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Provincia di Benevento

Rocca dei Rettori, presentata l’edizione 2014 del dramma sacro “I Misteri” di Sassinoro

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Presentata nella Sala Consiliare della Rocca dei Rettori, sede della Provincia di Benevento, l’edizione 2014 del tradizionale dramma sacro “I Misteri” di Sassinoro.

La rappresentazione, promossa dalla Parrocchia di San Michele Arcangelo di Sassinoro, con il patrocinio della Provincia di Benevento e del Comune dell’Alto Sannio, andrà in scena nei giorni 16 e 17 agosto p.v., a partire dalle ore 21.00, in Largo Fontanavecchia.

Ad illustrare il significato dell’evento, che si inserisce nella complessa ed articolata tradizione plurisecolare sannita del dramma sacro, sono stati: il sindaco di Sassinoro Pasquale Cusano, il parroco di San Michele Arcangelo don Biagio Corleone e il direttore artistico Paolo Mastracchio, nonché Tommaso Paolucci, studioso di storia locale.

La rappresentazione de “I Misteri” sarà preceduta da una Tavola Rotonda che dibatterà il tema: “Il dramma sacro in provincia di Benevento tra attualità e prospettive”: l’appuntamento è fissato per l’11 agosto, con inizio alle ore 18.30, presso il Santuario di Santa Lucia in Sassinoro, con la partecipazione dello stesso Paulucci, del parroco don Biagio e dei professori Amerigo Ciervo, Annibale Laudato e Riccardo Valli, studiosi delle tradizioni popolari locali.

I “Misteri” di Sassinoro, di origine ottocentesca, s’inseriscono nel filone culturale e religioso che, verso la fine di quel secolo, ripescando le vecchie “Passiones”, firmate di solito da appartenenti al clero, erano messi in scena per meglio illustrare al popolo la vita di tanti eroici cristiani. Il popolo, peraltro, gradiva molto tale tipo di “spettacolo” tant’è che si registravano presenze molto nutrite a tali rappresentazioni che richiamavano anche abitanti di Comuni lontanissimi che affrontavano viaggi lunghi e faticosi.

L’autore de i “Misteri” di Sassinoro è monsignor Nicolangelo de Agostini di Campolattaro, persona dotta, amico e compagno di studi del papa Pio XII, che ebbe come riferimento la nobile e dolce figura di Santa Lucia, venerata nell’omonimo, suggestivo santuario di Sassinoro. La composizione veniva inscenata in occasione dei pellegrinaggi che tanti compivano l’ultima domenica di Maggio al santuario.

La tradizione, andata avanti regolarmente per anni,m si è interrotta però nel 2004 per una serie di notevoli difficoltà di ordine logistico ed economico. Peraltro, tutti i partecipanti ai “Misteri” sono cittadini di Sassinoro, ciascuno dei quali ovviamente con i suoi impegni quotidiani da assolvere: quest’anno tuttavia, grazie all’impegno di don Biagio e dell’arch. Mastracchio, nonché di tanti volontari, è stato possibile far rivivere questa straordinaria manifestazione di tradizione religiosa popolare.

Il primo atto de i “Misteri” ricorda il biblico episodio della caduta degli angeli ribelli e mette in risalto la figura di San Michele e degli Arcangeli Gabriele e Raffaele. Viene inscenato l’Eden in cui avverrà la lotta tra il bene e il male. Lucifero e altri angeli si ribellarono a Dio ma il luminosissimo San Michele saprà difendere il regno celeste dagli “infidi ribelli” e dal male che essi procurano. Le immagini narrano poi del giudizio di Abele che alla presenza del giudice di anime Michele narrerà la sua storia e la sua uccisione per mano del fratello Caino.

Dall’Empireo scenderemo nell’abisso del “cupo orrore” dove avanzeranno oscuri e tetri personaggi presso i quali sarà processato Caino. Ma Dio che non permette al male di prevalere sul bene manderà a fermare “l’iniquo stuolo d’Averno” quando vorrà invadere il mondo e ingannare gli uomini. Un angelo dal cielo e un angelo “teologico” prospetteranno la grandezza del Creatore del mondo, illustrandone gli attributi.

Nella scena iniziale degli angeli ribelli si vuole esaltare il significato teologico dell’avvenimento. Attraverso i contrasti di luce e oscurità, con il movimento vorticoso dei personaggi e la cromaticità vivace dei costumi la scena tende a rapire l’attenzione del pubblico.

Nel secondo atto siamo cronologicamente portati tra la fine del terzo e l’inizio del quarto secolo d.C . a Siracusa, città della Magna Grecia sotto il dominio di Roma. Ricchissima di fastosi edifici pubblici, la vita cittadina si svolgeva fra le grandi basiliche e le ricchissime strutture religiose.

In questa città sbocciò un astro luminoso che per l’immensità della sua fede mise in crisi le vecchie e obsolete strutture pagane legate all’ellenica divinità Atena.

Lucia, appartenente alla ricchissima aristocrazia locale da giovanissima abbracciò la fede cristiana, fu sottoposta ad un processo e successivamente decapitata. L’Autore volendo unificare il processo con quello dell’altro martire cristiano Modestino, ha ipotizzato che si celebrasse nella città eterna, Roma.

È l’autunno del 304 e Lucia, insieme alla vecchia madre Eutichia e alle ancelle, si reca a Roma per manifestare il suo sogno di fede. Nella città imperiale viene arrestata, processata, tormentata e successivamente martirizzata.

Modestino è un soldato appartenente alle legioni romane e perché cristiano subisce ugualmente un processo per poi essere tormentato e martirizzato. La sua figura appartiene storicamente alle tante di quei cristiani i cui resti sono deposti nelle Catacombe romane.

Nel contesto delle varie fasi processuali s’inserisce Asmodeo, un diavolo che per più volte, in vesti umane, cerca di dissuadere Modestino e Lucia dall’abbracciare la fede per poter così aver salva la vita. La continua presenza di Cristo attraverso l’operato delle sue schiere angeliche rigetta continuamente il demonio nell’Averno tra le schiere infernali. Il quadro finale ricompone entrambi gli atti ridandogli appunto l’unicità compositiva che tutta la sacra rappresentazione vuole proporre.

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