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ECONOMIA

La vicenda biodigestore a Benevento e la necessità di tutelare e potenziare l’agroalimentare

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‘Fronte compatto alla valorizzazione e alla tutela della filiera produttiva agroalimentare nella zona Asi di Ponte Valentino e un no deciso all’insediamento di alcune tipi aziende di trattamento rifiuti come inceneritori e di cogenerazione.’

E’ quanto emerge dalle dichiarazioni rilasciate telefonicamente a Ntr24 dal presidente del consorzio Asi di Benevento, Luigi Barone, che prova a metter a tacere le polemiche insorte negli ultimi giorni da lui definite ‘di natura elettorale’ dopo che l’azienda Energreen, che aveva richiesto l’insediamento di un biodigestore a Ponte Valentino, ha reso noto che si presenterà al Tar per impugnare il regolamento.

‘Nei confronti dell’azienda abbiamo assunto una procedura lineare’ – ha dichiarato Barone, evidenziando che ‘il regolamento, che all’art.11 prescrive delle limitazioni verso tutte le aziende che si occupano di un certo tipo di produzione e trattamento rifiuti non compatibili con il contesto produttivo e ambientale di Ponte Valentino, non è un regolamento ad personam e lo difenderemo a fronte delle numerose richieste che giungono da diverse aziende.’

Peraltro, ha ribadito ‘si tratta di un regolamento condiviso dalla Regione Campania, cui spetta la pronuncia sulla valutazione di impatto ambientale, ancora non pervenuta, e per la quale non può non tenere conto del nostro no, e trasmesso all’attivanda conferenza dei servizi.’

‘L’azienda Energreen – ha aggiunto – ha impugnato questo provvedimento, dal quale forse si è sentita lesa, e non il parere negativo che abbiamo deliberato a seguito anche dello studio tecnico dell’Unisannio che ha rilevato potenziali criticità ambientali in caso di insediamento di un impianto di trattamento rifiuti, considerata la confluenza dei due fiumi in quell’area.’

L’orientamento dell’Asi è chiaro: ‘potenziare e tutelare la filiera agroalimentare, rappresentata dalle aziende Rummo, Nestlé e Minicozzi, accogliendo a breve anche altre attività industriali di spessore nazionale come un burrificio che potrebbe agganciare anche aziende del settore lattiero-caseario.’

‘In questa ottica ci sono – ha chiarito Barone – interlocuzioni costanti con tutte le associazioni di categoria, da Confindustria, a Coldiretti, Confagricoltura e Claai e con le istituzioni territoriali e regionali affinché si elabori un’idea progettuale valida e tale da essere attrattiva per altri investitori del settore verso il nostro territorio e, in particolare, verso l’area Asi di Ponte Valentino per rafforzare la filiera e creare nuova occupazione.’

Nodo centrale della questione è la possibilità di intercettare risorse finalizzate del Recovery Plan, che, unite alle agevolazioni fiscali e ai vantaggi previsti dalla normativa sulle ZES in cui rientra, come è noto anche l’area di Ponte Valentino, potrebbero creare le condizioni di una straordinaria occasione di svolta socio-economica del Sannio tutto.

Del resto, l’orientamento, suggerito anche da Coldiretti, a investire con le risorse del Recovery Plan nell’agroalimentare, che secondo dati Istat potrebbe nei prossimi 10 anni creare un milione di nuovi posti lavoro e le istanze sul rilancio dell’intero paese con l’utilizzo dei fondi di Next Generation EU, provenienti dagli Stati Generali della Green Economy 2020 celebratisi a novembre scorso sui temi del clima e dell’energia, dell’economia circolare, della rigenerazione urbana, della mobilità sostenibile e dell’agroalimentare di qualità, non possono lasciare indifferenti i decisori politici locali e non.

Dunque, pericolo scampato per l’insediamento del biodigestore? Se forse per Ponte Valentino si può avanzare, al momento, un’ipotesi positiva stando alle parole di Barone (anche se bisogna attendere il Tar e anche se è necessario non dimenticare che l’azienda ha già acquistato i suoli), non si può dire lo stesso per le altre aree Asi del territorio provinciale, come San Nicola Manfredi, San Giorgio del Sannio, sulle quali pure ci sono richieste di insediamento di aziende di trattamento rifiuti, e come Airola dove è stato fatto un sopralluogo.

Sebbene il presidente dell’Asi Barone abbia ribadito di essere fermi sul no anche per questi territori, eliminando l’eventualità di un trasferimento del biodigestore, ha allo stesso tempo auspicato che ‘al più presto l’Ato Rifiuti si esprima con la redazione di un piano normativo chiaro per evitare la proliferazione di richieste che stressano anche i comuni.’ ‘Senza norme non si va avanti a fronte di richieste di trattamento rifiuti per 250 mila tonnellate rispetto alle 30 mila prodotte dal Sannio’, ha detto.

Insomma, l’assenza di regole non ci fa sentire completamente tranquilli rispetto ad una potenzialità che è comunque sempre dietro l’angolo e che si auspica non sia mai oggetto di trattative elettoralistiche in vista degli imminenti appuntamenti di voto, considerato che in alcuni territori le aree industriali sono vicine ai centri abitati e in altri, invece, emerge un maggiore equilibrio tra antropizzazione e conservazione del paesaggio.

Contesti da proteggere e da potenziare per il patrimonio paesaggistico, eno-gastronomico, antropologico e storico-culturale – non negoziabile – che la popolazione ha ereditato in sorte e che da sole potrebbero, attraverso approcci e strategie adeguati, garantire e moltiplicare ricchezza.

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