POLITICA
Beppe Grillo, il migliore alleato di Elly Schlein
Ecco perché un nuovo soggetto politico nato sulle ceneri del vecchio Movimento Cinque Stelle faciliterebbe la prospettiva di un campo progressista sufficientemente largo da includere tutto il centro alternativo alla destra, dunque capace di contendere alla destra il governo del PaeseAscolta la lettura dell'articolo
Beppe Grillo, lo sapete, ha annunciato la nascita di un nuovo soggetto politico sul presupposto che il partitino del mago di Oz, ovvero di Giuseppe Conte, ha tradito tutti i principi fondativi della rivoluzione a cinque stelle e oggi rappresenta la ruota di scorta del sistema, l’ultima ruota del carro della partitocrazia parassitaria.
La nuova creatura nascerà sulle ceneri del Movimento, recupererà le vecchie parole guerriere, per andare ad occupare lo spazio che il partito di Conte non è nelle condizioni di occupare.
Sulla carta si tratta di una prospettiva fondata e percorribile, visto che tutte le analisi evidenziano come una parte molto consistente dell’elettorato che fece grande il Movimento Cinque Stelle ormai si rifugia stabilmente nell’astensione, posto il consistente travaso a destra, avvenuto nel corso dei dieci mesi di governo gialloverde, e la lenta quanto progressiva emorragia a sinistra ancora in corso. Detta altrimenti, la logica dei numeri dimostra che esiste uno spazio rappresentato da consistenti fasce di opinione pubblica alla ricerca di una nuova rivoluzione antisistema. Cittadini, elettici ed elettori che per anni hanno riempito le piazze e le urne sotto le insegne del Movimento Cinque Stelle, sognando di far saltare il Palazzo, che oggi non votano più ma che sarebbero potenzialmente pronti a tornare in campo.
Uno spazio politico destinato ad ampliarsi ulteriormente, in considerazione della crescente povertà, della crisi profonda nella quale il Paese è già sprofondato e degli apocalittici scenari che s’affacciano all’orizzonte.
Il punto debole del ragionamento di Grillo è nella pretesa di rimuovere il passato. L’ex garante dà per scontata la propria credibilità agli occhi del Paese inquieto ma la verità è che se il Movimento è morto la colpa è innanzitutto la sua. Grillo ha dettato la linea dei Cinque Stelle almeno sino alla nascita del governo Draghi, è stato l’ispiratore del primo governo Conte in asse con la Lega, dunque del Conte bis in asse con il Pd, infine del governo tecnico guidato dall’ex Presidente della Bce. Grillo, in buona sintesi, ha dettato la linea sino alla vigilia delle ultime elezioni politiche.
Ecco, dunque, che se quell’elettorato che ha trovato riparo nell’astensione non si riconosce nel nuovo Movimento di Conte non c’è ragione per ritenere che possa riconoscersi ancora nel padre politico dell’ex Presidente del Consiglio, nelle promesse rivoluzionarie, trite e ritrite, di chi ha di fatto determinato le condizioni per la fine di quel sogno. D’altro canto ogni qualvolta si coltiva la pretesa di replicare la storia si corre sempre il rischio di passare miseramente dalla tragedia alla farsa.
Insomma, seppure esiste uno spazio politico teorico per il nuovo soggetto politico annunciato da Grillo, appare ragionevole ritenere che molto difficilmente potrebbe avere effettivi margini di crescita. La nuova creatura dell’Elevato potrebbe forse recuperare percentuali non del tutto residuali ma difficilmente prossime raggiungere le due cifre. Il vero punto, semmai, è che la presenza di questo nuovo soggetto sullo scenario politico potrebbe accelerare l’eventuale polverizzazione del nuovo Movimento venuto fuori dalla costituente, costringendo Conte e i suoi ad un’eterna guerra di trincea, all’implacabile vendetta dei vinti. Un Movimento Cinque Stelle costretto a misurarsi quotidianamente con lo spettro dell’identità tradita, con il richiamo all’identità delle origini, avrebbe enormi difficoltà ad affermare la propria linea, tenuto conto che ad oggi appare assai complicato riconoscerne l’effettiva prospettiva.
Il nuovo Movimento rivendica il proprio profilo progressista ma non si comprende quale spazio possa recuperare a sinistra, sia in una logica di campo largo, vista la crescita del Pd di Schlein e la presenza di Alleanza Verdi – Sinistra, sia in una logica di isolamento, visto e considerato che una forza progressista che rifiuta la logica delle alleanze in un governo governato dalla destra finisce inevitabilmente per condannarsi all’ininfluenza.
La vera sfida di Conte, al di là delle dichiarazioni dettate dalla contingenza, è quella di restituire alla sua creatura una linea chiara e riconoscibile, dunque distinta da quella degli alleati, ma coerente con la prospettiva unitaria delineata dalla costituente, almeno funzionale a cristallizzare le attuali percentuali che tutti i sondaggi ancora riconoscono ai Cinque Stelle.
Non sarà semplice, tanto più se Grillo dovesse dare seguito ai suoi propositi. Se per un verso c’è il rischio che il nuovo Movimento finisca con l’essere schiacciato a sinistra, il che alimenterebbe l’emorragia a sinistra iniziata con il Conte bis e ancora in corso, per altro verso la presenza di una forza nata sulle ceneri del Movimento, in ossequio alle parole d’ordine che furono, inibirebbe una nuova torsione antisistema da parte di Conte e dei suoi.
In tale quadro Elly Schlein ha tutto da guadagnare. La segretaria nazionale del Pd sa che per portare il campo progressista al governo del Paese è necessario allargare al centro, recuperare consensi nell’universo moderato, ed è consapevole che un progressivo e ulteriore indebolimento del Movimento corrisponderebbe ad una contestuale crescita del Pd o della Sinistra. E un Movimento debole non sarà mai nelle condizioni di porre veti sul piano delle alleanze o di minacciare rotture, dunque non sarebbe mai nelle condizioni di mettere in discussione la prospettiva di un campo sufficientemente largo da includere tutto il centro alternativo a questa destra. Ecco, dunque, che Beppe Grillo rappresenta, in questa fase, il migliore alleato di Elly Schlein.