Scuola
Borse di studio per vivere all’estero con Intercultura: 11 i beneventani in giro per il mondo
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Le possibilità di partecipare con una borsa di studio a un programma di Intercultura aumentano di giorno in giorno. Oltre al bando con centinaia di borse di studio offerte direttamente dall’Associazione, uscito ai primi di settembre, sono già molto numerose le borse di studio offerte da sponsor esterni.
Ad inizio ottobre, l’uscita del bando di concorso del programma ITACA 2019 di INPS per l’anno scolastico 2019/2020. Si tratta di 1.500 borse di studio per la partecipazione a programmi scolastici all’estero annuali, semestrali e trimestrali riservate a figli dei dipendenti e dei pensionati della pubblica amministrazione. I programmi di Intercultura sono conformi ai requisiti del bando del programma ITACA di INPS e negli ultimi anni circa 450 vincitori di queste borse di studio hanno potuto finanziare in questo modo la partecipazione ai programmi di Intercultura.
Intercultura garantisce tutti i servizi previsti dal bando (che non è in esclusiva per Intercultura) e offre in aggiunta il percorso di formazione prima, durante e dopo il soggiorno all’estero, l’assistenza prima, durante e dopo il soggiorno all’estero e la certificazione delle competenze acquisite dagli studenti nell’intero percorso (per info www.intercultura.it/itaca).
Ma per chi è interessato a partecipare a un programma all’estero con Intercultura, le novità non sono finite.
Nelle ultime settimane l’offerta di Intercultura si è arricchita di altre 200 borse di studio offerte da Aziende, Fondazioni, Istituti di Credito, Enti Pubblici e privati cittadini. La scadenza per le iscrizioni è il 10 novembre 2018.
L’elenco di tutte le borse di studio a disposizione è in continuo aggiornamento sul sito www.intercultura.it Le iscrizioni online al concorso di Intercultura sono aperte fino al 10 novembre 2018: i posti disponibili sono più di 2.200 e complessivamente lo scorso anno il 76% dei partecipanti è riuscito ad aggiudicarsi una borsa di studio totale o parziale. Il bando è rivolto a tutti gli studenti delle scuole superiori nati tra il 1 luglio 2001 e il 31 agosto 2004.
Per gli studenti che frequentano all’estero l’intero anno scolastico, la normativa scolastica italiana riconosce la possibilità di accedere alla classe successiva senza ripetere l’anno. Il Ministero dell’Istruzione ha chiarito (nota 843/2013) che le esperienze di studio all’estero sono “parte integrante dei percorsi di formazione e di istruzione” e che sono “valide per la riammissione nell’istituto di provenienza”.
Inoltre, le esperienze di studio all’estero sono equiparate ai progetti di Alternanza Scuola Lavoro: per riconoscerle contano le competenze acquisite e il parere del Consiglio di Classe. Il 28 marzo 2017 il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ha pubblicato la Nota MIUR prot. 3355 con alcuni importanti chiarimenti sull’Alternanza Scuola Lavoro. In particolare, al punto 7 il MIUR si esprime sull’Alternanza Scuola Lavoro per “gli studenti che partecipano a esperienze di studio o formazione all’estero”.
La novità che va ad aggiungersi quest’anno alla proposta di Intercultura è che, al fine di fornire alla scuola gli elementi per valutare l’intero percorso seguito dallo studente, l’associazione fornirà al termine di ogni fase del programma la certificazione delle competenze acquisite calcolate in: 30 ore per aver partecipato alle selezioni; 40 ore per la formazione prepartenza che i volontari forniscono a tutti i vincitori del concorso di Intercultura; fino a 80 ore per il soggiorno all’estero e fino a 15 ore per la formazione al rientro.
Negli ultimi anni frequentare un anno scolastico all’estero (o anche un periodo più breve) durante le scuole superiori è diventata una pratica diffusa: nel 2016 erano 7.400 gli studenti stimati all’estero per almeno per 3 mesi (fonte:wwwscuoleinternazionali.org), con un incremento del +111% in 7 anni. I motivi? Diventare cittadini del mondo, costruire un pacchetto di conoscenze e competenze da spendere in un mercato del lavoro sempre più globalizzato, innalzare le proprie soft skill di tipo relazionale, comunicativo e organizzativo. Sono queste le esigenze sempre più pressanti degli studenti di oggi, a cui Intercultura offre una risposta concreta, attraverso i suoi programmi scolastici all’estero in 65 Paesi di tutto il mondo.
Anche a Benevento studenti, genitori e scuole sono sempre più interessati alle opportunità di esperienze internazionali. Attualmente della provincia sono all’estero 11 adolescenti in Costarica, Filippine, Australia, Brasile, Argentina, Messico, Regno Unito, Cina, Cile, grazie anche alle Borse di Studio di Intercultura e sponsor. Per chi volesse avere maggiori informazioni, potrà contattare il Presidente del Centro locale di Intercultura di Benevento, Guido Signoriello, al numero 333 1501169.
LA STORIA DI BEATRICE – “Ricordo perfettamente quando ho salutato i miei genitori, quando ho preso per la prima volta un aereo e quando finalmente, dopo quasi 20 ore di viaggio, siamo atterrati a Manila. Quella – scrive Beatrice, studentessa del “Galilei Vetrone” di Benevento – è stata la giornata più emozionante della mia vita, dentro mi sentivo euforica, impaziente, felice e un po’ spaventata. Non sapevo a cosa andassi incontro, mi ero informata sulla cultura delle Filippine ma, fin quando non la vedi con i tuoi occhi, non puoi capire pienamente cosa significa vivere in un altro continente, catapultati in una realtà diversa da quella in cui hai vissuto e sei cresciuto fino a quel momento.
Ammetto di aver scelto questo paese senza informarmi abbastanza. Nonostante ciò non mi pento della mia scelta, anzi sono felicissima di essere capitata in questo paradiso. Sì, le filippine sono un paradiso, qui fa sempre caldo, e sono molto fortunata perché ho la possibilità di andare quasi tutte le settimane in spiaggia.
Le persone – racconta – sono molto disponibili e comprensive, cercano sempre di aiutarti con tutti i mezzi a loro disposizione. Mi ricordo quando, uno dei primi giorni di scuola qui (non capivo ancora niente), un mio compagno di classe, vedendomi in difficoltà, mi diede il suo quaderno con tutti gli appunti di tutte le materie e mi disse: “Puoi ricopiarli, queste sono le cose importanti da imparare”.
La scuola è interamente in inglese, quindi tutti conoscono l’inglese e riescono a parlarti. La lingua nazionale non è parlata in tutte le filippine, sulla mia isola parlano il Bisaya che è un dialetto parlato nella regione centrale delle filippine. La televisione è in filippino e si studia anche a scuola, quindi tutti conoscono il filippino, in poche parole ognuno di loro conosce almeno 3 lingue (in Italia a malapena conosciamo una lingua).
Non tutti – continua Beatrice – sono abituati a vedere occidentali con la carnagione chiara (su questo ci sto lavorando), biondi e con gli occhi chiari, infatti mi sento sempre osservata quando vado al centro commerciale o quando sono a scuola, anche se ormai i miei compagni si sono abituati alla mia presenza.
Sulla mia isola, sono capitata con altre 2 ragazze italiane, quindi non sono mancate le occasioni per provare a cucinare del cibo italiano, mi ricordo che una volta cucinammo una pizza al taglio, venne molto buona e la mia madre ospitante ci chiese se potevamo cucinarla anche il giorno del suo compleanno, noi ovviamente accettammo. Nessuno ci aveva detto però che, per il suo compleanno, erano invitate un centinaio di persone. Cucinammo pizza per tutto il giorno, venne anche apprezzata.
In questi 3 mesi ho passato momenti in cui sarei voluta essere sul primo volo disponibile per l’Italia, altri in cui 10 mesi mi sembrano troppo pochi per conoscere la cultura di un popolo e sarei voluta rimanere qui per sempre. In questo momento sono felicissima di essere qui, sono felice di essere finita qui, posso dire di sentirmi a casa.
Sono partita senza farmi condizionare dal pensiero degli altri, molti hanno tentato di fermarmi o di farmi cambiare idea, mi chiedevano perché le Filippine, perché andar via per 10 mesi, quale era il fine di questa esperienza. Un’esperienza del genere – conclude Beatrice – non può lasciarti indifferente, ti cambia. Imparare a mescolare una cultura totalmente diversa con la tua ti apre la mente, ti fa crescere e soprattutto ti fa scoprire te stesso”.