POLITICA
Le provinciali in primavera riaprono i giochi per le regionali: il vero potere tornerà sui territori, tutto quello che non sarà centrosinistra diventerà centrodestra
Se la tabella di marcia definita dal governo verrà rispettata si potrebbe votare per le Province già a marzo, pochi mesi prima della corsa per Santa Lucia. Tutti coloro che avrebbero scelto da che parte schierarsi alle regionali assecondando l’inerzia del vento, aspettando le ultime settimane utili per salire sul carro del vincitore, dovranno necessariamente decidere da che parte stare con molti mesi d’anticipo, dovranno fare una scelta di campo dalla quale non potranno tornare indietro
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Accreditate fonti di governo hanno riferito all’Ansa, solo giovedì scorso, che la riforma delle Province sarà approvata contestualmente al nuovo testo unico delle leggi sull’orientamento degli enti locali. In autunno. Si attendono solo le osservazioni del Mef. Ad occhio e croce si potrebbe votare già a marzo, ovvero in primavera. Questo, almeno, dice la tabella di marcia.
Dunque le provinciali anticiperebbero di pochi mesi le regionali, si moltiplicherebbero le caselle e gli spazi di rappresentanza e di gestione, quindi gli appetiti, le ambizioni, i margini di mediazione e di ricatto. Le provinciali finirebbero con il definire equilibri e rapporti di forza che poi troverebbero inevitabilmente proiezione in chiave regionale, favorendo per un verso la soluzione dei conflitti interni alle singole forze politiche attraverso la riorganizzazione della geografia delle ambizioni e, per altro, quella del consenso.
Bisogna partire dal presupposto che un Presidente della Provincia direttamente eletto dal popolo secondo i dettami della riforma in arrivo avrebbe molto più potere di qualsiasi consigliere o assessore regionale, e lo stesso varrebbe per qualsiasi assessore provinciale. Allo stesso modo, un consigliere provinciale eletto dai cittadini avrebbe molti più strumenti per incidere sulle dinamiche dei territori, per coltivare consenso, per gestire potere, rispetto agli attuali consiglieri provinciali ma anche rispetto ad un qualsiasi consigliere regionale. Certo, non percepirebbe lo stesso stipendio ma questa è un’altra storia.
Le provinciali, quindi, restituirebbero ad ogni singola utilità marginale, ad ogni consorteria margini per rivendicare uno spazio, per alzare l’asticella della mediazione e questo rischierebbe di mettere in discussione i rapporti di forza consolidati, perché per quanto possano moltiplicarsi le caselle da occupare non ci sarà spazio per tutti, perché tutto ciò che non sarà centrosinistra diventerà centrodestra, perché le urne potrebbero rappresentare la soluzione ai conflitti interni alle singole forze politiche, potrebbero dare copertura ad accordi taciti ed inconfessabili. È infatti banale considerare che la sconfitta di un gruppo dirigente alle provinciali delegittimerebbe quel gruppo dirigente in vista delle regionali, nella stessa misura in cui la sconfitta di una consorteria ne pregiudicherebbe le prospettive. Perché tutti si misureranno, dunque nessuno potrà vendersi quello che non ha.
E questo significa che tutti coloro che avrebbero scelto da che parte schierarsi alle regionali assecondando l’inerzia del vento, aspettando le ultime settimane utili per salire sul carro del vincitore, dovranno rivedere la propria strategia. Dovranno necessariamente decidere da che parte stare con molti mesi d’anticipo, dovranno fare una scelta di campo dalla quale non potranno tornare indietro. Il che favorirà in primo luogo le forze di centrodestra, perché avranno la possibilità di riassorbire tutto ciò che si muove fuori dal perimetro del fronte del governatore, di “fare mercato”, di recuperare terreno, campanile per campanile, dando copertura alle ambizioni di sindaci e amministratori alla ricerca di un posto al sole, di una prospettiva percorribile, o anche solo alla sete di vendetta e di rivalsa di quanti, in questi anni, sono stati esclusi o schiacciati dal sistema di potere di Palazzo Santa Lucia.
Per tutte queste ragioni nulla si muoverà fintanto che la riforma delle Province non sarà stata approvata, per tutte queste ragioni le grandi manovre in vista delle regionali sono state congelate.