Comune di Benevento
Regolamento mensa, Di Dio (Pd) attacca la maggioranza: “Non si apre al confronto”

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“In occasione dell’ultimo Consiglio comunale tutto è andato come da copione. Quella solita stantia e ripetitiva sceneggiatura che ormai l’amministrazione Mastella pianifica ancor prima dell’apertura dei lavori. Una maggioranza blindata che non si apre minimamente al confronto con la minoranza e con la città. Eppure, un tema particolarmente spinoso come quella della mensa ritengo meritasse ben altro dibattito e che quantomeno fosse orientato verso una condivisione degli aspetti più delicati”. Così in una nota Italo Di Dio, consigliere comunale del Pd a Palazzo Mosti.
“Non c’è stato un minimo di discussione – aggiunge – sui contenuti e sugli emendamenti presentati dalla minoranza, che miravano ad apporre dei correttivi nel pieno rispetto di quella opposizione “costruttiva” a cui spesso veniamo richiamati dal sindaco. In maniera assolutamente ipocrita, a questo punto. Il fatto di non prendere neppure in considerazione degli emendamenti che riguardavano modifiche ed integrazioni al regolamento, proposte nell’interesse esclusivo della comunità (come la tutela per i minori appartenenti a famiglie indigenti, la gestione dell’accesso del personale addetto al servizio, l’attribuzione di maggiori poteri di controllo alla commissione della quale fanno parte i genitori, l’esenzione totale per gli alunni con disagio riconosciuto ai sensi della Legge 104/92 o appartenenti a nuclei familiari indigenti o in altri casi segnalati dai servizi sociali, l’esenzione parziale per coloro che hanno più di un figlio, l’inserimento di criteri di valutazione nella scelta delle ditte di ristorazione come la percentuale di cibo biologico, la percentuale di cibo a km zero, l’eco-sostenibilità e le migliori condizioni di lavoro offerte ai dipendenti), ci costringe a prendere atto che Mastella e i suoi non hanno la benché minima intenzione di aprirsi al dialogo e di governare nel segno di una collaborazione che potrebbe rivelarsi proficua per tutti, amministratori e cittadini.
Probabile – prosegue l’esponente della minoranza – che soffrano anche di una sorta di imbarazzo, che li fa andare sulla difensiva ogni qual volta la minoranza tira fuori idee e spunti di un certo interesse. Ma siccome non sono state partorite da loro, diventano automaticamente da bocciare. Tanta è stata la veemenza con cui si sono tappati le orecchie e messi di traverso, che non si sono nemmeno resi conto che alcune di queste proposte, pur essendo di fatto già attuate, andavano opportunamente inserite nel regolamento comunale, quale unico strumento a garanzia di una maggior tutela dei fruitori del servizio. Questo perché, a differenza di altri atti amministrativi, può essere modificato solo dal Consiglio Comunale. Trattandosi di bambini, occorreva agire con una sensibilità diversa. E dunque rimangono sul tavolo parecchie questioni irrisolte. Domande a cui vanno necessariamente date risposte.
Tanto per fare degli esempi: se un servizio a domanda individuale diventa obbligatorio, non corre l’obbligo per l’istituzione di tutelare coloro che non avranno la possibilità di pagare? E inoltre: dato che il Comune dispone di tutti gli strumenti normativi per poter sollecitare il pagamento, se un genitore è poco “attento” al saldo delle spettanze, perché far ricadere le colpe sui minori escludendoli dalla mensa? Chi spiegherà ai bimbi il significato della parola “moroso”? E infine: quali strumenti di salvaguardia sono stati previsti per evitare discriminazioni e come saranno gestiti? Qualcuno, prima o poi e in tempi possibilmente brevi, – conclude Di Dio – dovrà pur chiarire questi aspetti, altrimenti vorrà dire che il pasticcio combinato solo alcuni mesi fa non avrà insegnato nulla”.