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Cacciano e il corso Schlein del Pd sannita: ‘Sì al rinnovamento. De Luca? Il Congresso ci ha riavvicinato’

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Sei giorni fa eravamo alla vigilia delle primarie. Si respirava un clima di quiete e nulla lasciava presagire tempeste in arrivo. Figuriamoci un uragano. Poi Elly ha travolto tutti.  L’effetto sliding doors, per chi frequenta le cose del Pd, si farà sentire ancora a lungo. Nel Sannio forse anche di più. Perché qui le previsioni del giorno prima hanno trovato conferma nel responso delle urne. E se il mondo-Dem ha preso un’altra direzione, a Giovanni Cacciano – che del Pd sannita è il segretario provinciale – il compito di rimettere le cose a posto.

Allora, segretario, c’è chi ha parlato di choc e chi di terremoto. Qualcuno si è spinto a definirla l’elezione più sorprendente della storia politica italiana. Immagino siate rimasti sorpresi anche voi dalla vittoria della Schlein?

“Viviamo il tempo dell’esagerazione, degli eventi incrementalmente straordinari che portano all’esaurimento degli aggettivi per qualificarli. Certamente, quella di Elly Schlein è una vittoria inaspettata perché ha ribaltato il responso della maggioranza assoluta degli Iscritti che solo due settimane fa avevano preferito Stefano Bonaccini con 18 punti di distacco. Il successo di Elly ha pertanto sorpreso tutti, dai militanti del PD, ai media sino a gran parte dei suoi stessi sostenitori. Se volessimo limitarci a casa nostra, la dice lunga il fatto che i locali supporters della neo segretaria si siano ben guardati dall’ospitarla nel  Sannio durante la campagna elettorale. D’altro canto le Primarie, di cui resto fautore, hanno sempre contemplato la possibilità che i gazebo potessero sovvertire la scelta operata dagli Iscritti, benché sino ad oggi tale eventualità fosse relegata ad un’ipotesi di mera scuola. C’è da dire, tuttavia, che con l’assottigliarsi della partecipazione, l’istituto delle primarie tende a perdere la sua forza legittimante. Tre/quattro milioni di elettori ai gazebo sono ben altra cosa rispetto ad uno”.

Benevento la seconda provincia più bonacciniana d’Italia, un dato figlio dell’impegno della classe dirigente locale, tutta (o quasi) schieratasi col governatore emiliano. Resterà tutto com’è o anche nel Sannio ci saranno segnali di allineamento al «cambiamento» annunciata dalla neo-segretaria?

“Benevento è il capoluogo di provincia italiano con la più alta percentuale a sostegno di Bonaccini (85%) mentre la provincia è seconda in assoluto subito dopo Salerno. Il Sannio si è anche distinto per l’alta partecipazione al voto rispetto alla media nazionale. Mi lasci ringraziare però gli oltre 300 volontari – segretari di circolo, militanti e semplici Iscritti – che hanno mirabilmente organizzato le Convezioni e le Primarie su tutto il territorio Sannita. Una prova di passione politica e di capacità organizzativa degna di altri tempi. Un patrimonio da cui ripartire per dare nuovo slancio al PD Sannita aprendo alle nuove energie che sono emerse nella fase congressuale. Insediati i nuovi organismi regionali e nazionali, procederò ad una riorganizzazione della Segreteria Provinciale”.

Bonaccini un risultato l’aveva ottenuto: era riuscito a mettervi d’accordo con De Luca. E ora? Torneranno i distinguo rispetto l’operato del governatore o proseguirà la collaborazione col mondo deluchiano?

“La comune esperienza congressuale a sostegno di Bonaccini ci ha certamente riavvicinati. D’altro canto, da primi contributori elettorali del Presidente De Luca nel Sannio – per tre volte consecutive – abbiamo sempre pensato e praticato la politica in autonomia, tenacemente a testa alta ma nel sacrale rispetto dei ruoli e delle funzioni. Al contempo, ci siamo ferocemente opposti all’intrusione dei poteri regionali nella vicenda amministrativa di Benevento. Il tempo, che anche in politica sa essere galantuomo, ha mostrato quanto avessimo ragione e quale occasione si sia persa per Benevento e la sua provincia.  Detto questo, collaborare con noi è cosa semplice perché non chiediamo nulla, solo la dovuta attenzione ai nostri territori”.

Esistono i margini per ricucire i rapporti tra il gruppo dirigente del Pd sannita e il consigliere regionale Mortaruolo? Lo chiedo innanzitutto a lei perché da lei arrivarono parole dal sapore di «scomunica» nei giorni del commissariamento.

“Io ho solo adempiuto il mio dovere di Segretario Provinciale eletto un anno fa da oltre 2.200 iscritti. Ho difeso la Comunità Democratica Sannita dall’ingiusta prevaricazione, dal tentativo di sovvertire con la forza e l’imbroglio i legittimi Organismi della nostra Federazione. Ho pertanto faticato a comprendere perché il consigliere regionale abbia accettato la nomina a Commissario provinciale contro la sua stessa comunità. Quella comunità che negli anni gli ha tributato solo glorie ed onori. Tuttavia, come mi è già capitato di dire all’indomani del doppio pronunciamento della Commissione Nazionale di Garanzia e della Commissione Nazionale per il Congresso, allorché è stata unanimemente sancita la «nullità e l’inesistenza del commissariamento», sono per cultura ed educazione proiettato nel futuro, luogo della politica dallo sguardo e dall’azione lungimirante. Perciò, non sono abituato al rancore che immiserisce gli animi imprigionandoci irrimediabilmente e sterilmente al passato”.

Per restare a quella vicenda, il commissariamento ha finito col deteriorare anche i rapporti con l’allora commissario regionale Boccia che da «Schleiniano» appare destinato a ricoprire incarichi importanti nel nuovo corso Dem: forse si potevano tenere i toni più bassi?

“Nel ribadire che, atti alla mano, il commissariamento non è «mai esistito» (è nullo!) e che si sia trattato di una triste vicenda malamente ordita a più livelli – da quelli locali risalendo in su per li rami – mi permetto di farle notare che la sua domanda è da iscrivere ad un «mondo capovolto», rievocando la nota critica di Marx alla dialettica hegeliana. Traendo esempio da vicende ben più serie, lo «strano caso del commissariamento fantasma» della Federazione di Benevento vede quest’ultima nel ruolo di «aggredito» e non di «aggressore». L’aggredito ha solo esercitato il proprio sacrosanto diritto/dovere di difendersi, peraltro in condizioni non proprio favorevoli. Focalizzarsi sui toni è come volgere lo sguardo al dito anziché alla luna.

Tuttavia, il tema cruciale è un altro, chiuso il congresso con la vittoria di Elly Schlein dovremmo tutti dismettere le casacche congressuali ed indossare quelladel Partito Democratico per combattere le Destre e al contempo lavorare all’alternativa per sconfiggerle nelle urne. Sono convinto che, sul punto, il sen. Boccia la pensi esattamente come me”.

Antonella Pepe, area Schlein, ha detto «basta sultanati» anche nel Sannio: cosa le risponde?

“Sono un europeo, illuminista, socialista e libertario aduso a relazionarsi con le altre culture scevro da sensi di colpa o da quello che taluni hanno qualificato come «complesso occidentale». Credo che se avessi incrociato «sultanati» in salsa sannita me ne sarei accorto o ne avrei avuto notizia in qualche modo. Se Antonella né ha, sia più esplicita altrimenti la sua terminologia è letteralmente «priva di senso». A meno che non stia facendo opera di risemantizzazione, per cui definisce oggi «sultani» quelli che ieri chiamava «secondi padri» cui riservare le migliori prelibatezze natalizie o esclusive pastiere pasquali. Tutte fatte magistralmente in casa, ovviamente”.

A palazzo Santa Lucia si discute di un «nuovo» patto in vista della fase finale della consiliatura. E Mastella è tornato ad auspicare un ritorno alla stagione dell’Ulivo: pronti a collaborare con il sindaco di Benevento o la stagione della contrapposizione continua?

“Mastella, che confonde la storia dell’Ulivo, con cui non c’entra nulla, con quella dell’Unione è già il passato. In perfetta solitudine lo abbiamo detto e ribadito in tempi non sospetti allorché i laudatores locali ne decantavano le magnifiche sorti e progressive immaginando addirittura una sua elezione alla Camera. La cronaca ci racconta com’è finita la corsa delle politiche del 25 settembre. Quarto, medaglia di cartone.

Con riferimento ai prossimi due anni mezzo del governo regionale, non è nostro costume tirare per la giacca nessuno, tantomeno il Presidente Vincenzo De Luca. La politica e i partiti hanno i propri luoghi di discussione e di confronto. Li conosciamo Noi. Li conosce De Luca”.

 

 

 

 

 

 

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