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Il 22 gennaio l’Auser di Benevento ha ricordato le vittime dell’olocausto con Biagio Osvaldo Severini

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E’ una questione di Storia ricordare che, quando il Supremo Comandante delle Forze alleate (Stati Uniti, Inghilterra, Francia, etc.) Generale Dwight D. Eisenhower incontrò le vittime dei campi di concentramento, ordinò che fosse fatto il maggior numero di foto possibili, e fece in modo che i tedeschi delle città vicine fossero accompagnati fino a quei campi e persino seppellissero i morti. Perché nessuno potesse dimenticare!
Nacque così il primo novembre 2005 Il Giorno della Memoria, una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Essa fu designata dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite durante la 42ª riunione plenaria.
In questo giorno si celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945 ad opera delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa.
Il richiamo “alla memoria”, attraverso le parole del Prof. Biagio Osvaldo Severini, ha preceduto la visione del film Il pianista, di R. Polansky giovedì 22 gennaio nella sede dell’Auser sez. di Benevento anticipando di qualche giorno, per motivi organizzativi, il ricordo dell’evento.
Vero è che anche oggi focolai di guerra con tutte le atrocità e le sofferenze che sempre la guerra comporta sono attivi in varie zone del pianeta ( a tal uopo il Presidente Marcello Di Pinto ammoniva di “non volgere troppo lo sguardo al passato, altrimenti si corre il rischio di lasciarci sfuggire il presente, perché anche ora come allora migliaia di bambini muoiono per le violenze subite a causa della guerra”) ma da Tucide in poi sappiamo che solo un’analisi attenta del passato può aiutare a interpretare il presente nel tentativo di non ripeterne gli errori. Ricordare serve a non assuefarsi al Male, all’abitudine all’orrore che aggredisce l’uomo comune quando l’ignoranza, la prepotenza e la violenza dettano legge inoculando al contempo semi di odio.
E a sentirci in un certo modo tutti responsabili. Insomma, mai abbassare la guardia come ammoniscono i versi di B. Brecht letti dallo stesso Severini: Prima di tutto vennero a prendere gli zingari/e fui contento, perché rubacchiavano./Poi vennero a prendere gli ebrei/e stetti zitto, perché mi stavano antipatici./Poi vennero a prendere gli omosessuali,/e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi./Poi vennero a prendere i comunisti,/e io non dissi niente, perché non ero comunista./Un giorno vennero a prendere me,/e non c’era rimasto nessuno a protestare.