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Opinioni

‘Buona Scuola’ e corteo del 7 ottobre: le riflessioni del giovane studente Luca Cavalli

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera del giovane beneventano Luca Cavalli, ex rappresentante nazionale nel consiglio ministeriale per i rapporti con le consulte e gli studenti e da quest’anno responsabile delle attività universitarie del Ministero. Il sannita pone una riflessione sulla Buona Scuola e sul corteo in programma il prossimo 7 ottobre.

Di seguito il testo della missiva:

“Gentile direttore, partirò con una considerazione per me fondamentale. Credo che chiunque abbia ricoperto un ruolo per la scuola, pur uscendovi o nel mio caso, cambiando competenze verso quelle universitarie, debba continuare obbligatoriamente a diffondere quegli ideali che forte hanno spinto gli anni di contributi verso la scuola.

In fondo un magistrato in pensione non smette di amare il diritto, un medico non smette di interessarsi di medicina e noi, io, non dobbiamo smettere di amare la nostra scuola. Per questo volentieri mi fermo a discutere quando chiestomi, o a scrivere quando convinto di poter trasmettere qualcosa, come in questo caso.

Argomento discusso in questi giorni nelle nostre scuole e tra i nostri studenti è il corteo del 7 ottobre. Leggo da più parti che vuole essere una risposta alla fase attuativa della legge 107, giornalisticamente la “Buona Scuola” ed anche in parte per il referendum costituzionale in votazione il 4 dicembre. Mi tocca qualche riflessione, alcune riguardo il merito, altre riguardo la forma. La prima su tutte riguarda la consapevolezza. Ci chiediamo il perché le nostre proteste non hanno effetto alcuno sulla politica nazionale: quesito di semplice risposta. Perché non crediamo in quello che facciamo. O meglio, una parte, che ha la mia stima seppur non sempre condivido il modo e talvolta le motivazioni, ci crede ed è la parte sana. Vedo ragazzi che si impegnano per questo, che organizzano, che si riuniscono per fare ciò. Nulla gli si può dire, chiunque difenda un’idea è meritevole di grande rispetto. Ahimè risultano una piccolissima minoranza rispetto a quanti strumentalizzano la protesta, il corteo di turno per motivi vari. Questi sono gli assoluti responsabili del fallimento e sono la stragrande maggioranza. Non credono in quello che fanno nei migliori dei casi, nei peggiori, non sanno nemmeno quello che fanno.

Non mi crede? Voglio proporle una sfida. Vada a campione ad intervistare i ragazzi che protestano e vediamo quanti di questi sono consapevoli di quello che fanno, magari a risultati alla mano, se mi informerà, potremo discuterne. Ma attenzione, non per slogan, per sentito dire, non con frasi come “la Buona Scuola ci sta rovinando, distrugge le nostre scuole, le istituzioni non ci sentono”. Eh no, troppo facile. Bisogna entrare nel merito della legge, conoscerla. Perché, posso garantire, se la si conosce, si notano molte cose che non vanno e si potrebbe davvero protestare per qualcosa. Ma la genericità, lo sappiamo, quando non è una garanzia, è figlia dell’ignoranza.

Leggo ancora che il Governo ha approvato la legge senza considerare gli studenti. Due errori fondamentali. Le leggi non le approva il Governo, bensì la Camera insieme (non sappiamo ancora per quanto) al Senato. Il secondo errore è quello dove è scritto che non sono stati ascoltati gli studenti. Se per non aver ascoltato gli studenti intendono che non sono stati ascoltati uno ad uno, ritengo che sia una richiesta letteralmente folle.

Gli studenti sono stati ascoltati attraverso i loro rappresentanti nazionali ed attraverso il forum delle associazioni nazionali, tra le quali partecipa un’associazione di studenti che insiste anche sul nostro territorio. Io stesso, in rappresentanza nazionale, ho partecipato a moltissimi tavoli di lavoro in presenza del Ministro e dei suoi funzionari. Se poi si dice che le nostre proposte quasi mai vengono approvate, allora il discorso è diverso e non del tutto sbagliato. Sul referendum costituzionale vale lo stesso ragionamento fatto poc’anzi.

Le dirò, io, come altri, sono dovuto ricorrere a causa della immensa difficoltà, per meglio comprendere, ad un docente universitario che insegna questa materia. Si conosce davvero il referendum oltre i poveri dibattiti della televisione, oltre le magre convention? Quanti di quelli che voteranno hanno stampato e studiato la riforma? Spero siano in molti, lo spero per la credibilità di coloro che ne parlano, ne discutono, la stessa credibilità che si riflette sul nostro paese, forse sempre più vittima di disconoscenze e strumentalizzazioni, a tutti i livelli, anche e fa riflettere, ai livelli più alti della scala gerarchica. A coloro che scendono nelle piazze senza volere, perché spinti da chissà chi, come pecore nel gregge, consiglio di evitare, di stare a scuola, a casa, dove vogliono.

A coloro che protestano il 7 ottobre con consapevolezza dico di farlo fino in fondo, di non vendere le loro idee a nessun prezzo, di urlare e farsi sentire. E che l’aria natalizia e il pungente freddo di gennaio non li faccia cadere nel torpore come spesso e da anni accade, altrimenti non sarà servito a nulla. Perché chi ci crede non si ferma. Mai”.

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