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Sindacati

Mensa scolastica, la Flaica Cub scrive a sindaco e prefetto: “Pericolo gara deserta e riduzione dei posti di lavoro”

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Marcelo Amendola, segretario nazionale Flaica Uniti Cub, ha inviato una lettera al sindaco di Benevento, Fausto Pepe, e al prefetto Paola Galeone in merito al nuovo bando per l’affidamento della mensa scolastica.

“Il 22 luglio scorso, a Palazzo Mosti nel corso di un apposito incontro – scrive Amendola – le ricordammo che la ditta aggiudicataria dell’appalto è tenuta, per contratto nazionale, ad assumere tutto il personale precedentemente utilizzato se la prestazione richiesta dal Comune è la stessa indicata nel precedente Capitolato 2013-2015. Per questo motivo le chiedemmo di prevedere 1.600 pasti al giorno, gli stessi indicati nell’ultimo contratto tra Ristorò e Comune di Benevento, anziché 1.250 come scritto, incomprensibilmente, nella bozza del Capitolato predisposto dal dirigente Moschella.

Infatti, anche il Fondo di spesa previsto dal predetto dirigente consentiva almeno 1.350 pasti. Le consegnammo i calcoli e le facemmo pervenire successivamente una nota firmata da tutti i sindacati con la richiesta di modifiche al Capitolato con la indicazione di 1.600 pasti. Lei ci aveva assicurato una risposta in tempi brevi che invece non abbiamo avuto.

Leggendo il Capitolato definitivo pubblicato ieri sul sito dell’Ente, notiamo che i pasti previsti rimangono 1.250 senza alcuna motivazione. Il dato è ancora più incomprensibile se si considera che il fondo spesa è aumentato a 5.183.585 euro iva compresa (al netto degli oneri per la sicurezza) per cinque anni di servizio.

Basta dividere tale fondo per 750 giorni di mensa in cinque anni (150 all’anno da ottobre a maggio, considerando cinque giorni a settimane e le festività) per il costo di 5 euro per ogni pasto, per verificare che sarebbero possibili almeno 1.400 pasti.

Perché ne avete previsti solo 1.250 se il fondo ne consente almeno 150 in più? Perché il 22% del personale deve rischiare il posto di lavoro per una vostra previsione sbagliata e comunque misteriosa, cioè non motivata? Volete che i dipendenti rimangano in uno stato di incertezza magari per raccomandarsi politicamente-sindacalmente in occasione delle prossime elezioni amministrative?

In una recente dichiarazione, il comandante Moschella spiegava che bisogna prevedere 1.250 pasti perché se si dovessero ridurre del 40%, scendere cioè sotto quota 750, il Comune dovrebbe pagare una penale alla ditta. Il comandante si mostrava convinto che i pasti reali chiesti dagli utenti saranno al massimo proprio 750 perché più o meno tanti sono stati nei mesi scorsi.

Ciò vuol dire – aggiunge il sindacalista – che non avete alcuna intenzione di recuperare la fiducia dei cittadini dopo lo scandaloso disservizio che si è concluso con la sospensione dell’incarico alla Ristorò? Sapete già che i genitori non si fidano e quindi avrete una riduzione drastica delle prenotazioni? A questo aspirate per risparmiare un po’ di soldi? Ma allora sapete pure che la gara andrà deserta! Infatti, la ditta aggiudicataria, per il prezzo di 5 euro a pasto, da ribassare, deve garantire qualità eccellente e poi effettuare a suo carico lavori per 800 mila euro, per attrezzare le scuole per lo scodellamento dei pasti e ristrutturare il centro di cottura da cedere al Comune. Ma quanto si guadagna per ogni pasto?

Considerato il possibile ribasso a 4,50 euro per pasto, tolti i costi del lavoro, i prodotti alimentari e l’Iva, rimane circa la terza parte, cioè 1,50 euro a pasto. Se i pasti saranno effettivamente 750, come sostiene Moschella, allora la ditta “guadagnerà” poco più di mille euro al giorno che moltiplicati 750 giorni di mensa in cinque anni non arrivano alla spesa di 800 mila euro per i lavori nelle scuole e nel centro di cottura.

E’ lecito quindi immaginare che la gara possa andare deserta e in tal caso che succede agli inizi di ottobre quando, di certo, il comune sarà costretto a trovare una soluzione per garantire il servizio già prenotato da 500-600 persone? Il Comune affiderà il servizio a trattativa privata a ditta di fiducia per un solo anno senza i lavori per lo scodellamento e il centro cottura comunale? Magari a quella ditta che è subentrata alla Ristorò che dopo le polemiche è uscita di scena cedendo il ramo di azienda?

Di certo – conclude Amendola – l’amministrazione comunale potrebbe in tal modo risparmiare la metà del fondo previsto da spendere in altro modo sotto elezioni, la ditta incaricata avrebbe un bell’utile senza costosi lavori, ma metà molti dipendenti rimarrebbero senza lavoro. Noi non consentiremo mai questo disastro!”.

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