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Gli occupanti di via Episcopio scrivono a Papa Francesco: “Interceda per noi e per tutti i senza casa”

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Gli occupanti di via Episcopio scrivono a Papa Francesco. In una lunga lettera diretta al santo padre raccontano tutta la loro vicenda chiedendo al Pontefice di intercedere con chi amministra affinché loro e tutti i senza casa “paghino un fito sociale, adeguato e solidale”. Di seguito il testo.

 

“Sua Santità,
siamo un gruppo di 15 famiglie colpite dalla grave crisi che sta mettendo in ginocchio tante persone oneste e dignitose, come lo eravamo anche noi un tempo. Un tempo avevamo un lavoro, uno stipendio, una vita tranquilla insomma, avevamo lo stretto necessario che ci permetteva di condurre un’esistenza adeguata.

Dal 2010 tutto è così tragicamente cambiato : il lavoro diventa saltuario così come lo stipendio, i debiti aumentano le certezze diventano incertezze. Con dei figli a carico, delle povere anime innocenti da crescere, da educare, da istruire, a cui dar da mangiare, le bollette da pagare cosa potevamo mai fare per poter garantire loro una vita? Tra lo scegliere di pagare il fitto e farsi staccare luce, acqua e gas, o tra il pagare il fitto e morire di fame, o ancora tra pagare il padrone di case e non comprare i libri scolastici per i nostri figli, un padre coscienzioso cosa avrebbe dovuto scegliere? Un padre coscienzioso avrebbe scelto di non pagare il fitto, di mangiare di meno personalmente ma di garantire comunque la sopravvivenza delle proprie povere creature nate purtroppo in un periodo troppo buio, periodo in cui chi perde tutto viene abbandonato a se stesso, periodo in cui, la carità cristiana e la solidarietà sono state soppiantate da odio, rancore ed intolleranza.

Non abbiamo pagato il fitto e nel frattempo ci siamo recati nella casa del cittadino, nei nostri rispettivi comuni per chiedere aiuto ed a parte una timida pacca sulla spalla a parte le solite frasi di rito “non ci sono soldi, c’è crisi” non è stato fatto nulla. I mesi sono diventati anni e a lungo andare le morosità sono aumentate e come prevedibile lo sfratto è arrivato. E’ da aprile 2013 che segnaliamo a Sindaco, Prefetto e Presidente dello Iacp della nostra città Benevento, un tempo città papalina, città solidale, città dotata di fede e carità cristiana trasformatasi in un serbatotio di rabbia, di intolleranza verso chiunque, verso i deboli, verso i bisognosi, lo stato di emergenza abitativa e occupazionale senza avere riscontri e nemmeno aiuti.

Sua Santità lo sfratto è arrivato e un padre cosa avrebbe dovuto fare dinnanzi ad un muro di indifferenza e di menefreghismo? Cosa avremmo dovuto fare se l’unica alternativa era il ponte, se non si aveva la fortuna di avere genitori, parenti o amici in grado di ospitarli, se non siamo stati capaci di trovare una casa in fitto a prezzi ragionevoli, prezzi che ci permettessero di onorare quell’impegno? Un padre coscienzioso permetterebbe mai che la propria famiglia finisca col dormire in auto o in una tendopoli? Cosa avrebbe dovuto fare? Mettere fine a queste vita troppo fastidiosa per la società dell’apparire? Cosa avremmo dovuto fare sparire chiedendo scusa agli amministratori della nostra città, al proprietario dell’immobile in cui allogiavamo per aver osato chiedere una mano non caritatevole ma dotata di senso cristiano?

Sua Santità abbiamo deciso di lottare per farci notare, per non scomparire senza farci vedere prima così come siamo: nudi nella nostra disperazione. Abbiamo occupato uno stabile sfitto da venti anni di proprietà di un’anziana signora di 85 anni, attualmente in ospizio, senza eredi, sita nella nostra città.

Lo abbiamo fatto per i nostri figli, per chiedere compartecipazione di tutti in periodo di grave crisi economica quale questa, per chiedere un gesto di solidarietà cristiana a tutti: Comune, proprietari di più immobili, Chiesa, cittadini. Chi ha in più dovrebbe dare, concedere in manierà più equa, locare con prezzi più ragionevoli, aiutare e sostenere chi realmente ne ha bisogno: solidarietà attiva sua Santità, solidarietà partecipata, nuovo modo di cooperare è questo di cui si ha bisogno e solo Lei col suo carisma, la sua bontà può intercedere per far sì che questo concetto possa essere recepito da tutti i credenti ed i non credenti.

La Caritas di Benevento, la Chiesa tutta ci sta sostenendo fortemente, si sta attivando per far sì che la nostra situazione e quella di tante famiglie, numerosissime famiglie che in questi giorni si recano sotto il nostro presidio perchè sotto sfratto.

La chiesa opera purtroppo contro un muro: quello istituzionale. Il Primo cittadino ci ritiene dei delinquenti, un pericolo per la società perchè abbiamo osato denunciare lo stato di abbandono a cui le istituzioni lasciano migliaia di cittadini bisognosi.

Il Governo taglia sui servizi per la povera gente, taglia sui senza volto e i senza voce scaricando tutto sui Comuni che incapaci di risolvere delle emergenze tanto gravi, innalzano una barricata contro l’anello più debole della società.

San Francesco si spogliò delle sue ricchezze per dare ai poveri, ai bisognosi, ebbe il coraggio di compiere un gesto forte, di andare controcorrente per lanciare un segnale significativo ed importante: agli occhi di Cristo non contano le vetrine, gli apparati ed i possedimenti ma i gesti d’altruismo e di carità cristiana perchè è attraverso questi ultimi che si lascia sulla terra un’eredità significativa, ricca, piena: quello di aver aiutato il prossimo come te stesso.

Sua Santità la imploriamo di intercedere per lanciare un segnale che induca chi Governa a cambiare rotta: i senza casa hanno bisogno di un tetto, del calore del focolare domestico per sé ed i propri figli pagando un fitto adeguato, un fitto sociale, un fitto solidale che possa permettere loro di non morire”.

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