POLITICA
Messi così non abbiamo nessuna speranza: di quei treni e di quei container non resterà nulla
Non basterà il polo logistico di Valle Ufita per restituire un futuro alle aree interne della Campania, non basterà il treno, non basterà lo scalo di Ponte Valentino, non basteranno tutte le opere e i finanziamenti di questo mondo. Semplicemente perché non siamo pronti, non siamo nelle condizioni di reggere la sfida del futuro. Lo sapevamo, ma quello che è accaduto nel corso delle ultime due settimane non lascia davvero margini alla speranzaAscolta la lettura dell'articolo
Martedì 23 luglio, come ricorderete, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, il presidente RFI Dario Lo Bosco, l’amministratore delegato RFI Gianpiero Strisciuglio e l’amministratore delegato di Webuild, Pietro Salini, hanno fatto tappa ad Apice per celebrare l’inizio degli scavi della galleria “Rocchetta” dell’Alta Velocità/Capacità Napoli – Bari, nel lotto Apice – Hirpinia. Contestualmente, ricorderete anche questo, entravano in azione altre due talpe, una sulla tratta Orsara – Bovino, una terza in Sicilia, sulla tratta Catania Messina.
Ad accogliere Salvini e i vertici di RFI moltissimi sindaci e riferimenti sanniti, ma dall’Irpinia solo il sindaco di Montefredane, da qualche mese in quota Lega, il sindaco di Cassano, che del Carroccio è il coordinatore provinciale, dunque il Presidente di Confindustria Campania, Emilio De Vizia, e un paio di delegati inviati da Grottaminarda. Non c’era il Presidente della Provincia, non c’era un solo consigliere regionale, un solo deputato. A dimostrazione del fatto che ormai Sannio ed Irpinia sono una cosa sola, che tutti questi anni di retorica sulle aree interne, sulla necessità di fare sistema, sono serviti ad affermare un sentire comune che vive e si alimenta in primo luogo nella dimensione della rappresentanza. Apice, per la cronaca, si raggiunge a piedi da Mirabella Eclano.
In quella sede, Salvini fece intendere ai giornalisti che a stretto giro ci sarebbero state importanti novità sul polo logistico di Valle Ufita. Manco a dirlo, l’indomani ci siamo imbattuti nella nota del Mit che ufficializzava lo sblocco di 120 milioni di euro di fondi Fesr per la realizzazione dell’opera già stralciata dal Pnrr.
Nel giro di poche ore si è scatenato l’inferno: sindaci, deputati e riferimenti di centrodestra si sono affrettati ad attribuire, con un diluvio di dichiarazioni e comunicati, il merito del miracolo al governo. Scatenando inevitabilmente la reazione dei riferimenti regionali, dello stesso governatore che giustamente ha rivendicato una verità incontestabile, ovvero che i Fondi Fesr sono di competenza regionale e che la piattaforma logistica di Valle Ufita rientra nella programmazione di Palazzo Santa Lucia. Una canea durata una intera settimana.
A distanza di pochi giorni, lo sblocco dei Fondi di coesione per la Campania da parte del governo per 1.9 miliardi, molti importanti interventi destinati a Sannio e Irpinia, tra cui i trenta milioni per Ponte Valentino. Stesso discorso. Tutto merito della Regione, anzi tutto merito del Governo. Dipende dal pulpito. Per Mastella merito di Fitto e De Luca, non dei parlamentari.
Ecco, tutto questo ci dice che non abbiamo speranze. Perché quel che vale per la stazione Hirpinia e per la tratta Apice Orsara vale per il polo logistico di Valle Ufita e per Ponte Valentino. Non staremmo discutendo di tutto questo se almeno due decenni fa non avessimo deciso di combattere per ottenere la stazione dell’Alta Velocità/Capacità in Valle Ufita, se non avessimo avuto la forza di imporre un tracciato diverso, dunque un investimento molto più oneroso. Ma intanto riuscimmo in quell’impresa perché fummo capaci di affermare, sui tavoli che contavano, la naturale vocazione logistica di questi territori, cerniera tra due mari, una visione di sviluppo per le aree interne della Campania.
Insomma, per almeno due lustri abbiamo combattuto e in questo lasso di tempo abbiamo avuto governi regionali e nazionali di ogni colore politico, abbiamo avuto Caldoro e poi De Luca, abbiamo avuto innumerevoli ministri alle Infrastrutture e al Mezzogiorno. Dunque non è merito del governo di centrodestra e non è merito della Regione, non è merito di Fitto e nemmeno di De Luca, ma è merito di tutti. È merito delle istituzioni, è una vittoria dello Stato che sindaci, consiglieri regionali, deputati e ministri avrebbero dovuto celebrare nella coesione, nel nome di un destino comune che è ancora tutto da costruire.
Invece tutto è funzionale alla prossima scadenza elettorale, tutto è funzionale al gioco dei tatticismi e dei riposizionamenti, ragione per la quale la vittoria di tutti non è contemplabile, deve necessariamente perdere qualcuno. E mentre questo accade sembra quasi che tutti i problemi di questi territori siano risolti in ragione di questa pioggia di danari che s‘annuncia, mentre la verità è che quelle opere, da sole, cambieranno probabilmente i destini dei grandi distretti industriali che gravitano attorno ai nostri territori, da Bari a Napoli, delle poche grandi realtà industriali che insistono nelle nostre province, ma non certo i destini delle nostre comunità, dei nostri figli e dei nostri nipoti. Perché o riusciremo a ripensarci in funzione della sfida infrastrutturale, o riusciremo ad attrarre investimenti e nuovi insediamenti produttivi o di quei treni e di quei container di passaggio non resterà nulla.