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POLITICA

Palumbo: ‘Candidature? Il PD ha subito scelte ingiustificate per ingerenza non corretta di singoli’

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“Il PD deve coerentemente stabilire se vivere con le regole della democrazia rappresentativa, democrazia deliberativa, democrazia partecipativa, democrazia diretta. Il primo punto di una riflessione seria è stabilire se lo statuto del PD possa essere considerato un modello auspicabile per affermare la democrazia interna. È evidente che, questo passaggio è molto importante in quanto le scelte approvate dal Segretario Nazionale di candidature, dal nord al sud, catapultando candidati da altri territori o scegliendo, senza un’argomentazione, candidati diversi dalle indicazioni avanzate dai gruppi dirigenti dei territori ha affievolito il metodo democratico”. Lo scrive in una nota Italo Palumbo, coordinatore politico della Segreteria Provinciale del PD di Benevento.

“Il Vice segretario nazionale Provenzano parla di un nuovo partito, aperto con nuove regole e nuova partecipazione attiva. Sono d’accordo, ma pressioni ed interferenze sulle scelte dei territori sono indicatori negativi sulla prospettazione di quale partito vogliamo costruire per il domani. Un po’ di autocritica sarebbe stato utile. Non riempiamoci la bocca di partecipazione quanto con interferenze di staff e commissari si sono costruite in molte parti del Paese scelte incoerenti con i principi di partecipazione effettiva che un partito di centrosinistra deve interpretare con serietà. Prendere lezioni da chi si è beneficiato di certi comportamenti, veramente è grave. Come è grave che vecchi soloni della politica sannita che per il passato si sono candidati contro il PD in elezioni amministrative, anche con la destra, oggi, strumentalmente, vogliono nel percorso interno al PD costruirsi una nuova verginità politica.

Come è grave – aggiunge Palumbo – che una lezione di coerenza possa giungere dal Presidente della Giunta Regionale De Luca che con il suo comportamento elettorale contro il PD sannita ha consentito l’elezione di Mastella a Sindaco della Città capoluogo. Questa storia non può certamente essere cancellata da un risultato che in Regione Campania parla chiaro: De Luca con i suoi candidati e con le sue interferenze non è stato in grado di eleggere nessuno, nemmeno il suo vice in Regione portando al PD un risultato deludente. Come si dice dalle nostre zone: “hanno perso i buoni e cercano le corna”, e cercano di addebitare ad altri le proprie responsabilità.

Qualcuno è stato finanche in grado di stabilire che un terzo degli elettori del PD a Benevento non ha votato, indicando forme di ammutinamento che sono estranei alla storia del PD del Sannio, con una valutazione ingegneristica priva di elementi culturali e impregnati da risentimenti di natura personale. Un partito è, e rimane, un’associazione volontaria, nella quale i soggetti aderenti concorrono a elaborare e costruire le politiche e le rappresentanze di direzione politica ed istituzionali. Oggi c’è chi parla del superamento delle correnti nello stesso tempo in cui costituisce o tenta di costituire una nuova corrente Casertana/Sannita.

Oppure quella di rafforzare la corrente la Deluchiana che grandi danni ha arrecato al partito Campano per le sue continue interferenze e interdizioni.   La scelta di andare alle elezioni in solitudine, di cui è responsabile in prima persona il segretario Nazionale oltre agli alfieri che lo hanno mal consigliato, ha consentito alle destre di vincere senza alcun contrasto. Bisogna costruire modelli di democrazia che possono guidare e caratterizzare la vita di un partito consentendo agli iscritti e militanti la scelta dei propri gruppi dirigenti, i modi e le forme dell’elaborazione programmatica e la costruzione di un’identità collettiva. Proprio la identità collettiva che è stata lesa a Benevento laddove la presidente dell’assemblea provinciale pur votando un documento sulle candidature da proporre al partito nazionale all’unanimità lo ha tradito per aspirazioni personali, non condivise con la comunità politica di appartenenza.

Il PD di Benevento ha dovuto subire scelte ingiustificate, determinate solo dalla ingerenza non corretta di singoli nel processo formativo delle candidature. Si è prodotta una lesione vera della democrazia deliberativa e rappresentativa. Lo Statuto del PD nell’affidare le competenze al segretario Nazionale avulso dalla volontà dei territori nega sostanzialmente il valore della democrazia deliberativa e rappresentativa. Bisogna rifondare un partito senza alchimie politiche, senza complotti o congiure di palazzo, ascoltando chi ci da e ci toglie il consenso. Riappropriandoci di temi che parlano alla gente con sincerità e non con furbizia. Evitiamo coloro che per tutta la vita ritengono di dover vivere di politica. Non hanno mai prodotto per gli altri, ma solo per se stessi, come è accaduto anche nel nostro territorio dove giovani rampanti hanno ricoperto ruoli istituzionali importanti senza averne alcun merito, né capacità. Il partito che ha celebrato il congresso di federazione solo qualche mese fa sostiene la linea politica definita al congresso e il segretario che la interpreta unitamente al gruppo dirigente. Altri l’hanno abbandonata per logiche personali”, conclude Palumbo.

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