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Il Sindaco di Pontelandolfo al Quirinale riceve una medaglia dal Capo dello Stato Napolitano

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Pontelandolfo, simbolo delle rappresaglie sabaude post-unitarie, come scrive Francesco Mario Agnoli nel suo Dossier Brigantaggio – Viaggio tra i ribelli al borghesismo e alla modernità –, “è il luogo dove è inevitabile farvi ritorno, nonostante l’orrore delle fiamme, degli arsi vivi, degli uccisi a fucilate mentre tentano di sottrarsi ai morsi furibondi del fuoco, dei morti insepolti, perché qui, come intorno ad un picco di infamia e di dolore, si avvolgono e si increspano i tracciati di tutte le mappe, incluse quelle i cui estensori hanno scelto, per ipocrita carità di patria o altri meno nobili motivi, di cancellare i giorni e i luoghi”.

La storiografia ufficiale scelse la strada della cancellazione dell’eccidio. La cancellazione di un evento considerato scomodo. Oggi dopo centocinquanta anni di storia sofferta, a Pontelandolfo è stata restituita la vita che le era stata brutalmente tolta il 14 agosto 1861. L’ultimo atto del lungo percorso che ha portato alla cancellazione dell’infamante etichetta “Pontelandolfo paese di briganti”, è andato in scena in occasione della partecipazione del Sindaco di Pontelandolfo Dott. Cosimo Testa all’incontro “Bilancio e significato delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia” promosso dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si è tenuto presso il Palazzo del Quirinale lo scorso 17 marzo.

La cerimonia, coordinata dal Presidente dell’Unità Tecnica di Missione per le celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia prof. Giuliano Amato, ha visto la partecipazione della massime cariche politiche e militari e gli interventi del Sindaco di Pontelandolfo Testa e di quelli di Reggio Emilia, Torino, Firenze, Roma, Bergamo, Rionero in Vulture, Genova, Marsala e Forlì, del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo, del professor Giuseppe Galasso, del giornalista Aldo Cazzullo, della scrittrice Dacia Maraini ed infine di Roberto Benigni che “ormai ispiratissimo quando fa della storia d’Italia un cavallo di battaglia lirico, non ha esitato a ricordare anche una parentesi buia del nostro Paese”.

Il Sindaco di Reggio Emilia e Presidente dell’ANCI Delrio nel suo intervento ha detto, tra l’altro, “Le città hanno saputo tener conto delle pagine scure della nostra storia, come testimonia il risarcimento morale a Pontelandolfo”.
Il Capo dello Stato nel corso della cerimonia ha consegnato una medaglia ricordo del 150°, in segno di riconoscimento, simbolicamente rivolto a tutte le città italiane, ai Sindaci dei dieci Comuni che hanno partecipato all’incontro, non solo per il loro impegno nell’ambito delle celebrazioni ma anche per il loro ruolo nel processo di formazione dell’unità italiana.

Non poteva avere conclusione migliore la straordinaria pagina di storia che Pontelandolfo ha saputo scrivere nell’anno celebrativo dell’unità nazionale. Una pagina revisionista degli accadimenti di quella rovente estate del 1861, ampiamente condivisa e accettata non solo dagli storici, ma soprattutto dallo Stato italiano e che racchiude tutto il suo profondo significato per la comunità sannita nella storica frase di Giuliano Amato che ha fatto eco in piazza Concetta Biondi, giovane martire della strage, il 14 agosto 2011: “A nome del Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, vi chiedo scusa per quanto qui è successo e che è stato relegato ai margini dei libri di storia”.
Intanto nella città di Brescia, “per ricordare e far sapere”, a lato dell’ingresso monumentale di Campo di Marte, all’imbocco di Corso Vittorio Veneto, difronte alla Scuola di Polizia di Stato è stato innalzato il monumento al CL, voluto dal comitato popolare Storia Memoria Identità, ai piedi del quale è presente anche la testimonianza di Pontelandolfo, sulle sei finora giunte dei comuni di Teano, Caste Morrone-Termopoli d’Italia, S. Martino, Bronte, Livorno.
 

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