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Comune di Benevento

Restauro area, totem digitali, nuove luci e telecamere: ecco come sarà riqualificato l’Arco del Sacramento

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Il Piano Strategico su siti del patrimonio culturale, edifici e aree naturali, nell’ambito del Piano Nazionale per gli investimenti Complementari al PNRR (Missione 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, Componente3 – Turismo e Cultura 4.0) guarda anche alla valorizzazione dell’area dell’Arco del Sacramento di Benevento.

Il progetto immaginato sarà finanziato per un importo pari a 300mila euro: ubicata immediatamente a Nord del Teatro Romano, attigua al Duomo e al secondo ed imponente Arco Romano della città, è venuta alla luce in conseguenza dei bombardamenti che hanno segnato il centro storico della città nel 1943. Scavi e ritrovamenti hanno permesso di ipotizzare la presenza del foro della città romana tra l’area dell’attuale piazza Cardinal Pacca e Piazza Orsini.

L’area archeologica necessita oggi di un intervento di manutenzione e restauro. La mancata manutenzione ordinaria ha favorito, in alcune zone più umide, la formazione di vegetazione infestante. Le passerelle e l’area del palco dell’arena rivestite in legno presentano il tavolato divelto in più punti, ragione per la quale l’area dell’arena è attualmente interdetta al pubblico. L’impianto di illuminazione, non adeguato alle finalità di valorizzazione dell’area, ha bisogno di una revisione generale, mentre è assente l’impianto di videosorveglianza. Nei locali posti sotto al piano inclinato dell’arena, infine, le infiltrazioni di acqua hanno danneggiato le murature e gli infissi in ferro verniciato.

IL PROGETTO Obiettivo dell’intervento è quello di rendere pienamente fruibile l’area archeologica, non solo attraverso interventi di manutenzione ordinaria e di restauro sulle evidenze archeologiche, ma anche mediante interventi di valorizzazione, in grado di garantire un percorso di visita esaustivo, che contempli anche l’utilizzo di dispositivi con contenuti multimediali, per la conoscenza dell’evoluzione storica della città e dell’area archeologica dell’Arco del Sacramento in particolare; una idonea illuminazione dei reperti e dell’arena garantiranno la fruizione anche notturna dell’area e dell’arena.

Tali finalità saranno raggiunte tramite l’eliminazione delle strutture improprie; la pulizia dei reperti archeologici dalla vegetazione e dagli elementi impropri; la messa in sicurezza dei reperti archeologici, lì dove necessario; la realizzazione del sistema di canalizzazione delle acque piovane mediante opere di drenaggio e idonee pavimentazioni in cocciopesto; il rifacimento della copertina in coccio pesto sui muri antichi; la sostituzione del tavolato di legno della passerella di accesso all’area e del palco dell’arena previa sostituzione della struttura metallica di sostegno; la realizzazione di percorsi virtuali tramite visori con contenuto multimediale; la riparazione delle parti danneggiate della recinzione metallica e riverniciatura; la riverniciatura dei cancelli d’ingresso e degli infissi in ferro di accesso ai servizi igienici e alla sala mostre posti nell’intradosso dell’arena; il rifacimento dell’intonaco danneggiato nei locali interrati e la ritinteggiatura delle pareti; la riparazione dell’impianto idrico nei bagni.

Infine, si punterà alla realizzazione dell’impianto illuminotecnico dell’Arco del Sacramento, dell’area archeologica e dell’arena, oltre all’installazione dell’impianto di videosorveglianza e quella, lungo il percorso archeologico, di totem digitali outdoor, per creare e gestire contenuti multimediali.

LA STORIA – L’ingresso del foro, dalla parte meridionale della città o zona del teatro, fu sottolineato tra la fine del I sec. e l’inizio del II sec., da un arco onorario pervenutoci spoglio del rivestimento e detto in seguito Arco del Sacramento. Le tracce di cornici superstiti e la tecnica costruttiva delle strutture murarie presentano analogie con il teatro di epoca adrianea. L’arco è sostenuto da due pilastri in opus latericium poggianti su stilobati in opus quadratum. Il diametro dell’arco è di circa 5 metri ed è sormontato da un arco di scarico in mattoni. Nella facciata nord, in opus latericium, sono visibili alcuni elementi del rivestimento che decorava il monumento: una colonna al margine del pilastro sinistro e frammenti di un cornicione di pietra. Sono anche visibili due ordini di archi in opus latericium innestati nel pilastro sinistro. Nelle facce principali si aprono le due nicchie che accoglievano gli elementi plastici. Questo arco dovette sorgere nelle vicinanze della cinta muraria romana, i cui resti sono ancora reperibili al di sotto del cantone sud-ovest del muro del giardino episcopale ove è una struttura tardo-romana costituita da grossi blocchi parallepipedi calcarei di struttura pseudo-isodoma. L’arco trionfale fu completato con un coronamento superiore tra il 1633 e il 1635 nel corso di un restauro voluto dall’arcivescovo Agostino Oregio.

Negli anni Sessanta è stato oggetto di una frettolosa riparazione. Il foro doveva essere situato nella zona tra le attuali piazza Orsini e piazza Cardinal Pacca, tra le quali corrono i due cardini di via C. Torre e via S. Gennaro e dove nell’VIII sec. sorse la cattedrale. Aveva forma allungata, orientato da nord a sud. Su uno dei lati minori sorgeva il Capitolium, il complesso più antico del foro, che consisteva di un recinto intorno a cui sorgevano diverse costruzioni. Secondo una vecchia tradizione la Cattedrale fu costruita sull’area del tempio di Giove, il maggiore della città. Ad ovest dell’Arco del Sacramento vi è un arco più piccolo, trasformato in abitazione, che dovette costituire l’ingresso al foro lungo il decumano inferiore; ha pianta rettangolare, con uno dei due lati minori su piazza Manfredi di Svevia ed il lato lungo in asse con via S. Filippo. Nell’area delimitata a sud-ovest dai due archi, le distruzioni provocate dai bombardamenti dell’ultima guerra hanno portato alla luce i resti di un grandioso edificio, probabilmente un complesso termale databile al II sec. D. C.. L’edificio in opus testaceum risulta costituito da una grande aula rettangolare con tracce di pilastri in muratura addossati alla parete e doppio pavimento. Ad essa si affianca una seconda aula sempre con doppio pavimento e tracce di suspensurae; ancora un’aula rettangolare con ingressi sui quattro lati, vasche quadrate nel pavimento e tracce della volta; infine una sala poligonale con vasca rivestita con lastre di marmo nel pavimento. Le caratteristiche analoghe a quelle dei resti affioranti a sud di piazza Cardinal Pacca hanno fatto avanzare l’ipotesi di un unico complesso termale, coincidente con le Terme Commodiane citate nelle fonti.

GLI INTERVENTI NEGLI ANNI – Tra gli anni ‘50 e gli anni ‘60 l’allora Soprintendente Archeologo, Alfonso De Franciscis, condusse i primi scavi nella parte più a nord dell’area ed eseguì opere provvisionali di sostegno delle murature antiche, quali, ad esempio, i due barbacani in tufo realizzati alle spalle dell’imponente struttura parallela a Via Carlo Torre. Purtroppo di questa esplorazione non è pervenuta la documentazione di scavo, ma solo una sintetica notizia pubblicata nei “Fasti Archeologici” del 1953. La parte più a sud fu invece oggetto di un intervento di edilizia residenziale, fortunatamente interrotto, che però rase tutti gli strati archeologici sottostanti. Un muro in tufo che faceva da contenimento a svariate tonnellate di rifiuti solidi urbani che si erano accumulati negli anni e una struttura in cemento armato era il relitto dell’intervento edilizio sottostante. L’arco del Sacramento soffriva del pesante intervento ricompositivo in conglomerato di in calcestruzzo realizzato anch’esso a cavallo tra gli anni 50 e gli anni 60. L’area in questione è stata interessata da due interventi, entrambi finanziati con la misura 5.1 del PIT. Il primo intervento è stato programmato alla fine degli anni Novanta, quando l’area fu interessata da un concorso di progettazione che fu vinto dagli architetti Damiano Dolce, Nicola Moffa e Roberta Di Ciò, di Campobasso.

L’intervento prevedeva l’esecuzione degli scavi archeologici, la costruzione di una arena per circa 200 spettatori, il sistema dei percorsi interni, la ricomposizione di via san Gaetano, completamente perduta dopo i bombardamenti, nonché la realizzazione di servizi sotto la cavea, un parziale recupero del secondo arco romano ed il sistema di illuminazione. Nell’ambito di questo intervento fu stipulata una convenzione per la ricerca storico/archeologica con la Seconda Università degli Studi di Napoli, Dipartimento di Studio delle Componenti culturali del Territorio (diretto dal prof. Marcello Rotili). L’accesso pedonale all’area fu previsto nella struttura ad arco, restaurata conservando la tamponatura sulla strada, a testimonianza della funzione residenziale che il manufatto aveva assunto nel tempo; da esso parte un percorso archeologico che prosegue nella zona antistante i reperti lungo via Carlo Torre. Una passerella pedonale, concepita come un percorso aereo di collegamento trasversale, fu posta su una doppia fila di pilastrini metallici ad interassi regolari e costituisce il margine meridionale di una piccola corte lastricata. Il percorso archeologico e la passerella furono realizzati con struttura metallica e piano di calpestio con tavolato in legno trattato; per il rivestimento dell’arena e della scala rettilinea adiacente via Carlo Torre furono utilizzate grandi lastre smussate di pietra chiara (brecciato), l’area libera da preesistenze fu pavimentata con lastrame di pietra chiara e di dimensioni adeguate, intervallato a tratti da erba, i muri che delimitano la corte furono rivestiti in pietrame analogamente al muro già realizzato su vicolo san Gaetano. In sommità, al fine di proteggere le antiche strutture murarie perimetrali e di ricostituire l’unità di lettura del documento storico, fu realizzata l’impermeabilizzazione del piano di calpestio con finitura in cocciopesto e un coronamento in blocchi di tufo, impostato su lastre di piombo, in continuità con la sottostante muratura di risarcitura, anch’essa in tufo; tale coronamento ingloba i resti della muratura presenti sulla copertura.

Il secondo intervento, programmato alla fine del 2006, ha permesso di portare alla luce tutto il complesso termale giacente nell’insula compresa fra i due “cardines” costituiti da via san Gaetano e da via Carlo Torre e dal decumano major e quello inferiore della città romana, sopra descritti. Fu eseguita l’estirpazione degli arbusti ed il diserbo, furono rimossi gli enormi cumuli di terreno e di rifiuti accantonati sin dagli anni ’60, presumibilmente a seguito dello scavo preliminare alla costruzione dei pilastri in c.a. dell’area immediatamente a valle. Le murature furono recuperate mediante pulizia dei paramenti e stilatura dei giunti, anche mediante un’opera di “cuci e scuci” del paramento stesso. Laddove erano stati rilevati pericoli per la staticità le murature in laterizio ed in tufo furono ricomposte con integrazioni da mattoni nuovi, formati a mano, ma di dimensioni leggermente diverse sì da poterli distinguere dal paramento originario, ponendo il paramento in sottosquadro rispetto al preesistente. Le murature in pietra furono ripulite mediante lavaggio manuale e reintegro con materiale analogo in leggero sottosquadro. Le malte furono ricomposte previa analisi di quelle preesistenti, quindi riprodotte con gli stessi componenti, prestando attenzione alle corrette cromie. All’interno dell’area furono realizzati percorsi pedonali con struttura in metallo e pedane in grigliati metallici e un impianto di illuminazione che garantiva la corretta percezione serale e notturna dei reperti. In questo intervento rientrò anche il restauro dell’Arco del Sacramento.

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