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CULTURA

Chiesa di Santa Sofia, ‘le pietre che cantano’

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“La presentazione del libro di Andrea Ianniello: “Le pietre che cantano” (Vozza editore, nella piazza del sapere della Feltrinelli di Caserta) ha offerto l’occasione per conoscere ed approfondire alcuni aspetti originali del nostro patrimonio storico e culturale”, ha scritto in una nota il vicepresidente dell’Aislo, il casertano Pasquale Iorio – . Come hanno sottolineato Marilena Lucente e Gerardo Del Prete, l’autore ci porta con mano ad esplorare alcuni caratteri peculiari e sorprendenti di monumenti di grande rilievo, come le cattedrali di Caserta Vecchia, di Aversa e di Sessa Aurunca (insieme a quelle di Ravello e di S. Sofia a Benevento).
 

Anche se si tratta di chiese famose per gli studiosi e cultori di storia dell’arte, siamo rimasti impressionati dalla chiave di lettura offerta da Ianniello, che ha ripreso uno studioso di fama mondiale come Maius Schneider. Abbiamo così scoperto che quei portali, quelle sculture di animali (a volte mitologici) non sono particolari “minori” ma ci offrono una visione “cosmologica”, una “sacralità del passaggio e della porta”. Sono simboli del cristianesimo (anzi nella sua accezione universale di cattolicesimo) ereditati dalle precedenti religioni, dall’islamismo o dal mondo nordico.
 

Dalla lettura dei saggi di Ianniello si scopre che quelle pietre ci parlano di miti e di storie antiche, in qualche modo “cantano”, ci trasmettono suoni e narrazioni di altre epoche, ci riportano al “significato che assumevano gli animali nei riti e nelle cerimonie religiose del mondo pagano ed orientale”. In qualche modo fungevano da intermediari tra uomini e dei. Da qui scaturisce una complessa simbologia di animali rappresentati sui capitelli dei chiostri, associando a ciascuno di essi una o più note in funzione della situazione rappresentata (ad esempio un leone indica solitamente la nota fa, mentre quello domato si trasforma in mi, e via dicendo), che li fanno diventare un vero e proprio spartito musicale.
 

Questa lettura ci porta a guardare con occhi diversi questi monumenti che ci parlano, a volte ci esprimono una storia millenaria da cui sono nate le nostre radici culturali, fatte di contaminazioni di tante civiltà e religioni. Dalla loro valorizzazione potrebbe trarre linfa una crescita culturale del nostro territorio, una nuova consapevolezza dei cittadini e delle istituzioni locali come fonte per un rinnovato sviluppo locale e di benessere per tutti.
Nello stesso tempo queste pietre ci gridano tutto lo sdegno e l’indignazione per lo stato di degrado e di abbandono in cui spesso si trovano. Da questa consapevolezza è emersa la proposta dell’editore Vozza di promuovere (in collaborazione con la rete di associazioni che animano le piazze del sapere) nuove iniziative di presentazione del libro con i comuni interessati e in alcune scuole, per coinvolgere soprattutto i giovani e gli studenti, per far crescere in loro l’orgoglio e la passione per la propria terra.
A tal fine occorre incalzare le istituzioni locali per porre una adeguata attenzione ai beni comuni del sapere e della cultura”.

 

 

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