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POLITICA

Ha vinto Schlein, ha vinto De Luca, ha vinto Conte. In Campania vincerà il centrosinistra

Le nostre previsioni, carissimi lettori, si sono realizzate. Non abbiamo poteri paranormali ma siamo semplicemente abituati ad assecondare la logica, che in politica, alla fine, prevale sempre. Non c’era un solo motivo per il quale De Luca avrebbe avuto convenienza a rompere con il suo partito, non c’era un solo motivo per il quale il Nazareno avrebbe avuto convenienza ad umiliare il governatore. Fico o un altro la partita è chiusa. L’esito delle regionali, in Campania, è già scritto

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Non abbiamo poteri paranormali ma siamo abituati ad assecondare la logica, che in politica, alla fine, prevale sempre. Perché Vincenzo De Luca avrebbe dovuto sottrarsi all’accordo con il suo partito? Che senso avrebbe avuto strappare per mettere in campo un terzo polo a sua immagine e somiglianza che in alcun caso avrebbe potuto prevalere nelle urne? Perché De Luca avrebbe dovuto assecondare la logica del livore consegnandosi all’oblio e condannando suo figlio?

Persa la partita sul terzo mandato il governatore non aveva altra strada da percorrere se non quella che lo ha condotto all’accordo, alla sintesi utile e necessaria in ossequio, appunto, alla logica della politica. E diciamola tutta, ad aiutare De Luca è stata proprio Elly Schlein, che ha messo a tacere i suoi talebani proprio nella fase di massima tensione dopo la sentenza della Consulta, che ha dato mandato al Commissario Misiani di creare le condizioni per il dialogo, che nel momento cruciale ha scaricato su Giuseppe Conte l’onere della mediazione con De Luca sul nome di Fico, chiedendo a Gaetano Manfredi un opportuno passo di lato per favorire la sintesi. Insomma, la segretaria ha fatto in modo che a firmare l’armistizio fosse De Luca in prima persona, che dunque non ha subito la sintesi ma l’ha costruita, muovendo dalle proprie condizioni.

A distanza di sette giorni dal faccia a faccia con Conte, si è presentato al Nazareno con un conto salatissimo: un incarico in segreteria nazionale per Piero, il timone del partito regionale, i dovuti riconoscimenti in giunta all’indomani del voto, a partire dalla sanità, quindi la possibilità di allestire almeno una lista, forse due. E ovviamente il pieno riconoscimento del percorso compiuto in questo decennio, dunque un programma in continuità. È stato accontentato in tutto e dunque il veto sulla candidatura alla presidenza della Regione di Roberto Fico in quota Cinque Stelle è caduto.

A conti fatti vincono tutti. Vince Schlein, che ha di fatto blindato la vittoria in Campania spingendo il governatore all’accordo, scaricando il nodo del candidato apicale sulle spalle di Giuseppe Conte che solo mercoledì scorso ha incontrato De Luca e sbloccato di fatto la mediazione.

Vince Conte, che ora è nelle condizioni di scegliere il candidato, di confermare o superare Fico senza correre il rischio di una rottura, nella consapevolezza che in autunno potrà portare a casa un risultato storico per il Movimento. Vince De Luca, che vede riconosciuto il lavoro di questo decennio, la propria centralità e la propria prospettiva sul piano politico e su quello della gestione.

Perde il centrodestra, che avrebbe dovuto mettere in campo un’alternativa già molti mesi fa e che invece ha preferito giocare di rimessa scommettendo su di una rottura del campo opposto contro ogni logica politica. In Campania la partita appare chiusa ben prima di iniziare se è vero come è vero che questo centrosinistra è nelle condizioni di partire da almeno dieci liste: Pd, Cinque Stelle, Verdi e Sinistra, quindi Italia Viva, Azione, Moderati e Socialisti, dunque almeno una lista riconducibile al governatore uscente, forse due, e la lista del Presidente. A queste se ne aggiungeranno quasi certamente altre, frutto di aggregazione tra cespugli, nelle quali, con ogni probabilità, troveranno spazio i tanti deluchiani che De Luca non potrà più garantire, alla ricerca di una nuova collocazione sull’unico carro su cui ha senso salire.

Sarebbe sbagliato dare per acquisita la candidatura di Roberto Fico. L’ex Presidente della Camera è chiaramente in pole, ma non possiamo escludere colpi di scena, posto che le alternative possibili sono assolutamente valide e che alla fine, a fare la differenza, potrebbe essere l’umore dei territori, come richiamato anche nel comunicato stampa licenziato dal Nazareno. Sergio Costa, Mariolina Castellone e Cafiero De Raho sono le opzioni alternative, tutte molto valide. Deciderà Giuseppe Conte ma nella sostanza, in chiave elettorale, poco o nulla cambierà. Le regionali, come sempre ripetiamo, si vincono con le liste e non con il candidato presidente.

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