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Opinioni

Tutti figli di Calderoli

Un fatto è un fatto, diceva Ciriaco De Mita. È un fatto che questa autonomia differenziata realizza la secessione dei ricchi, la stessa secessione di Miglio e Bossi. È un fatto che questo scempio intanto è realizzabile per la colpevole complicità dei parlamentari di maggioranza eletti nel Mezzogiorno. È un fatto che non sono stati eletti ma scelti, nominati per fare i passacarte, nominati per fare i servi sciocchi. È un fatto che questa guerra va vinta nelle piazze

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Un fatto è un fatto, diceva Ciriaco De Mica. A patto che si voglia osservare la realtà per quella che è, a patto che non si coltivi la pretesa di negare l’evidenza.

È un fatto che l’autonomia differenziata approvata la scorsa settimana in Senato si traduce nella secessione dei ricchi, in una condanna senza appello per il Mezzogiorno, nella fine dello spirito unitario della Nazione. La medesima secessione teorizzata da Miglio e da Bossi ormai vent’anni fa, solo che all’epoca veniva presentata come tale, con slogan e parole inequivocabili nel nome della Padania e del dio Po, tra riti magici, marce sulla laguna e assalti al Campanile di San Marco, mentre oggi ci viene proposta con parole ingannevoli, ci viene presentata persino come una opportunità per il Mezzogiorno, con argomenti che sfidano l’intelligenza dei cittadini. È il nord che vuole liberarsi del Sud, è la fine dell’unità della Nazione per mano del governo dei patrioti.

E sì, a spiegare le ragioni per le quali questa riforma è stata concepita contro il Mezzogiorno, le ragioni per le quali occorre combattere con ogni mezzo per fermare questo disegno di secessione, è stato il governatore De Luca, con la consueta efficacia. Lo stesso De Luca che sei anni fa, in assoluta solitudine, denunciò la portata devastante dell’autonomia differenziata in salsa leghista, a dimostrazione del fatto che nelle sue invettive non c’è nulla di strumentale se non la logica determinazione a fare di questa battaglia il grande tema della campagna elettorale per le europee, nel nome della Patria tradita dai patrioti, nel nome del Mezzogiorno.

Non c’è verso di smontare le verità affermate da De Luca, indipendentemente dall’opinione che ognuno può legittimamente avere sul suo operato. Non c’è verso perché, come diceva De Mita, un fatto è un fatto. E De Luca ha elencato esclusivamente fatti, incontestabili. Andando al punto della questione politica, denunciando la colpevole complicità di deputati e senatori meridionali, eletti tra le fila delle forze di maggioranza, che si sono posti a servizio di questo disegno criminale, che stanno tradendo il Sud e con il Sud il Paese, che stanno chiudendo gli occhi al cospetto dell’evidenza perché questo è l’ordine che hanno ricevuto, perché obbedire vuol dire sopravvivere, prenotare un altro giro di giostra. Senza quei voti questo scempio non sarebbe nemmeno teorizzabile.

Il dramma è che non ci sarà modo di scuotere le coscienze di costoro per la banale motivazione che sono lì per grazia ricevuta, sono stati eletti in ragione di un meccanismo elettorale che mortifica la sovranità popolare, sono stati nominati. Sono, dunque, parlamentari senza alcun legame con i territori di riferimento, sono passacarte scelti per fare i passacarte, servi sciocchi senza alcuna capacità di incidere sull’agenda delle rispettive forze politiche, di porre condizioni, senza alcun consenso da far valere sui tavoli che contano a Roma. Ecco perché non è sul piano istituzionale che questa guerra può essere vinta ma solo su quello politico, sul piano della mobilitazione popolare, sul piano della piazza, dell’indignazione dei cittadini.

Un tempo non troppo lontano, quando camminavamo ancora sulle spalle dei giganti una riforma del genere non sarebbe nemmeno potuta arrivare in Aula, perché il governo sarebbe caduto molto prima. Ma in quel tempo non troppo lontano deputati e senatori misuravano il proprio consenso casa per casa, voto per voto, a quei tempi il popolo era sovrano. Poi venne il porcellum e non è certo un caso se il primo firmatario fu proprio Calderoli. Anche questo è un fatto. Il fatto che tutto spiega.

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