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CULTURA

Alla Camera di Commercio un convegno sui “Costi dell’illegalità”

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“I costi dell’illegalità, dell’usura, del racket, del riciclaggio” sono stati al centro di un incontro che si è svolto oggi presso la Camera di Commercio di Benevento. L’evento, promosso dall’associazione Alilacco di Benevento, ha visto la partecipazione di numerose istituzioni del mondo imprenditoriale, politico e militare. A porgere i saluti iniziali Gennaro Masiello, presidente della Camera di Commercio di Benevento, l’ass. Carmine Valentino, in rappresentanza della Provincia, Giovanni D’Aronzo, assessore Tutela dall’usura e dall’estorsione del Comune, il procuratore Giuseppe Maddalena e il Prefetto Michele Mazza.
Presenti in sala anche il Col. Antonio Carideo, Comandante provinciale dei Carabinieri, il Questore Alberto Intini ed il Comandante provinciale Guardia di Finanza Cesare Maragoni.

Ad aprire l’incontro il presidente dell’associazione Alilacco – Libera, Amleto Frosi, che da due ani opera sul territorio di Benevento, per contrastare il racket e l’usura. La criminalità, sostiene Frosi, non si combatte con l’esercito, ma con lo studio e l’informazione. La denuncia diventa infatti un atto culturale, l’imprenditore deve comprendere che rivolgersi alle forze dell’ordine per lamentare un’estorsione, non è un’infamia.

Il Procuratore della Repubblica di Benevento, Giuseppe Maddalena, ha messo in evidenza come alla forza del diritto si è di fatto sostituita il diritto della forza. Necessario recuperare la legalità e la tutela dei più deboli. Smentite dal Procuratore le teorie che fanno di Benevento una provincia sicura: i fenomeni che vengono denunciati sono più allarmanti di due o tre anni fa. Anche per il Prefetto Michele Mazza, Benevento non è un’isola felice. Testimonianza l’incontro che nei giorni scorsi il Prefetto ha avuto con Don Rastrelli, sul tema dell’usura. Necessario, quindi per il Prefetto, perseguire anche i piccoli reati come i taccheggi, che hanno risvolti, anche economici, negativi per tutta la società.

Così anche a Benevento, da sempre ritenuta in parte estranea ai fenomeni malavitosi, la situazione degli ultimi anni si sta aggravando. A fornire alcuni dati il presidente dell’Alilacco. Se in città l’usura si veste di giaca e cravatta, restando in parte nel sommerso, in provincia, specie nella valle caudina, si riscontrano infiltrazioni malavitose, come quella del clan Pagnozzi, addentrato soprattutto nel settore dell’edilizia. Manca nel beneventano il il modello estorsivo tipico di Napoli, ci si inserisce in modo soft nel mondo imprenditoriale, attraverso le cordate e partecipando a gare d’appalto, che sempre più spesso vengono vinte da aziende di Caserta, con ribassi del 30%. Anche gli interventi delle forze dell’ordine, sempre più numerosi, specie nel settore del contrasto allo spaccio, sono prova di un aumento dei fenomeni delinquenziali.

Per contrastare il racket ed offrire supporto agli imprenditori e ai cittadini, nella città sannita,  è stato istituito un apposito sportello ed un apposito assessorato, con a capo Giovanni D’Aronzo.
Anche la provincia ha sottoscritto un protocollo con l’associazione alilacco, per portare avanti azione di contrasto all’usura e alla malavita.

L’incontro è stato un’occasione anche per analizzare dati numerici, contenuti nel rapporto “I costi dell’illegalità”, che dopo aver analizzato il fenomeno in Sicilia, ha studiato lo sviluppo dell’illegalità, del racket e dell’usura anche in Campania. A relazionare il prof. Giacomo Di Gennaro, professore di Sociologia dell’Università di Napoli, che ha contribuito alla stesura del rapporto. Dallo studio si ha la conferma che vittime del pizzo sono, con percentuali molto alte, le aziende piccole, con basso know out e nelle quali il proprietario è anche l’unico titolare.

A chiudere il convegno Tano Grasso, presidente onorario Federazione Associazioni Antiracket, che ha messo in evidenza i notevoli costi non solo sociali, ma anche economici che derivano dall’illegalità. “Il Sud senza i costi della malavita”, ha dichiarato Tano Grasso, “potrebbe conoscere tassi di crescita uguali o superiori a quelli del nord Italia”. E a chi pensa che il fenomeno malavitoso sia una prerogativa solo meridionale, Grasso mette in evidenza come le mafie non abbiano confini, e , anzi proprio nelle zone d’Italia apparentemente tranquille, la malavita preferisce investire. “Se dovesse scegliere la mafia aprirebbe una sua azienda non a Palermo, ma a Benevento”.

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