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Calcio

Post season: Ascoli-Benevento e quel sottile confine tra credere e sperare

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Si prospettano giornate di autentica passione per il popolo giallorosso, chiamato a convivere con un amletico dubbio che attanaglia cuore e mente in una serrata quanto sfibrante morsa di incertezza, sconforto ma anche inguaribile fede: riuscirà la Strega a porre fine all’inesorabile discesa nell’abisso o emergerà prepotentemente dalle tenebre, rialimentando la tenue fiammella della speranza?

Ad una manciata di giorni dal calcio di inizio del preliminare playoff in quel di Ascoli, viene spontaneo domandarsi quanto sia legittimo credere in un successo esterno che avrebbe tutti i connotati dell’impresa, visto che i prossimi avversari, come tristemente noto, potranno contare sul fattore casalingo, sul doppio risultato a favore e, più in generale, su un’invidiabile tenuta psico-fisica capace di renderli la compagine più in forma dell’intero panorama cadetto.

Stendendo un velo pietoso sulle ultime, imbarazzanti prestazioni offerte dalla truppa di Caserta, la cui parabola discendente richiama alla mente certe cronache di un esonero doveroso ma di fatto impossibile, al fine di avere un quadro completo della situazione e arrivare preparati al friday night in terra marchigiana, è opportuno prendere in esame sia i fattori che autorizzano alla fiducia sia i parametri che sembrerebbero suggerire un’ulteriore pagina nera di un finale di stagione da incubo.

La componente emotiva, ovviamente, grida a gran voce di credere nel passaggio del turno. D’altronde il reintegro di Lapadula, forse il solo a salvare la faccia nella disfatta interna con la Spal, il probabile recupero di Glik, chiamato, o almeno si spera, a dare un senso alla sua annata offrendo finalmente un contributo in termini di carisma ed esperienza, le garanzie fornite da Paleari e il possibile rilancio di elementi di spicco come Farias e Acampora, rappresentano i motivi di matrice tecnica che sembrano concedere qualche chance al Benevento.

Si tenga presente, inoltre, che il rendimento esterno giallorosso sotto molteplici aspetti, in primis l’esenzione di imporre ritmo e manovra e le maggiori possibilità di ripartire, si è rivelato migliore del deludente cammino casalingo, e non va dimenticato che stavolta il peso delle pressioni e delle aspettative ricade quasi tutto sugli avversari, ai quali, almeno sulla carta, parrebbero mancare atleti in grado di offrire certezze in termini di tempra e nervi saldi, per non parlare di un linea difensiva tutt’altro che solida (è la peggiore in griglia) e del fatto che in campionato la Strega sia già riuscita a vincere e convincere al ‘Del Duca’.

Tuttavia, a far da contraltare, chiamando in causa la parte più razionale, è una lunga lista di aspetti capaci di far piombare nelle più cupa depressione perfino gli inguaribili ottimisti. Vi risparmieremo, a tal proposito, la stucchevole e ormai insopportabile retorica degli spareggi come lotteria: è vero che nelle gare secche l’imprevisto è spesso dietro l’angolo ma esistono sempre alcuni fattori capaci di accrescere esponenzialmente le possibilità di vittoria, tra cui entusiasmo, convinzione, identità, fiducia, serenità, spirito battagliero, clima, giusto per limitarsi ai primi che balzano alla mente. Tutte caratteristiche in cui, purtroppo, il Benevento di Caserta è totalmente e malinconicamente deficitario, indossando così le dismesse vesti degli sfavoriti.

Non resta che attendere l’esito finale del match di venerdì sera per capire se Letizia e soci saranno in grado di attingere alla residua riserva di orgoglio, amor proprio e attaccamento alla maglia e sovvertire i pronostici della vigilia, donando una gioia ai veri supporter sanniti che la meriterebbero senza se e senza ma, per aver sostenuto la squadra proprio nel momento di maggior difficoltà (leggasi il trittico horror Ternana-Monza-Spal), privandola del più comodo degli alibi a cui far ricorso in caso di fallimento.

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