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AMBIENTE

Referendum sulle trivelle, all’Unifortunato incontro informativo

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Il 17 aprile prossimo siamo chiamati alla consultazione referendaria per l’abrogazione delle concessioni sulle trivellazioni in mare entro le 12 miglia dalla costa già attive e che hanno ancora una durata di circa 15/20 anni.

In base all’ultima Legge di Stabilità potrebbero, però, essere prorogate fino all’esaurimento totale del giacimento. Per questo 9 regioni italiane, tra le quali la Campania, hanno proposto di rimettere la decisione alla volontà popolare.

Sulle ragioni e sulle conseguenze del referendum si è svolto stamattina un incontro informativo all’Università degli Studi Giustino Fortunato di Benevento alla presenza tra gli altri del referente del comitato regionale campano per il “SI” e del consigliere regionale Mino Mortaruolo.

Il ricercatore di Diritto costituzionale dell’università telematica di Benevento, Andrea De Pretis, ha chiarito che “con quest’incontro l’ateneo non intende prendere alcuna posizione ma soltanto fare da ponte con i cittadini su un argomento così importante per il futuro dei territori”, spiegando l’assenza di rappresentanti del comitato per il “No al referendum” con la volontà da parte di questi ultimi di non essere presenti pur essendo stati invitati.

Perché la consultazione sia valida è necessario che si raggiunga il quorum del 50% più uno, ovvero che 26 milioni di elettori vadano a votare, e che la maggioranza dei voti espressi sia favorevole all’abrogazione.

Un appuntamento importante, non solo in termini di democrazia e di partecipazione politica dei cittadini, ma anche in termini di prospettiva delle politiche di sviluppo economico ed energetico dell’Italia.

Secondo Carmine Cogliano del comitato per il “Sì” e militante “No triv per l’Irpina e il Sannio” ha definito “le trivellazioni come strategie che non producono agibilità economica per i territori ma distruggono l’esistente”.

Cogliano, inoltre, ha spiegato le ragioni del sì affermando che “in base alla legge del ’91 le piattaforme esistenti hanno ormai fatto il loro lavoro”.

“Molte delle piattaforme – ha detto – sono state installate tra il 1975 e il 1980 con la prospettiva di utilizzo da parte delle società petrolifere per i successivi 30 anni più una proroga di altri 10.

In questo modo “se dovesse vincere il sì, ci sarebbe il ritorno alle prescrizioni dettate dalla legge del ’91 e comunque non ci sarebbe alcuna conseguenza sul lavoro degli addetti che continuerebbero il loro impiego per i successivi anni, fino al termine delle concessioni.”

Secondo il comitato del “Sì al referendum”, “la questione occupazionale è solo strumentale da parte di chi, invitando a votare “No” o addirittura all’astensione, come esponenti del Governo hanno già fatto a partire dal premier Renzi e dal viceministro allo sviluppo economico, considera il contenuto del referendum inutile o mal posto”.

La volontà popolare secondo il consigliere regionale del Pd Mortaruolo è necessaria in questo momento e potrebbe incidere anche sui tre progetti di trivellazione nel Sannio già decisi dal Governo.

La distanza di atteggiamento dal premier Renzi, l’esponente regionale del Pd l’ha spiegata con le ragioni prioritarie di tutela della salvaguardia del territorio che gli amministratori locali devono perseguire.

Le dichiarazioni nel servizio video

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