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Opinioni

La resistenza di Clemente

Non ha un chiodo a cui appendere la propria strategia di gestione, non ha una chiara collocazione sul piano nazionale, ha perso ogni centralità nella dinamica regionale e rischia di rimanere fuori dai giochi per le europee. Al sindaco di Benevento non resta che resistere, resistere, resistere. Per sopravvivere fino alle regionali, quando anche la più marginale delle utilità può fare la differenza

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Martedì scorso Vincenzo De Luca non è venuto a Benevento solo per celebrare «una giornata storica per la sanità sannita», così come, qualche ora prima, non è passato per Solofra e per Avellino solo per celebrare «una giornata storica per la sanità irpina». Martedì scorso, dalla trincea del sistema sanitario delle aree interne, De Luca ha aperto la sua campagna elettorale lanciando strali pesantissimi all’indirizzo del governo nazionale, rivendicando «i miracoli» fatti nel corso di questi anni, replicando a muso duro agli attacchi subiti nei giorni precedenti da parte del ministro Sangiuliano e di diversi riferimenti di peso di Fratelli d’Italia in Campania.

Una campagna elettorale nella quale De Luca ha bisogno innanzitutto del suo partito, della mobilitazione di tutti gli apparati democratici, perché l’obiettivo è quello di vincere la sfida interna con il Nazareno, di contribuire in maniera determinante al successo dei candidati di Energia Democratica, per andare poi ad imporre la mediazione a Schlein sul terzo mandato, sottobraccio a Michele Emiliano e a Stefano Bonaccini. Che non a caso ha affidato a Piero De Luca il coordinamento di Energia Democratica.

Se dunque martedì scorso abbiamo potuto anche misurare la compattezza del sistema di potere deluchiano, la coesione del partito attorno al suo leader, da queste parti le immagini di De Luca sottobraccio a De Caro ci hanno anche restituito la misura della solitudine nella quale Clemente Mastella vive questi giorni, asserragliato nel Palazzo, circondato da amici che oggi domani potrebbero rivelarsi Giuda.

Sì, Clemente Mastella è sempre più isolato e continua a perdere pezzi. Non ha un chiodo a cui appendere la propria strategia di gestione, non ha una chiara collocazione sul piano nazionale, ha perso ogni centralità nella dinamica regionale e rischia di rimanere fuori dai giochi per le europee, posto che il futuribile Centro di Renzi è già morto e che buona parte dei consiglieri regionali di Italia Viva in Campania rispondono esclusivamente a Palazzo Santa Lucia.

Questo è quello che accade a chi si muove nella palude dell’indistinto, a chi immagina di poter vivere solo di gestione e di trasversalismo, di costruire sull’equidistanza la strategia suggerita di volta in volta dalla contingenza. Può funzionare nel breve periodo, ma prima o poi la logica politica finisce con il prevalere ed è facile ritrovarsi nelle vesti di paria.

Sarà molto complicato per Mastella recuperare una prospettiva politica all’indomani delle elezioni europee. È ancora al timone dell’amministrazione cittadina, esprime la Presidenza della Provincia ed esercita ancora la propria egemonia su molti importanti centri di potere, a partire dall’Asi, ma non ha alcuna prospettiva politica riconoscibile. Non può far altro che tentare di resistere, provando a serrare i ranghi, a spingere sul terreno della gestione, a capitalizzare al massimo le poche leve che gli sono rimaste, con l’obiettivo di sopravvivere fintanto che si apriranno i giochi per le regionali, quando anche la più marginale delle utilità può tornare utile e funzionale.

Missione assai complicata, ai limiti dell’impossibile. Ma si sa, Clemente Mastella non muore mai.

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