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Valle Vitulanese

Il concorso ‘Mastrocinque’ va agli allievi di Dugenta

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Un gruppo di allievi di Dugenta si è aggiudicato la settima edizione del concorso “Carlo Mastrocinque”. La premiazione del concorso si è tenuta presso l’hotel Lemi di Torrecuso (Benevento). Il concorso, riservato agli alunni delle classi quinte delle scuole Primarie, era finalizzato a promuovere nei giovani la cultura della legalità, tenendo viva la memoria del guardiamarina Carlo Mastrocinque, giovane sannita caduto nell’adempimento del proprio dovere. Il secondo posto è stato aggiudicato a Clemente Francesco Molinaro, di San Giorgio del Sannio, premiato dall’Assessore all’Istruzione del Comune di Torrecuso Luisa Maria Fusco, ed infine il terzo posto è stato aggiudicato da Elio Pengue di Guardia Sanframondi. Presente all’evento, oltre l’assessore Fusco, anche la dirigente scolastica Giustina Mazza, per l’associazione nazionale Marinai d’Italia Anacleto Iasiello, poi l’esponente dell’Usp Cosimo Iuliano ed infine l’Ufficiale Superiore in rappresentanza della Marina Militare di Napoli Luigi Nappa.

 

Nel corso della manifestazione è intervenuta l’assessore Luisa Maria Fusco. “Come assessore sono onorata di porre all’attenzione dei ragazzi, che rappresentano il futuro del nostro amato paese la figura di un ragazzo come Carlo Mastrocinque, un ragazzo normale, ma speciale proprio per questo. Ho avuto modo di conoscere Carlo leggendo il libro a lui dedicato da Padre Ildefonso e sono stata colpita dall’impegno con il quale  Carlo fin da bambino affrontava ogni circostanza della vita, dalla serietà nello studio, alla determinazione nel partecipare al concorso per entrare in Accademia e così realizzare il sogno della sua vita, cioè diventare marinaio.  Lui, infatti, come recita il tema del concorso di quest’anno, – ha affermato la Fusco – aveva ‘un mare d’amore per il mare’; ma ciò che più mi ha colpito è stata la sua preoccupazione, dopo il trasferimento a Torino, di dimostrare ai compagni di classe prevenuti verso i meridionali, chiamati ‘terroni’ che non esistevano  differenze tra chi abitava al nord o al sud del Paese. In questo – ha continuato – aiutato proprio dal suo grande senso civico, dall’educazione che aveva ricevuto dai genitori e dall’amore che custodiva per la sua terra d’origine. Non dimentichiamo che in quel periodo, fine anni sessanta, inizio anni settanta, nelle città del nord e particolarmente a Torino dove molti meridionali si erano trasferiti per lavorare alla Fiat c’era molta diffidenza verso i meridionali, ma lui, che possedeva quei valori frutto di un’educazione sana e decisa, dimostrò che il Sud e la sua gente non era quello che pensavano loro, i compagni nati e cresciuti a Torino, ma era fatto di persone oneste e civili, infatti fu non solo accettato, ma anche ricercato dai suoi compagni. Questa è una lezione di legalità fornita praticamente da Carlo, una lezione che non ha avuto bisogno di parole per essere compresa, ma è stata compresa attraverso i fatti”.

 

Cosa insegna oggi Carlo a noi e ai ragazzi? – ha concluso la Fusco – Insegna che la vita in ogni sua tappa è fatta di momenti di  svago, di divertimento e lui non se li faceva mancare, ma insegna soprattutto che ad ogni età ci sono situazioni che vanno affrontate con serietà. Il vostro lavoro, oggi, è lo studio, allora dovete affrontarlo con impegno per conseguire risultati utili alla crescita della cultura ed alla futura vita lavorativa. L’altra grande lezione di Carlo è una lezione pratica di legalità che significa rispetto delle regole che presiedono alla convivenza civile, il rispetto delle leggi perché questa scelta favorisce una maggiore uguaglianza fra i cittadini. Perché difendere la legalità? Perché difendere le regole? Perché senza l’una e le altre – ha risposto Luisa Fusco – non ci sarebbe possibilità di convivenza civile. Perché senza l’una e le altre i cittadini, ciascuno di noi non avrebbe le stesse garanzie e le stesse opportunità a godere dei beni e dei vantaggi della vita in comune”.

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