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Biodigestore a Ponte Valentino, le riflessioni di un cittadino: “Difendere il Sannio dai rifiuti”

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In merito alla vicenda del biodigestore a Ponte Valentino interviene il cittadino e tecnico specializzato nella gestione dei rifiuti, Angelo Varricchio.

“Finalmente una voce, finalmente un urlo, finalmente un monito di quelli destinati a far rumore – scrive -, a spalancare i timpani di chi maldestramente gestisce la nostra vita, il nostro territorio, la nostra comunità, la nostra economia. Non che fino ad oggi nessuno abbia lanciato appelli contro questa sventurata strategia dei biodigestori e non solo, io sono tra questi. Erano appelli provenienti da chi come me non provocava scossoni, persone con competenze, come il sottoscritto, e non, che tentavano di mettere in guardia dal grande pericolo che incombe dall’aggressione del Sannio, avallato da una politica che ha deciso di deresponsabilizzarsi abbandonando il campo lasciando e legittimando la distruzione della nostra terra.

Lo dice a chiare lettere Cosimo Rummo – aggiunge -, titolare del noto pastificio beneventano “Dovesse partire l’impianto per noi sarebbe la morte e saremo costretti a fare la valigia e andare in altri posti”, e attacca il Presidente ASI dichiarando “Barone si è messo sotto i piedi due delibere. È la nostra morte, siamo preoccupati”, affiancato dal presidente regionale e vicepresidente nazionale Coldiretti Gennaro Masiello. Nel suo preoccupato e deciso monito, Rummo commette anche qualche errore soprattutto quando riferendosi all’impianto parla di un termovalorizzatore bensì di un biodigestore, ma non è un problema, non è questo che conta, egli fa ben altro nella vita, e bene, quindi ha più di una giustifica, è la sostanza del suo messaggio che conta.

E oggi non parlerò da tecnico, parlerò d’altro, più importante che spiegare i perché questa filiera del rifiuto è rimasta cementata in un blocco trentennale – sottolinea -. Già mi sono esercitato più volte nel lanciare appelli perché lo scempio venga arrestato, con tanto di accento sulle errate scelte tecniche con cui le nostre istituzioni hanno riempito piani e progetti da stralciare e sostituire all’istante. Nessuno però prende atto delle ferite mortali che si sono inflitte e stanno per infliggersi ancora al nostro Sannio. Ferite che difficilmente saranno sanabili, il disastro di Sant’Arcangelo Trimonte, di Casalduni, di Montesarchio, sedi di discariche e impianti fuori controllo, che estendono i loro effetti ad aree contigue più vaste, Buonalbergo, Paduli, Apice, San Martino Valle Caudina, Apollosa, dei luoghi predestinati al prossimo assalto di una portata sovradimensionata rispetto alla reale necessità, di progetti per la realizzazione di nuovi impianti di trattamento rifiuti, Sassinoro e tutta l’area, Morcone, Santa Croce del Sannio, da cui nascono importanti falde acquifere che alimentano la diga di Campolattaro, l’area ASI di San Nicola Manfredi che include San Giorgio del Sannio e Calvi, l’area ASI di Benevento, Chianche che, pur ritrovandosi in provincia di Avellino, fondamentalmente insiste all’imbocco della valle del Sabato in area beneventana. Non dimenticare quelle aree di cui ormai si parla meno, o non si parla più, San Bartolomeo in Galdo e la sua discarica, la discarica di Piano Borea e la sua nota e lunga vicenda tra i comuni di Benevento e Pietrelcina. E poi i famosi ritrovamenti di rifiuti pericolosi intombati a Sant’Agata dei Goti, Morcone, nell’area industriale del famoso Patto Territoriale della Valle del Sabato nei comuni di Ceppaloni e Chianche sull’altro versante, e chissà quanti altri ancora ma mai scoperti.

Allora mi chiedo, dov’era, dove sono ancora tutt’ora, la politica, il “Politico”, le istituzioni, come hanno potuto e come potrebbero ancora insistere in questa opera di condanna a morte di questa terra e della sua comunità? Siamo nell’ennesima campagna elettorale – scrive -, condizione diventata ormai perenne in questa nostra Italia, e come sempre partono i soliti refrain, sviluppo, ambiente, economia, agricoltura, ma di quale sviluppo si può parlare se nessuno, e quando dico nessuno intendo tutti indistintamente, ascolta il grido di dolore di un territorio, di una comunità, di un sistema impresa, che si sente colpito quotidianamente dal fuoco incrociato di politica e lobby nebbiose da scelte sciagurate, inique, nefaste, direi infami, come fai a porti a sostegno dell’agricoltura e tutto il suo insieme e poi permettere la sua distruzione, inquinando definitivamente, suolo, sottosuolo, falde acquifere. Cosa potrà nascere da un terreno quasi definitivamente compromesso dall’azione criminale di un processo che mira a produrre profitto lasciandolo cadavere, ammantato di un finto ambientalismo che produrrebbe energia dal riutilizzo dei rifiuti? Cosa? Daremo vita a nuove specie vegetali, animali? I “biomostri”? Ogni cosa ha un limite e qui, nel Sannio, lo si oltrepassato di tanto e da tempo. Come può un’associazione ambientalista, qual è Legambiente, porsi tra i maggiori sostenitori del progetto di Biodigestione di San Nicola Manfredi? Sento forte il dovere da cittadino, da tecnico, di sbarrare la strada a questo attacco. Non è più tempo di deroghe. Benvenuto Dott. Rummo”.

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