ECONOMIA
Italo Montella, un ingegnere nel sociale: ‘Idee e progetti a sostegno delle famiglie. I giovani? Diamogli fiducia e aiuto. Il futuro non è per forza lontano dal Sannio’
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La storia di questa settimana parla di un ingegnere. Un ingegnere solo sulla carta e con la ‘carta’ in tasca, quella del diploma di laurea conseguito. Perché proprio come Giovanni, il protagonista del capolavoro di Venditti ‘Sotto il segno dei pesci’, ‘ha bruciato la sua laurea’ e ‘vive solo di parole’. Non solo di parole, però: vive anche di azioni concrete. Perché, dopo tanto discernimento, ha compreso che il campo delle telecomunicazioni non era la sua vita. Voleva fare altro, voleva creare qualcosa di bello per il Rione Ferrovia, il suo quartiere, e sognava con un gruppo di amici di portare a Benevento e altrove servizi innovativi per i bambini. In particolare, per quelli svantaggiati e con poche possibilità economiche. Una formazione, la sua, conquistata sul campo: volontario Unitalsi, educatore di Azione Cattolica, promotore di tante iniziative al servizio dei piccoli. Con questo background importante, l’ingegnere Italo Montella non poteva non ideare un progetto sociale che, in appena 15 anni e mezzo di vita, è diventato un punto di riferimento per tantissime famiglie del territorio sannita: la cooperativa ‘Bartololongo’. “In quello che abbiamo realizzato come team c’è sicuramente un pizzico dell’ingegnere che è in me – scherza imbarazzato -, ma in realtà io mi sento da sempre un educatore, un formatore. Vivere a contatto con bambini e giovanissimi per anni è stato un arricchimento, una linfa vitale. Oggi, da presidente della cooperativa, devo ragionare per forza di cose da imprenditore del sociale, avendo una responsabilità importantissima sulle spalle: quella di circa 60 dipendenti e delle loro famiglie” . Numeri straordinari per un giovane professionista di appena 42 anni: ‘La mia vocazione occupazionale è decisamente cambiata da quel lontano 2009, non sono però cambiate la passione che metto nelle cose e la voglia di raggiungere nuovi traguardi per il bene della comunità”.
Tutto inizia da una esperienza di volontariato al Rione Ferrovia…
Negli anni universitari, ma anche in precedenza, io e gli altri soci della cooperativa abbiamo vissuto una esperienza importante come educatori di Azione Cattolica con i bambini della Parrocchia Santa Maria di Costantinopoli. Con alcuni soci, in realtà, abbiamo anche condiviso quasi undici anni di Unitalsi e di viaggi a Lourdes. Eravamo molto impegnati nel sociale. Sono stati anni fondamentali per fare opera di discernimento e capire come orientare la nostra vita futura dal punto di vista occupazionale. Avevamo due direttrici: il radicamento sul territorio e il portare avanti un servizio per gli altri. Così, ho messo in tasca la mia laurea di ingegneria e ho iniziato a strutturare con alcuni amici, poi diventati parte integrante della futura cooperativa, un campo solare estivo all’interno della ex Colonia Elioterapica. Abbiamo cresciuto negli anni centinaia di bambini, oggi diventati uomini. Da lì è iniziato il nostro piccolo grande sogno.
Quell’esperienza di animazione sul territorio si è trasformata in un servizio per i cittadini del quartiere…
La cooperativa ‘Bartololongo’ nacque nel 2009 dal progetto ‘Policoro’ della Diocesi di Benevento. Fondamentalmente non abbiamo mai fatto un percorso di sviluppo di competenze per poter aprire una impresa sociale né era stata fatta una indagine di mercato per comprendere i reali bisogni dei residenti del quartiere. La nostra esperienza si basava esclusivamente sul contatto diretto con le famiglie che lamentavano un’assenza di servizi destinati ai minori. Così presero forma le prime idee con l’avviamento dei centri polifunzionali – poi accreditati – di supporto alla famiglia. Era un servizio di aiuto come doposcuola e di affiancamento del bambino nel percorso scolastico.
Perché il nome ‘Bartololongo’?
Nelle prime riunioni tra soci, non riuscivamo ad individuare un nome adeguato ai servizi che volevamo offrire ai nostri utenti. Durante una omelia, in occasione della Novena alla Madonna di Pompei, don Pompilio Cristino nominò il Beato Bartololongo e il suo operato tra i bambini. Rimanemmo incantati da quella descrizione. Un segnale ci fu dato anche dalla presenza di un quadro del beato all’interno della nostra chiesa.
Dal quartiere Ferrovia allargaste il vostro sguardo alla città e alla provincia. Oggi i servizi sono davvero tanti…
Inizialmente la cooperativa era rivolta solo ai privati: questo ci dava la tranquillità e la disponibilità economica senza andare incontro ai ritardi di pagamenti della PA che in quegli anni ricadevano su tutto il mondo cooperativistico. Abbiamo iniziato a strutturarci come educatori professionali, ad allargare i servizi all’intera provincia mantenendoci sempre nell’ambito del supporto alle famiglie. La formazione è stata fondamentale, specialmente nel settore della prima infanzia 0-3 e dei nidi, avviando la nostra prima creatura: l’asilo nido Paideia nei locali del seminario arcivescovile di Benevento. Oggi gestiamo quattro asili nido, anche ad Apollosa e in località Pagliara, a San Nicola Manfredi: tutto l’organigramma, dai responsabili di struttura alle educatrici, è altamente qualificato.
Animazione e campi solari, asili nido, centri polifunzionali, scuole di inglese a Benevento e Salerno, servizi di assistenza domiciliare. Qual è il filo conduttore di queste attività?
L’unico filo conduttore è sempre stato l’accompagnamento alla famiglia. Essere accanto ai genitori nella crescita dei propri figli credo sia fondamentale. Importante anche il modo con cui li accompagniamo. Un esempio è la scuola di inglese Helen Doron, che abbiamo rilevato: ha una metodologia di approccio che è molto affine ai nostri ideali. Imparare, divertendosi. Vedere famiglie e bambini partecipare con interesse e gioia ci gratifica di tutti i sacrifici e difficoltà che un’impresa sociale può incontrare lungo il percorso. Oggi diamo lavoro a circa 60 dipendenti, che aumentano nel periodo estivo grazie ai campi solari. Un traguardo del quale andiamo fieri dopo 15 anni di attività.
Quali le emergenze educative in un territorio come il nostro?
Si parla tanto di assenza di infrastrutture, considerate prioritarie quando si nominano le aree interne: penso ai collegamenti con le aree costiere e i grandi centri, al digital divide. Una cosa che però credo sia necessaria sottolineare è la necessità urgente di fare una approfondita analisi sui bisogni della persona per capire poi come e dove intervenire. Il Forum delle Aree Interne, organizzato dall’arcivescovo Felice Accrocca, sta facendo un lavoro prezioso sull’argomento. La nostra attenzione deve essere rivolta particolarmente alla fascia adolescenziale e su come potrebbe essere il futuro occupazionale di questi ragazzi. L’impegno che dobbiamo assumerci tutti – associazioni, politica, attori sociali – è quello di progettare un futuro che non sia per forza lontano dal Sannio. I ragazzi hanno bisogno di acquisire consapevolezze, hanno bisogno di credere in sé stessi e nel territorio dove vivono.
Avete anche il merito di riqualificare e valorizzare strutture storiche in città: penso al DG Garden dove avete creato un villaggio estivo, ma soprattutto alla Colonia Elioterapica…
Valorizzare le strutture che hanno fatto la storia cittadina è stata una grande sfida e una grande soddisfazione. Mi rendo conto di quanto oggi sia davvero difficile manutenere, mettere a sistema e renderle sostenibili, a meno che non ci si affidi al bene comune. Gestiamo la Colonia da sette anni: tante le iniziative organizzate per le famiglie. Penso alle serate di musica e agli eventi di sport, come ‘Un assist per la Colonia’. Proviamo ogni giorno a fare del nostro meglio per rendere questi spazi vivi e fruibili per tutti.
Cosa c’è nel futuro della Bartololongo?
Ci stiamo interrogando sull’ampliamento dei nostri servizi. Analizzando il territorio, l’emergenza impattante è sicuramente l’accompagnamento alla terza età. Viviamo in un posto dove nascono sempre meno bambini, dove ci sono sempre più persone anziane che hanno bisogno di un supporto concreto perché, in molti casi, i figli sono andati via per crearsi un futuro e hanno dunque difficoltà a seguire quotidianamente i propri cari. La modalità del servizio sarà determinante: sarà un’azione di supporto attiva, guardiamo con interesse a progetti già sviluppati in Nord Europa, dove servizi a minori e anziani coesistono in un’unica comunità educante, dove tutti i componenti siano elementi attivi. Così l’anziano viene valorizzato attraverso le proprie esperienze e competenze guidando il bambino alla crescita. Immagino un percorso misto di vita in condivisione tra famiglie con minori e anziani soli.
Un futuro in politica?
La mia esperienza l’ho già fatta a 18 anni. Era l’inizio del nuovo millennio: elezioni amministrative a Benevento. Portai a casa un buon risultato in una lista civica. La cosa più bella di quella esperienza è stata l’essere diventato comunque un punto di riferimento per gli amici e per le persone del mio quartiere che mi avevano sostenuto. Poterli aiutare nel risolvere piccole incombenze del quotidiano, pur non essendo diventato consigliere comunale, mi ha fatto comprendere l’importanza dell’impegno attivo e dell’interlocuzione a favore della collettività. Oggi vivo con grande interesse l’incarico ricevuto dall’arcivescovo Accrocca come direttore dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale, del Lavoro e dell’Economia e Commissione Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato. Raccolgo il testimone del mio predecessore Ettore Rossi, che per anni ha svolto un lavoro straordinario. Siamo appena all’inizio: ho preso un po’ di tempo per capire, analizzare e ragionare sulle attività da svolgere in futuro. Si tratta di un campo vastissimo che riguarda tematiche attuali, interconnesse e cruciali per il nostro territorio. Sto strutturando un team che spero porti un valore aggiunto in termini di riflessioni e azioni concrete. Sempre e solo per il bene comune.