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ECONOMIA

Visita agli Oleifici Mataluni, azienda orgoglio sannita

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A Montesarchio, nella provincia di Benevento, in una terra martoriata dalla carenza di lavoro e produttività, esiste un polo di eccellenza positivo. Si tratta dell’Industria Olearia Mataluni, il cui brand più noto è l’olio “Dante”. 20 anni fa la Mataluni era una piccola industria di dimensione artigianale, oggi è una realtà che si afferma con decisione sul mercato mondiale della produzione di olio. Il 70% dell’export della provincia di Benevnto parte da qui.

La storia degli Oleifici Mataluni è la storia di una famiglia, che grazie alla ricerca, all’innovazione e all’utilizzo corretto della finanza agevolata ha saputo trasformare, un piccolo frantoio, impiantato, negli anni 30, dal nonno di Biagio Madaluni, ora presidente degli oleifici, in una realtà produttiva che riesce a dar lavoro a 200 giovani, a 50 operatori dell’indotto e che nel 2009 ha fatturato 210 milioni di euro. “Sono un uomo legato al territorio. Nell’azienda lavorano giovani, l’età media di 29 anni, provenienti tutti dal territorio e dall’università locale, che partecipano a progetti di ricerca. Anche i manager sono formati in house”, ha dichiarato il presidente Biagio Mataluni.

Dopo aver acquisito il marchio Olio Topazio, il punto di svolta si è registrato nel 2009 con l’acquisizione del brand olio “dante”, acquistato dagli spagnoli e pagato 34 milioni di euro. Ad oggi uno dei pochi oli prodotto al 100% con olive italiane. Ma la maggior parte degli oli sono prodotti con olive comunitarie, soprattutto spagnole e greche.

Il punto di forza degli Oleifici Mataluni è la costante attenzione alle esigenze del mercato e alla ricerca. E’ stata la prima azienda ad utilizzare il PET, come contenitore per l’olio. Se l’Italia rimane fedele al vetro, nel resto del mondo il pet è il materiale preferito per il packaging dell’olio. Questa intuizione ha permesso a madaluni di affermarsi nei mercati di tutti il mondo specie in Giappone. Proprio per il mercato giapponese è stata realizzata una bottiglia in pet duro, con un tappo contagocce ed una zona di azoto per isolare l’alimento. Nella struttura di 160 mila metri quadrati, non viene prodotto solo olio, ma, grazie ad un settore ricerca sempre a lavoro, da minuscoli polimeri vengono realizzate anche le bottiglie di plastica. Ci sono 20 linee di produzione del pet. Quello che viene realizzato nell’industria Mataluni è un prodotto finito, dall’olio, ai contenitori, anche le etichette da apporre sulle bottiglie e le confezioni di cartone vengono prodotte qui.

Come ogni azienda moderna, gli Oleifici Mataluni hanno in gran rispetto l’ambiente. frutto di 10 anni di ricerca, il progetto re-waste, che quest’anno partirà con il collaudo industriale, permetterà di abbattere il potere inquinante dell’acqua di lavorazione delle olive, recuperando acqua purificata, polifenoli da utilizzare in cosmetica ed energia.

Immensi capannoni ospitano macchinari di ultima generazione, anche se la tradizione non viene abbandonata del tutto: sono utilizzate ancora le macine di pietra per la produzione dell’olio.
La famiglia Mataluni ha voluto difendere le proprie origini e dare merito a chi, da più di trent’anni, partendo dai frantoi, ha lavorato per rendere grande questo progetto: nel consiglio di amministrazione non ci sono solo membri della famiglia, ma anche operai che hanno creduto in questo sogno sin dall’inizio. Gli Oleifici Mataluni sono un orgoglio per il Sannio, anche se è ancora una realtà poco conosciuta. La visita di oggi, voluta da Giovanni Fuccio, presidente Assostampa sannita, e dall’on. Roberto Costanzo, mira proprio a riaffermare questo orgoglio, troppo spesso dimenticato.

Erika Farese

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