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Valle Caudina

Il recupero del Castello di Airola parte dall’esproprio coatto: ieri il convegno dibattito al Teatro comunale

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Si apre la strada dell’espropriazione per il castello medievale di Airola da circa mezzo secolo in mano di privati per avviare interventi di messa in sicurezza,di riqualificazione e di recupero del bene di interesse culturale e architettonico della città caudina sfruttando la misura 1.9 del POR FESR Campania 2007/2013 e dei fondi che verranno messi a disposizione dal POR POIN 2014/2020 o di quelli previsti per il recupero della zone “ex contratto d’area”.

E’ quanto emerso dal convegno-dibattito svoltosi ieri pomeriggio presso il Teatro comunale di Airola, organizzato dalle associazioni “Gicara” e “Gli amici del Venerdì” in collaborazione con l’amministrazione comunale guidata da Michele Napoletano.

Un incontro, moderato dall’ex consigliere comunale Silvio Riviezzo, che ha visto la partecipazione di molti cittadini, dell’assessore regionale all’Artigianato e al Commercio, Vittorio Fucci, dell’assessore regionale al Turismo, Pasquale Sommese, presente però solo per pochi minuti, del sindaco di Airola, del già senatore Cosimo Izzo, della consigliera regionale Giulia Abbate e di geologi e architetti locali che nel 1996 hanno svolto uno studio sul rudere monumentale e presentato alla cittadinanza solo ieri.

Nel più breve tempo possibile sarà necessario preparare i bandi con la relativa progettazione per poter sfruttare le risorse a disposizione “per rendere concreto il sogno di tanti airolani di vedere recuperato il monumento-simbolo della città che potrebbe diventare un valido strumento di rilancio economico e turistico e di sviluppo della comunità” – come hanno più volte sottolineato i relatori che hanno chiesto anche di fare sintesi e lasciare al passato le polemiche.

Nel corso degli ultimi anni, infatti, a partire dal 2008 l’associazione “Movimento Città Sostenibile” e successivamente insieme al Movimento Cinque Stelle di Airola hanno riaccesso l’attenzione sulla necessità di recuperare la struttura, proponendo anche una petizione popolare per salvare il castello fino ad interpellare il 5 gennaio scorso il deputato grillino Tofano per un’interrogazione parlamentare sul tema. L’invito da parte dei due Movimenti è di “non strumentalizzare la vicenda facendone soltanto un manifesto preelettorale.”

Secondo quanto rilevato dallo studio presentato dall’architetto Mario Esposito e svolto in collaborazione con il geologo Giuseppe Falazarano, il castello ducale, con l’originaria struttura a trapezio a cui furono aggiunti bastioni e torri, racconta stratificazioni funzionali alle necessità residenziali e militari suggerite dalle diverse tipologie di armamenti.

Si tratta di una testimonianza culturale e storica del periodo longobardo, quando fu edificato, e dei periodi successivi contrassegnati dalla dominazione angioina e aragonese e dalla famiglia dei Carafa-Della Leonessa, dal feudatario Rainulfo I, dal re di Napoli Carlo I D’Angiò che vi soggiornò per tre giorni fino al 1600 quando il duca Ferrante Caracciolo abbandonò definitivamente il castello per trasferirsi a valle. (A.D.)

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