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POLITICA

Ricciardi: ‘Rilanciare il dibattito sui temi dello sviluppo’

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Dal consigliere provinciale del centrodestra, Luca Ricciardi, riceviamo e pubblichiamo:

“Il centro-sinistra al Comune e alla Provincia ha fallito sui grandi temi del confronto, temi sui quali ha sempre sbandierato una presunta superiorità morale: sviluppo sostenibile, stabilità delle politiche occupazionali, ambiente.

Dunque, non si meravigli Luigi Abbate se la “sua” Agenzia, Sannio Europa, al pari delle altre, non avrà più nulla da raccontare se non gli imbarazzanti interrogativi sul futuro occupazionale dei dipendenti oppure sulla mancanza di strategie progettuali. Le Agenzie partecipate rappresentano infatti la cartina al tornasole del buio politico e programmatico nel quale si perde il centro-sinistra , del suo appiattirsi sul valzer degli assetti gestionali e di potere, sulla totale mancanza di coraggio e di respiro politico nell’affrontare il nodo dello sviluppo attraverso una stagione di cambiamento e riorganizzazione a partire proprio dalle Agenzie partecipate.

Né può far specie che la giunta provinciale non sia in grado di dare risposte avendo dimostrato assoluta reticenza nella volontà di progettare una seria strategia di razionalizzazione. I nodi vengono al pettine. Come noto sulla redistribuzione di queste caselle del potere e sul valzer delle nomine nelle agenzie partecipate l’amministrazione Cimitile, oramai monocolore PD, continua a giocare la propria sopravvivenza. Non desta meraviglia se, sotto le impellenze di legge, questa amministrazione abbia liquidato l’argomento adottando una delibera di due righe, l’ultimo giorno dell’anno, “per delegare la giunta provinciale alla verifica dei bilanci delle società al fine di una ipotetica fusione tra Sannio Europa con ArtSannio”. Ben poca cosa se si parla di strategia dello sviluppo.

Lungamente abbiamo denunciato i silenzi del Presidente della Giunta circa i suoi intendimenti in materia di ricognizione e riassetto delle stesse. Non è solo il personale delle Agenzie partecipate che aspetta risposte ma la città che non ne può più di ritardi, inefficienze, mala gestione, sprechi. Le 4 Agenzie partecipate hanno finito infatti per rappresentare una struttura pletorica che moltiplica i centri di spesa, che richiede erogazione di stipendi, nella cui gestione si annida una ragnatela di interessi che resiste a dispetto di qualunque azione riformatrice.

La nostra posizione è stata quella di sempre: non c’è dubbio che andava e va promossa una profonda razionalizzazione e riprogrammazione delle partecipate. Le proroghe concesse dalla legge in tema di gestione e rivisitazione delle società partecipate sono scadute, il giro di vite promosso dalle manovre finanziarie sono note, né è possibile rimanere insensibili ai richiami del rigore. Occorre responsabilità politica e istituzionale, inquadrare il problema in una visione più ampia. Mettere mano all’Agenzia Unica dello Sviluppo potrebbe rappresentare l’ipotesi di lavoro più interessante per fare i conti con i grandi progetti che producano una scelta di rilevanza politica per il territorio. Occorre determinare una impellente inversione di tendenza, si prenda il coraggio necessario per produrre le scelte adeguate.

Questa Giunta Provinciale, se ha la forza politica e i numeri, cominci con l’azzeramento dei 4 consigli di amministrazione, con una ricognizione dell’utilità reale e della funzione delle stesse nelle politiche dello sviluppo, imponendo massima trasparenza e rigore nella gestione e nel reclutamento del personale. Troppo spesso, negli anni, la prassi amministrativa delle partecipate, come per il reclutamento del personale tramite Short List, ha alimentato più di un dubbio circa la chiamata diretta della politica, la gestione delle aspettative, la precarizzazione del futuro.

Cimitile sta perdendo una straordinaria occasione di governo. Il Sannio è diventata la terra delle vertenze, della demolizione delle certezze occupazionali per chi le ha, della precarizzazione del futuro per chi ne è in cerca. Accanto alla vertenza Sannio e alla denuncia del cosiddetto “Napolicentrismo” guardiamo anche al nostro interno e alla nostra capacità di produrre buon governo”.

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