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Comune di Benevento

Caso Conca, Pepe: “Mastella si assuma le sue responsabilità”

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“Anche sulla recente sentenza che riguarda il caso Conca, Mastella non si comporta come un sindaco, e cioè trovare le soluzioni nel solo interesse della Città, cerca invece, così come ha fatto con il dissesto “fasullo”, di crearsi alibi e giustificazioni, di fare “propaganda”, e si limita a chiedere all’Ufficio legale di accertare le responsabilità”. Lo scrive in una nota l’ex primo cittadino e dirigente del Pd, Fausto Pepe.

“Voglio ricordare per sommi capi la vicenda – spiega -, non solo a questa maggioranza, ma anche a chi oggi ha memoria troppo corta, tipo la Consigliera De Stasio, che  per motivi politici, non riesce a fare una analisi complessiva e “terza” della vicenda. La Conca, così come la “Partenope”, sono ditte che hanno vinto appalti pubblici, stranamente come “uniche e sole” partecipanti, per 2 interventi inseriti all’interno del Piano di Recupero Urbano del Rione Libertà del 1999, uno su Via Galanti e l’altro la sulla “spina commerciale”. Entrambe le società consortili erano costituire dalle stesse società.

A seguito di quell’appalto – spiega Pepe – fu sottoscritta una convenzione urbanistica nel 2000 (amministrazione Viespoli) e poi rinnovata nel 2002 (amministrazione D’Alessandro) per l’intervento di Via Galanti, che metteva nero su bianco quello che competeva alla “Conca”, e quello che competeva al “Comune”, ed essendo una gara pubblica, che evidentemente osservava una normativa sui lavori pubblici, gli estremi della convenzione erano vincolanti, e cioè non potevano essere in alcun modo variati nel tempo, perché altrimenti si sarebbero alterati i criteri di gara e quindi di aggiudicazione. Con le due convenzioni la CONCA fu delegata ad espropriare i suoli per conto del Comune.

Nel 2008 – sottolinea l’ex sindaco -, anche a seguito di numerose riunioni con i “prenotatari” gli alloggi di Via Galanti, venne fuori che la società Conca, non aveva realizzato nemmeno tutti gli alloggi previsti in convenzione, ma li aveva in parte già venduti. Ancor di più, aveva venduto a prezzi diversi da quelli stabiliti nella convenzione del 2000 e del 2002, aveva realizzato alloggi non conformi ai progetti approvati, e non aveva realizzato tutte le opere previste in accollo spese, variando quindi molti dei criteri di aggiudicazione della gara. Fu quindi determinato dall’ufficio comunale competente la decadenza della Convezione Urbanistica per il diritto di superficie”.

Da quel momento nasce una questione legale molto difficile e per alcuni versi controversa – scrive ancora Pepe -, che arriva sino ai giorni nostri. L’ufficio Legale ha risposto ieri al Sindaco comunicando che dalla lunga serie di ricorsi e controricorsi (Collegio Arbitrale, Corte di Appello, Cassazione)  sarebbe emerso che “il diritto di superficie che il Comune si era obbligato a trasferire, non è stato mai trasferito, perché mai sorto come diritto di proprietà in capo al Comune, non avendo quest’ultimo ‘mai portato a compimento le procedure di acquisizione dei suoli’. Sarebbe facile quindi asserire che le responsabilità ricadono sulle amministrazioni Viespoli e d’Alessandro (e si potrebbe ricordare che alcuni assessori dell’epoca sono oggi con Mastella) ma un amministratore serio deve  farsi carico del problema.

Mastella amministra da sei anni, e per via Galanti si è vantano di aver fatto togliere un gru – conclude -, senza mai intervenire sullo scempio del lotto D-D abbandonato, e non ha mai difeso i diritti dei prenotatari che hanno pagato ma non hanno mai ricevuto gli alloggi. Mastella non ha neppure tentato di capire la questione considerato che solo oggi si ricorda di chiedere una relazione all’ufficio legale.  Invece bisogna capire se la sentenza della Cassazione conclude il contenzioso (è stato accolto il secondo punto del ricorso del Comune ), e qual è l’esito sulla validità attuale della Convenzione. Mastella pensasse a studiare la questione e capire come tutelare gli assegnatari”.

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