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CULTURA

CFF LAB registi al lavoro per trasformare il Fortore in un set cinematografico a cielo aperto

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“Ciak… Si gira!”, “Buona la prima!”, “Motore… Azione!”, queste sono le frasi ascoltate a partire dallo scorso 12 luglio tra Ginestra degli Schiavoni, Molinara, San Marco dei Cavoti e San Giorgio la Molara: quattro paesi per quattro registi, tutti assieme sotto il cielo stellato di luglio per trasformare il Fortore in un unico grande set a cielo aperto.

Un duro lavoro, ma anche condivisione, passione, incontri e sorrisi per i coordinatori, i registi, gli attori, i costumisti, i truccatori e tutte le persone che, volontariamente, si muovono intorno a un momento così complesso come una produzione di tipo cinematografico.

A San Giorgio la Molara è stato Enzo Marchetti a coordinare i vari aspetti della produzione e ad interagire con il regista Michele Salvezza che con il suo tocco soffice ed onirico ci racconterà una storia delicatissima, mentre San Marco dei Cavoti vede al timone Giovanni Ialeggio nel ruolo di coordinatore e Fabio Massa alla regia, alla sua prima esperienza con i CFF Lab, in una storia che ci farà riflettere sul rapporto con le nuove tecnologie.

A Molinara invece la referente organizzativa è Mara Fragnito e, insieme ad Andrea Cocca, unico fortorino tra i registi di quest’anno, ed alla sceneggiatrice Rita Della Pietra, è stato affrontato il tema storico del brigantaggio, trasferendo armi, bagagli ed entusiasmo anche fuori dal Fortore, per un giorno di riprese a Pontelandolfo: il corto si intitolerà “Pietra su pietra”.

Il gruppo di Ginestra degli Schiavoni infine, guidato da Maria Moffa ed Alessandro Mansueto, insieme al regista Federico di Cicilia, l’anno scorso nella giuria del Festival, ha deciso di toccare un altro tema delicato e allo stesso tempo “caratterizzante” il nostro territorio, partendo da un’idea di Pasquale Barile e una storia di Michele Barile: “Exodus” ci parlerà di emigrazione.

Umberto Rinaldi, coordinatore artistico dei CFF Lab: “Ci sono stati molti passi avanti quest’anno: le storie non raccontano semplicemente i nostri luoghi, ma sono opere molto più ragionate, nate tutte dalla volontà e dall’incontro dei partecipanti ai laboratori. In tutti e quattro i casi si trattano con lucidità aspetti importanti della quotidianità con riflessioni sul passato e sul futuro dei paesi e su alcuni mali del nostro presente, arrivando fino a temi difficili come la vita e la morte. Cresce anche l’attenzione agli aspetti tecnici: ogni LAB, infatti, si è impegnato per cercare di realizzare lavori sempre più curati dal punto di vista della recitazione, della strumentazione e delle soluzioni tecniche utilizzate”.

Alberto Scarino, invece, si è occupato di tutti gli aspetti produttivi dei laboratori coinvolti, promuovendo l’idea della contemporaneità delle riprese e coordinando gli sforzi di tutti i LAB, anche grazie al maestro Pellegrino Cirocco, consulente per le colonne sonore, e a Massimo Capozzo, che coordinerà gli aspetti legati alla grafica nella fase di post produzione.

“I CFF Lab –dice Leandra Modola, direttore artistico del Festival- godono e godranno sempre di più di una maggiore centralità. Siamo fra i pochissimi Festival in Italia a gestire i laboratori in maniera totalmente autonoma, anche per quanto riguarda la produzione, e questo per noi è motivo di orgoglio: crediamo fermamente che questa sia la strada giusta da seguire perché l’educazione al cinema e la cultura della “celluloide” sono alla base di quella che è la nostra mission. E intanto stiamo lavorando a pieno ritmo per la sesta edizione del CineFortFestival, il tutto per unico scopo: il CFF è il Festival del Fortore, delle persone, delle storie, di chi ha creduto e s’impegna in questo progetto”.

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