fbpx
Connettiti con noi
Annuncio
Annuncio
Annuncio
Annuncio
Annuncio
Annuncio
Annuncio

CULTURA

Violenza di genere e femminicidi, numeri allarmanti nel 2020. Serve un’educazione sentimentale

Pubblicato

su

Ascolta la lettura dell'articolo

Di panchine rosse ne vediamo allestire tante da qualche anno. Di scarpe rosse, una dietro l’altra, che solcano il silenzio delle piazze e che gridano l’assenza di chi non potrà più indossarle, che simulano passi interrotti e macchiati di sangue, ne vediamo a centinaia, a migliaia ogni anno il 25 novembre, quando viene celebrata la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Eppure non basta. Non basta perché esse rappresentano una presa d’atto, non soltanto di un fenomeno difficile da superare, ma anche di una certa sconfitta della società. Non basta, se ogni anno siamo a tracciare il bilancio delle vittime.

Solo nel 2020, come certifica il Ministero dell’Interno le donne uccise in Italia sono state 75: durante i quattro mesi del lockdown ogni due giorni una donna ha trovato la morte in famiglia per un totale di 44 vittime.

E, in generale, il dato dei femminicidi ha fatto registrare un aumento del 10% con un’incidenza del 45% sul totale degli omicidi cosiddetti volontari che rispetto al 2019 sono diminuiti. In questi primi mesi del 2021 già sono 14 le donne uccise.

E, dunque, non bastano le panchine e le scarpe rosse perché esse simboleggiano solo una parte dell’iceberg, quella più estrema, più evidente, che si porta dietro pezzi sommersi di una cultura radicata che pervade trasversalmente i rapporti sociali e che si evidenzia in maniera perversa soprattutto nell’ambito familiare e affettivo.

Altissime le percentuali dei cosiddetti reati spia della violenza di genere registrati nel 2020, pur avendo avuto andamenti altalenanti: tra il 76% e il 73% gli atti persecutori; l’82% i maltrattamenti. Inferiori rispetto al 2019, ma comunque persistenti le minacce, le lesioni e le percosse. Oltre 10mila le denunce per stalking, di cui circa la metà solo durante il lockdown.

Nei primi mesi dell’emergenza sanitaria e dell’isolamento, c’è stato, poi, un aumento di circa il 60% rispetto al 2019 delle richieste d’aiuto al numero verde antiviolenza 1522 e un aumento delle chiamate del 73%, per manifestare situazioni di disagio e di paura o per avere consigli. In aumento le violenze sessuali, dopo il periodo di lockdown.

Complesso e multifattoriale il fenomeno della violenza di genere, che non può essere analizzato solo in funzione del rapporto privato tra uomo e donna e non può essere risolto attraverso azioni posteriori al ‘reato’.

Si tratta dell’espressione, manifesta e latente allo stesso tempo,  di atteggiamenti e comportamenti che reificano pregiudizi e modelli che trovano nutrimento nella credenza di un’asimmetria di potere tra i sessi, inteso come ventaglio di capacità espressive generato dall’identità e dalla posizione socio-economica di ogni individuo, che si è tradotta per secoli nella cultura patriarcale e che ancora sopravvive, nonostante le numerose espressioni di emancipazione da parte delle donne e le conquiste fatte.

La violenza sulle donne è intrecciata indissolubilmente con l’identità di uomini e donne, con la percezione, cioè, che essi hanno di se’ in funzione dei ruoli e degli spazi che occupano nella società.

La violenza di genere ha a che fare, inevitabilmente, con i margini della libertà di scelta, di decisone, di autodeterminazione e di azione delle donne divenuti sempre più ampi, ma ancora non del tutto privi di steccati tacitamente istituzionalizzati.

Non a caso le tipologie di violenza di cui maggiormente restano vittime le donne sono quelle psicologiche, come evidenzia, ad esempio, l’analisi sui dati relativi al 2018 dell’Osservatorio Regionale della Campania sui centri antiviolenza, con una percentuale del 24%, seguita da quella fisica con una percentuale del 23% e da quella domestica con il 22%. Seguono a cascata la violenza economica, lo stalking, la violenza sessuale e le molestie sessuali.

Dimensioni di uno stesso fenomeno che, però, coesistono e che si traducono in una differenza statistica solo perché una tipologia rispetto alle altre viene percepita come predominante. L’allarme è costituito anche dal fatto che oltre il 54% delle donne subisce violenza in presenza di minori. 

Violenza fisica e psicologica sono le varianti del fenomeno che maggiormente vengono individuate, quando le donne trovano il coraggio di denunciare. Negli ultimi due anni le denunce a livello regionale arrivano anche a oltre il 50%.

Stessa tendenza si registra anche nella provincia di Benevento. I dati relativi al Sannio diramati dal comando provinciale dei carabinieri proprio il 25 novembre 2020, fanno registrare centoventuno interventi in favore delle vittime che hanno segnalato casi di violenza, 16 arresti e 95 denunce in stato di libertà.

A confermarlo anche il centro antiviolenza dell’Ambito B2 di San Giorgio del Sannio che ha riferito dell’aumento di circa il 50% delle richieste di aiuto durante l’attuale periodo di emergenza sanitaria del Covid.

A favorire una nuova consapevolezza nelle donne, oltre a strumenti legislativi come il ‘Codice Rosso’ del 2019 che potenzia la tutela delle donne, velocizzando e agevolando l’iter delle denuncia e delle indagini, anche la presenza di una rete di istituzioni: per il territorio sannita risale al 2017 ed è coordinata dalla Procura della Repubblica. L’obiettivo è quello di rafforzare l’interlocuzione operativa tra forze dell’ordine, servizi territoriali, sistema giudiziario attraverso uno spazio di ascolto che fornisce una prima accoglienza psicologica, informazioni e accompagnamento all’assistenza legale, sanitaria e psico-sociale e alla denuncia.

L’intesa ha finalità anche di sensibilizzazione e formazione sul territorio e verso gli operatori e le forze dell’ordine. Un passo decisivo quest’ultimo in termini di presa di coscienza globale del fenomeno della violenza sulle donne.

“Con i centri antiviolenza – ci riferisce la responsabile del centro di San Giorgio del Sannio, Alessia Accettola, che al momento assiste 48 donne e ha registrato un aumento di circa il 50% delle richieste d’aiuto nel 2020 in concomitanza con il lockdown  – le donne possono contare su un sostegno psicologico e su un sostegno legale quando decidono di separarsi, sulla sistemazione in case alloggio, soprattutto quando ci sono figli, ma anche sull’accompagnamento verso percorsi di inclusione lavorativa, come il progetto S.V.O.L.T.E. per ritrovare una propria autonomia economica.”

Dai dati dell’Osservatorio Regionale si evince che circa il 40% delle donne che affronta situazioni di violenza non ha un reddito proprio: circa il 60% di coloro che hanno chiesto aiuto ai centri antiviolenza non lavorano o hanno un lavoro saltuario o sono casalinghe.

La condizione economica e occupazionale incide enormemente sulla scelta di denunciare, di separarsi soprattutto quando ci sono figli, di seguire percorsi di aiuto: l’assenza di indipendenza e di stabilità economica compromette la progettualità del dopo e la serenità nella scelta di allontanarsi non solo fisicament, ma anche psicologicamente dal proprio carnefice.

Ma è da rilevare che il fenomeno riguarda, anche se con percentuali molto più basse, le donne con un’occupazione e con un alto titolo di studio.

Nonostante una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica e un rafforzamento degli strumenti legislativi e dei servizi di aiuto e di assistenza, la strada da fare è ancora lunga. E’ necessario – ci dice Accettola – rafforzare il monitoraggio nella fase della separazione, investire risorse economiche nella prevenzione e nei centri di assistenza. Serve, con il supporto delle scuole, un’educazione sentimentale.’

Non bastano panchine e scarpe rosse, se dopo 22 anni dall’istituzione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare su una delle violazioni dei diritti umani definita tra la più devastanti, ancora assistiamo a manifestazioni pubbliche e a flash mob in tutto il mondo per affermare i diritti delle donne.

E’ necessario, perciò, prioritariamente un cambio di passo nel complesso delle strategie educative e di socializzazione degli individui per prevenire il fenomeno, piuttosto che reprimerlo con azioni successive.

Ogni donna vittima di violenza e ogni uomo che agisce con prevaricazione non danneggiano solo se stessi e il loro rapporto, ma anche il futuro dei propri figli, qualora ci fossero, e in senso più ampio della società: essi si portano dietro bambini e bambine che tramutano la propria esperienza di violenza in reazioni di compensazione distruttiva o autodistruttiva, di sfiducia e diffidenza. Di potenziale incapacità a guardare l’altro/a come risorsa, a interpretare un rapporto affettivo come luogo di crescita e arricchimento interiore, come luogo di complicità e di parità di esigenze e di diritti. Più ampiamente quella esperienza di violenza si traduce nella mancata consapevolezza di poter essere fautori di una società più giusta e più equa in cui a predominare sia il senso del rispetto verso la persona in quanto persona.

Annuncio

Correlati

redazione 3 settimane fa

Non accetta la malattia del figlio, maltrattamenti in famiglia: scatta divieto di avvicinamento

Christian Frattasi 4 settimane fa

Violenza di genere, il Procuratore Policastro: ‘Nel Sannio dato stabile e preoccupante, ma non allarmante’

Christian Frattasi 4 settimane fa

Benevento si mobilita contro le aggressioni agli autisti dei bus urbani: manifestazione in via del Pomerio

Christian Frattasi 2 mesi fa

‘Bullismo e Cyberbullismo: cosa si può fare?’: a Benevento una mostra interattiva per sensibilizzare sul fenomeno

Dall'autore

Angelamaria Diodato 2 anni fa

Musica oltre gli ostacoli: la sfida di Bianca, giovane compositrice non vedente

Angelamaria Diodato 2 anni fa

Covid, nel Sannio poche informazioni sul numero dei contagi: dove sono finiti i bollettini dell’Asl?

Angelamaria Diodato 2 anni fa

Dalle priorità in città al rilancio di un nuovo Centro nazionale: le sfide future di Mastella

Angelamaria Diodato 3 anni fa

Quel vizio alla comunicazione politica demagogica e al ribasso che riduce l’elettore a seguace di antiche pulsioni

Primo piano

redazione 16 minuti fa

Asl, Antonio Glorioso nuovo direttore responsabile del Distretto Sanitario di Montesarchio

redazione 46 minuti fa

Comune di Benevento, ok alla short list di avvocati: sarà valida per due anni

redazione 1 ora fa

“Sui suicidi in carcere servono interventi urgenti”: giovedì manifestazione a piazza Risorgimento

redazione 2 ore fa

Il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP protagonista a CampaniAlleva

Copyright © 2023 Intelligentia S.r.l.

Skip to content