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POLITICA

Rischio idrogeologico in Campania, Rubano alla Camera: chiesti interventi e coordinamento

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“E’ la prima volta che intervengo in quest’aula e mai avrei pensato di doverlo fare su un tema così tragico e così doloroso.
Lungi da me nel cadere nella retorica di una sterile vicinanza per le vittime ischitane, per il dolore di famiglie che perdono ogni cosa sotto metri di fango. Doveroso invece, porre l’accento sulla dignità della gente comune che scava a mani nude per ritornare alla vita normale al fianco dei soccorritori che ancora una volta sono i veri eroi della nostra Nazione. Così come ribadito ieri anche dalla collega Patriarca nel corso degli interventi di commemorazione per quanto accaduto, ancora una volta, purtroppo, ci siamo trovati di fronte a disperazione, distruzione, morte a causa di un evento meteo estremo”. E’ iniziato così il primo intervento del neo deputato sannita di Forza Italia, Francesco Maria Rubano, intervenuto oggi alla Camera dei Deputati in merito al rischio idrogeologico.

“Oltre il 90% dei Comuni italiani – ha sottolineato il parlamentare di Puglianello – si trova in aree a rischio di alluvioni, frane, erosione costiera o altre calamità naturali. La geografia dell’Italia rende il nostro paese uno degli ecosistemi più unici al mondo. Allo stesso tempo però, si tratta di un territorio fragile e insidioso: circa il 44% del nostro territorio è infatti a elevato rischio sismico e quasi la totalità, il 94% secondo la Protezione civile, è minacciato dal dissesto idrogeologico. Nelle zone più a rischio vivono 21,8 milioni di persone, un terzo circa del totale degli italiani. Lo sanno bene gli abitanti di Ischia. Lo sanno bene le popolazioni marchigiane, devastate dai recenti alluvioni, oppure quelle abruzzesi, che ancora vivono con le ferite aperte dei vari terremoti avvenuti negli ultimi 20 anni. E dovrebbero saperlo bene le istituzioni, che a ogni cambio di governo si trovano a dover affrontare almeno un’emergenza di questo tipo. Ma nonostante l’esperienza, si continua forse a sottostimare i pericoli posti dal nostro territorio.

Il dissesto idrogeologico – ha aggiunto nel suo discorso – è un problema serio, che riguarda quindi tutto il Paese. E saranno numerosi gli eventi tragici che potranno ulteriormente intervenire se non mettiamo in piedi una strategia seria di prevenzione, che preveda controlli, manutenzione e messa in sicurezza del territorio. La Campania, purtroppo, è tra le regioni più fragili: le province di Benevento e Caserta, come hanno certificato le Autorità di Bacino, sono a forte rischio dissesto, ed è necessario intervenire se non vogliamo piangere ancora vittime per il nostro immobilismo.

Da anni, ormai, non si attua una manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua. La Regione Campania, con una delibera del 2010, ha autorizzato il criterio della compensazione dei lavori con l’alienazione dei materiali inerti in eccesso da rimuovere dai corsi d’acqua, ma solo il genio civile di Salerno ha autorizzato interventi di manutenzione ordinaria con tale criterio. Nelle altre province campane, non è stato fatto nulla, con una situazione di aggravamento delle condizioni di pericolosità e di rischio idrogeologico, anche a causa di alluvioni e frane purtroppo sempre più frequenti.

Ad aggravare il quadro, si inseriscono le Sovrintendenze, che troppo spesso danno parere negativo anche agli interventi di manutenzione idraulica ordinaria. La Regione e tutte le province dovrebbero attivarsi per dare finalmente attuazione alla delibera, dando la possibilità alle imprese, con lo strumento di project financing, di estrarre gli inerti fluviali e mettere così in sicurezza i corsi d’acqua . Sarebbe un primo passo importante per evitare queste tragedie. E’ necessario quindi che specifiche misure legate al dissesto idrogeologico e alla fragilità del territorio passino da una politica dell’emergenza ad un attento programma di prevenzione e di governo dei processi di degrado. Anche il Pnrr sul dissesto idrogeologico, sembra essere, per il momento, marginale ed ininfluente. Le norme inserite nel primo decreto semplificazioni del Pnrr (DL 77/2021) sono ferme, inattuate. E i 2,49 miliardi inseriti nel Pnrr per il dissesto idrogeologico non sono sufficienti, o comunque non sono allocati in maniera efficiente dal punto di vista di politiche di prevenzione. Nella stessa missione ci sono 6 miliardi per i comuni, con finalità che però risultano essere troppo frammentate: si parla infatti di un “insieme eterogeneo di interventi” che vanno dalla messa in sicurezza del territorio, alla sicurezza e all’adeguamento degli edifici, fino all’efficienza energetica e dei sistemi di illuminazione pubblica.

Tutto questo non è sufficiente: è infatti fondamentale un’azione di coordinamento attraverso la quale superare l’attuale frammentazione e sovrapposizione delle competenze; la promozione di interventi di semplificazione nell’ambito delle procedure amministrative e autorizzative; il rilancio di un vero e proprio sistema della conoscenza che miri all’acquisizione e allo scambio su scala nazionale delle informazioni e dei dati inerenti i fenomeni da monitorare e mitigare e, infine, la promozione di una necessaria complementarietà tra le attività di prevenzione, gli interventi di gestione ordinaria e la manutenzione straordinaria ed urgente, elementi essenziali per la gestione del territorio. Un forte intervento di semplificazione dell’attuale sistema di governance si ritiene necessario perché ha mostrato numerosi limiti operativi ed è troppo esposto al depotenziamento della filiera delle responsabilità.

Una tale impostazione richiede evidentemente la necessità di ottimizzare tali soggetti in termini di strumenti, risorse umane e di attribuzione delle competenze, di modo che essi possano agire con efficacia e prontezza tanto nella pianificazione quanto nella gestione delle urgenze. È quindi doveroso affrontare una severa e rigorosa politica di prevenzione, che deve necessariamente rendere partecipi tutte le strutture scientifiche, tecniche ed istituzionali del Paese, passando per i soggetti privati e per strumenti innovativi come quello del project financing: dall’università, alla ricerca, dal mondo professionale a quello amministrativo, con le Regioni, le Province autonome e gli enti locali in primo piano.


In definitiva, si tratta di un insieme di azioni che permettano di aumentare la sicurezza delle famiglie, delle imprese e delle infrastrutture, nella logica del miglioramento della qualità della vita, alla luce di un equilibrato rapporto con l’ambiente e il territorio: un atto di grande responsabilità di noi tutti per attivare le minime forme di sicurezza, finalizzate a consentire una maggiore serenità per il nostro territorio e i nostri cittadini, ed evitare per il futuro tragedie immani che diventano ferite inguaribili per un Paese civile”, ha concluso Rubano.

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