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CULTURA

Affreschi Sabariani, “Sei di Benevento se…”: “Salvi? Forse no…”

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“Oggi, purtroppo, ricorre il primo anniversario del lancio della petizione inviata al sindaco della città di Benevento per il salvataggio degli affreschi dei Sabariani. Ma andiamo in ordine, operazione necessaria per comprendere il senso del titolo di questo post che altrimenti, alla luce delle recenti notizie, potrebbe sembrare semplicemente disfattista. Raccogliendo l’allarme lanciato dalla soprintendenza, Nico De Vincentis, con un articolo pubblicato sulle colonne de Il Mattino del 9 dicembre 2015, ricorda a popolazione ed istituzioni che una delle più preziose testimonianze dell’arte longobarda, situata sotto piazza Sabariani, sta scomparendo”. Inizia così la lunga nota di Alfredo Vittoria, fondatore del gruppo facebook “Sei di Benevento se…” che riprende l’annosa questione degli affreschi dei Sabariani.

Ecco la ricostruzione di quanto accaduto: “Il dott. Antonio De Capua, dottorando in matematica all’università di Oxford, – scrive Vittoria – pensa bene di arricchire l’enciclopedia più grande del mondo e liberamente accessibile a tutti tramite il web, meglio conosciuta come Wikipedia, di una dettagliata pagina densa di fatti e riferimenti bibliografici.

Frequentando internet, il dottor De Capua, incontra in rete Alfredo Vittoria, il fondatore del gruppo, “Sei di Benevento se …”, uno che si è messo in testa di dare spazio su Facebook a cose di cui i Sanniti potessero andar fieri, ed insieme alla delegata per Benevento del FAI, Patrizia Bonelli, già pratica di recuperi estremi, al limite del possibile, come ad esempio l’area che meglio conosciuta come i “Morticelli”, si convincono che il modo migliore per alzare il livello di attenzione, sarebbe potuto essere una petizione al “proprietario del bene”: il Sindaco del Comune di Benevento.

È a questo punto che il 30 gennaio 2016, viene pubblicata, su una piattaforma dedicata alle petizioni popolari, “Change.org” una missiva al sindaco in cui, in sostanza si chiede di “reperire i finanziamenti necessari ed effettuare il restauro degli affreschi, prima che siano persi per sempre.” La petizione raccoglie un certo numero di sostenitori, ad oggi più di 1170. La petizione è ancora aperta è disponibile a questo indirizzo http://bit.ly/SanMarcoDeiSabariani.

Qualcosa si muove. Grazie anche all’interesse mostrato dal web, dai giornali e dalla televisione locale, all’interesse dell’opinione pubblica per la storia del recupero di un pezzo del patrimonio culturale della città, iniziato otto anni prima, in seguito agli scavi necessari ai lavori di realizzazione della rete elettrica (non dimenticate questo dettaglio perché ritornerà verso la fine della storia), che li hanno portati alla luce, il sindaco (ormai ex) Fausto Pepe, dà segni di sé, con una grande notizia: con un comunicato stampa, il 16 febbraio 2016, annuncia che l’università “suor Orsola Benincasa di Napoli, si sarebbe occupata degli affreschi.

Un mese dopo, il 10 marzo, si scopre che il rettore dell’Università non sa nulla dell’operazione annunciata e che la dichiarazione dell’ex sindaco si basa su una semplice richiesta di accesso al sito ad opera del prof. Marazzi dell’Università suor Orsola Benincasa. Tutto da rifare!

Nel frattempo arrivano le elezioni amministrative del comune di Benevento. Quale migliore occasioni per raccogliere da parte di tutti i candidati alla carica di sindaco, le intenzioni relative al salvataggio degli affreschi? I due candidati al ballottaggio, invitati ad un incontro virtuale sul gruppo Sei di Benevento se… fanno le loro dichiarazioni. Di seguito quelle del vincitore, il sindaco Mastella che in campagna elettorale si impegna, con la risposta ad una domanda esplicita, il 17 giugno 2016, ad “evitare entro un mese (dalla sua elezione ndr) la perdita degli affreschi”.

Il mese passa, senza alcuna notizia delle attività necessarie per evitare il pericolo, che sembra sostanziarsi nell’infiltrazione di materiale organico (erba), favorita dall’alto tasso di umidità, che facendosi strada, determina uno spaccamento nella superficie del muro posto al di sotto degli affreschi.

Nulla però sembra essere perso. Una soluzione sembra arrivare dal piano dei finanziamenti previsti dalla Regione per il recupero dei beni culturali.

Il comune presenta il suo progetto … che però, come riporta il puntuale Nico De Vincentiis sulle colonne de Il Mattino, viene bocciato.

A questo punto, anche il più fiducioso dei sostenitori della causa avrebbe perso le speranze. Ma il gruppo che ha dato vita a quella che sapeva sarebbe stata una lunga battaglia, incalza gli amministratori ricordando gli impegni assunti ed il valore del bene, importante testimonianza della cultura del popolo Longobardo in Italia che dista, peraltro, solo poche centinaia di metri dalla chiesa di Santa Sofia, riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.

Ecco una nuova pronta risposta. Il sindaco, mantenendo calda l’opinione pubblica, prima con un annuncio riportato nella parte finale di un articolo e poi con un atto (finalmente) pubblico della fine di dicembre, di cui viene data notizia, sempre su Il mattino, il 14 gennaio 2017, in un articolo intitolato (a ragione) “Sabariani story”, naturalmente redatto da Nico De Vincentiis, rende noto che i fondi necessari, almeno per il recupero dei Sabariani, 50.000 euro, esistono ed arrivano dalla Terna (vi avevo avvisato che sarebbero ritornati), un grande operatore di reti per la trasmissione dell’energia per la compensazione ambientale a seguito dell’elettrificazione del territorio.

Insomma il cerchio sembra chiudersi. Un’azienda che si occupa di elettricità li ha fatti venire alla “luce” e un’azienda che si occupa di elettricità fornirebbe i fondi per salvarli, chiudendo, ironicamente, il circuito.

Ok, allora è fatta! Purtroppo ci sentiamo di dire di no! I soldi, da soli non basteranno a scongiurare il pericolo della perdita, ammesso che lì sotto ci sia ancora qualcosa.

Affinché gli affreschi vengano dichiarati salvi, c’è ancora molto da fare, soprattutto da decidere. Qual è l’attuale stato? È il caso di fare un restauro dove si trovano, lasciandoli nel luogo che, ha determinato il loro deterioramento oppure procedere ad un’operazione di “distacco”? Visto che i fondi non sono sufficienti a garantire la loro fruizione, è possibile, in attesa di reperire quelli necessari a garantire un ambiente idoneo, renderli fruibili, ad esempio, in un museo?

Forse – conclude Vittoria – sarebbe interessante chiedere al prof. Marazzi di parlare di cosa ha trovato e dello stato di conservazione degli affreschi, magari cogliendo l’occasione per organizzare un convegno che possa essere utile a fare il punto della situazione e su come mettere a sistema, il patrimonio che i longobardi ci hanno lasciato con il contributo di studiosi con come il prof. Elio Galasso e il prof. Marcello Rotili e le associazioni che si sono spese fino ad ora come ad esempio “Benevento Longobarda”.

 

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