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Opinioni

Il letargo di Clemente

Comprendiamo l’ossessione dei vertici forzisti sanniti per la fascia tricolore del capoluogo ma il corpo a corpo di questi mesi e di queste settimane si spiega solo nelle logiche, nelle variabili e nei rapporti di forza che trovano senso nel contesto politico ed istituzionale dei territori. L’orizzonte di Mastella è quello delle regionali del 2026, oggi non ha alternativa all’attendismo, all’esercizio dell’arte in cui eccelle da sempre, quella dell’equilibrismo sulle contraddizioni

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Nessuno ce ne voglia, ma il corpo a corpo tra blocco mastelliano e i vertici sanniti di Forza Italia si spiega solo in ragione delle dinamiche che caratterizzano la vicenda politica dei territori, delle variabili e dei rapporti di forza che trovano senso nel contesto politico ed istituzionale della provincia di Benevento. Possiamo comprendere l’ossessione di molti autorevoli riferimenti forzisti per la fascia tricolore del capoluogo ma seppure Clemente Mastella dovesse decidere, tradendo la sua proverbiale arguzia, di lanciare un’opa su Forza Italia in vista delle europee avrebbe gioco facile a scegliere ben altri interlocutori e ben altri avversari, a dispetto delle resistenze fisiologiche che potrebbero registrarsi sui territori.

Il che, evidentemente, non vuol dire che sia indifferente a quel che si muove in assise comunale, a ciò che si muove sul piano cittadino e provinciale, alla tenuta del suo sistema di potere. Figurarsi.

L’orizzonte di Clemente Mastella è quello delle prossime elezioni regionali, previste, come noto, nel 2026. Non è un’opinione ma un fatto. Oggi il sindaco di Benevento non ha alternativa all’attendismo, all’esercizio dell’arte in cui eccelle da sempre, quella dell’equilibrismo sulle contraddizioni. Mastella sa leggere la politica come pochi e se per un verso non può nemmeno teorizzare di arrivare alla rottura con il governatore De Luca, perché vorrebbe dire rinunciare alla gestione, al cemento che tiene insieme il suo sistema di potere, comprende che Forza Italia è un partito in decomposizione e che non c’è spazio per ipotesi terzopoliste, comprende che solo dopo le elezioni europee si potrà davvero aprire la partita per il futuro del centro moderato, sa che non è questo il momento delle scelte di campo definitive.

Comprende, Mastella, che la logica politica imporrà nei mesi a venire una tregua tra il Nazareno e Palazzo Santa Lucia, comprende che seppure quella tregua non dovesse arrivare la resa dei conti tra il governatore e il suo partito si consumerà proprio alle europee. Il fallimento di Schlein consegnerebbe a De Luca tutte le ragioni per rivendicare la propria appartenenza al Pd, tutto lo spazio per giocare un ruolo decisivo nella definizione dei nuovi equilibri interni al partito, tutte le condizioni per puntare dritto al terzo mandato. Viceversa, l’eventuale affermazione del Pd restituirebbe alla linea Schlein nuova spinta propulsiva, costringendo il governatore a ricercare la pace con l’ambizione di giocare un ruolo chiave in vista delle regionali e di recuperare una prospettiva sul piano nazionale in vista delle politiche, ovvero a scegliere la guerra totale, a puntare sull’opzione civica per la riconferma a Santa Lucia.

Nell’uno e nell’altro caso Mastella non avrebbe alternative, nell’immediato, ad assecondare gli eventi, ad attendere che tutto si compia continuando a capitalizzare la centralità acquisita nel sistema deluchiano, alzando di tanto in tanto l’asticella.

Mastella, e chiudiamo, comprende che la tenuta di questo centrodestra è tutt’altro che scontata, capisce che i rapporti di forza all’interno della coalizione di governo sono troppo squilibrati, sa che l’esito del voto spagnolo ha di fatto minato il percorso di normalizzazione su cui la premier aveva puntato per cambiare gli assetti europei, sa che nei prossimi mesi, su talune questioni dirimenti in chiave europea e non solo – Mes, Pnrr, giustizia, salario minimo e reddito di cittadinanza su tutti – Giorgia Meloni potrebbe scivolare con conseguenze potenzialmente devastanti per la tenuta del governo, quantomeno sui rapporti di forza interni alla coalizione.

Per tutte queste ragioni non commetterà l’errore di assumere in questa fase decisioni definitive, men che meno l’errore di scommettere su di un partito in agonia irreversibile per tentare l’azzardo di una candidatura senza senso alcuno in chiave europea. L’obiettivo è quello di sempre, capitalizzare la propria utilità marginale scegliendo il campo giusto al momento giusto. Almeno fra un paio d’anni.

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