consenso che si alimenta nella gestione regionale ma che prescinde dal destino di Vincenzo De Luca, da ciò che sarà del Presidente alla fine di questo secondo mandato. Dipende, tutt’al più, dalla riconferma, dalla rielezione al prossimo giro, a prescindere dal nome del prossimo governatore.

Parliamo, dunque, di consiglieri e riferimenti che avranno tutta la convenienza a confermare la propria fedeltà a De Luca fin tanto che De Luca continuerà a manovrare le leve del potere da Santa Lucia, ma che molto difficilmente sarebbero disposti a disobbedire al Nazareno nel momento in cui, fra due anni e poco più, dovessero trovarsi nella condizione di scegliere tra l’appartenenza al Pd e l’obbedienza ad un De Luca determinato a candidarsi a prescindere contro tutto e tutti. Ipotesi che il diretto interessato paventa ad ogni piè sospinto confermando l’intendimento a candidarsi per l’eternità, vuoi per convincimento, vuoi per tenere ben serrati i ranghi del suo sistema di potere.

Ecco perché l’atteggiamento che prevale tra i deluchiani democratici è quello della prudenza, ecco perché in questi mesi di scontro frontale tra De Luca e il Nazareno i pochi che hanno rotto il silenzio non hanno fatto altro che evocare la necessità di un chiarimento, richiamando per un verso la necessità di accelerare sulla celebrazione del congresso regionale e per altro quella di sgombrare il campo da ogni discussione sul terzo mandato, posto che mancano due anni e mezzo alla fine del secondo.

Ed è questa, a ben vedere, la linea che ha prevalso a Santa Lucia, la stessa linea cristallizzata nel documento sottoscritto da tutti i consiglieri regionali democratici e dai segretari provinciali del partito nelle ore in cui Elly Schlein sbarcava a Napoli per chiudere la due giorni contro l’autonomia differenziata: convergenza su di una riforma che spacca il Paese muovendo dalla trincea scavata proprio da De Luca nel corso di questi anni, dunque la perentoria richiesta di una data certa e quanto più ravvicinata possibile per la celebrazione del congresso regionale.

Una linea che ha trovato esplicita e contestuale sintesi nelle dichiarazioni rilasciate da Piero De Luca al Corriere del Mezzogiorno: un attacco frontale al governo Meloni e una chiara apertura al dialogo con il Nazareno a condizione, manco a dirlo, che si proceda speditamente per superare il commissariamento del Pd campano.

Un’apertura che ha trovato eco nelle parole di tanti autorevoli riferimenti nazionali del partito presenti alla due giorni, a partire da Stefano Bonaccini e dal sindaco di Bari, Presidente ANCI, Decaro. Al cui appello all’unità la segretaria ha risposto con grande apertura e disponibilità ma ricordando che l’unità si costruisce sui temi, su di una visione.

Se tanto ci dà tanto dopo quattro mesi di scontro totale si è finalmente aperta la fase della ineludibile ricomposizione. Ineludibile, perché funzionale all’interesse di tutti, del Nazareno che ha bisogno del Pd campano, dei deluchiani, alla ricerca di un equilibrio tra le ragioni della fedeltà a Santa Lucia e quelle dell’appartenenza al partito, e dello stesso De Luca, perfettamente consapevole di essere solo con il suo potere a termine, circondato da colonnelli che fra due anni non avrebbero alcun problema a servire un altro generale. Solo come nei suoi monologhi del venerdì.

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