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Calcio

La moglie Michela difende Paoloni

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Non è ancora chiaro se farà come Anne Sinclair, che ha difeso strenuamente il potentissimo marito Dominique Strauss-Kahn, finito agli arresti per una presunta violenza ai danni di una cameriera d’albergo, o come Ruth Madoff che dopo aver scoperto la truffa del secolo messa in atto dal finanziere ha chiesto scusa alle vittime “per le sofferenze causate dal mio marito”.

E’ abbastanza chiaro però che Michela Spinelli è vittima e forse complice delle follie del marito Marco Paoloni, il portiere della Cremonese e poi del Benevento finito in carcere per il calcioscommesse, accusato di aver combinato diverse partite e di aver avvelenato i suoi compagni di squadra affinché giocassero male e perdessero la gara. Michela si è presentata in procura a Cremona, dove Paoloni non ha risposto al Gip Guido Salvini: i capelli legati e il piercing, il volto teso e gli occhi lucidi, ha subito precisato un paio di concetti. “Per tutelare i miei genitori e mia figlia che ha solo 3 anni” ha detto facendo intendere quali fossero le priorità. “Non è vero che la casa dei miei genitori sia stata ipotecata – ha detto – e non è vero che è stato ipotecato il mio stipendio”. Non una parola per il marito, solo una risposta alle tante domande: “in carcere non fa altro che piangere”. Eppure nelle intercettazioni allegate all’inchiesta questa maestra elementare spunta più volte. Non per colpe sue, in realtà, ma per i danni e i bluff del marito, “personaggio centrale” dell’inchiesta – scrive Salvini – e uomo dalla “accanita propensione al gioco”. Un millantatore, anche, che ai suoi compari rivela di avere contatti con mezzo mondo del calcio e di riuscire ad agganciare giocatori qua e là per pilotare le partite. Per poi finire minacciato dagli stessi personaggi quando scoprono il giochetto: “ti sei inventato tutto…non c’era uno che stava con noi” gli urla l’ex capitano del Bari Antonio Bellavista dopo il ‘biscotto’ di Inter-Lecce. E prosegue: “tu domenica ci hai rovinato tutti…ci hai fatto perdere…qua veramente la gente ti viene a sparare…ti faccio vedere io che fine fai…vengo io a casa tua..”. Anche Massimo Erodiani è esplicito. “La cazzata l’hai fatta tu e tu la devi risolvere…non puoi mettere sul lastrico 20 famiglie”.

Michela sembra conoscere le mosse avventate del marito, tanto che in una telefonata con lui è esplicita: “dimmi la verità…quanti assegni miei hai in mano?”. E davanti a Paoloni che finge di non capire la gravità della situazione, lei risponde così: “il problema non è quello (degli assegni, ndr)…é il restante”. La donna si accorge che la situazione sta sfuggendo di mano, eppure sembra fare poco. Anche perché sono suoi l’assegno di 27.500 euro e quello in bianco (con la firma falsa fatta dal marito) che Paoloni gira a Erodiani per pagare i debiti; è intestata alla maestra una delle cinque carte Post Pay con cui dal 31 maggio 2010 al 2 marzo 2011 Paoloni gioca centomila euro. Ed è dei genitori di Michela la casa che sarebbe stata ipotecata, così come è sempre lei a chiedere il mutuo. Michela smentisce tutto, il Gip conferma. Ma è in due telefonate che si comprende bene quando la donna sia allo stesso tempo vittima e partecipe. Nella prima, il 9 febbraio 2011, Erodiani e Mario Pirani la chiamano “con il palese intento di riferirle tutti i particolari della situazione” del marito, scrive il Gip. La telefonata dura 12 minuti e mezzo e per la prima volta Michela scopre la reale entità dei debiti di Paoloni. “Quanto sai tu per essere chiari?” le dice Erodiani. E lei: “oddio, io so che siamo scesi a 42…se non è così dimmelo che per fortuna ho preso cento…dimmi quant’é”. Poi comincia a preoccuparsi: “aspetta un attimo max ferma il mondo ma quelli che adesso sono usciti fuori? non ti sono arrivati? non t’ha dato niente finora?…io casco proprio dalle nuvole io ho chiesto cento ma sono tutti per voi?”. E Eridiani: “eh, praticamente sì… tu devi sapere la verità, magari fossero 46 a me sono 106”. A quel punto Michela non parla più. La vicenda esplode però il 21 marzo, subito dopo la partita Benevento-Pisa, una di quelle che Paoloni avrebbe dovuto aggiustare. Ma anche stavolta finisce male. Michela parla al telefono con il marito. “Che hai fatto amore mio…hai fatto un casino eh Marco?” dice ormai consapevole. E lui, piangendo, risponde: “mi stavano addosso…mi stavano addosso Miché, ma io non gliela ho data vinta”. “Marco, Marco, Marco… – impreca a questo punto la moglie – per favore, mi dici cosa è successo? Mi dici a chi c… hai dato questi assegni, voglio sapere cosa è successo”.

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