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Filiera corta, Terra Mia a confronto sul futuro della nuova Pac e delle aree interne

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SI è tenuto ieri giovedi 19 maggio l’incontro voluto dal gruppo di lavoro Terra Mia, nell’ambito delle progettualità promosse dal Gal Alto Tammaro terre dei tratturi in attuazione della misura psr 16.4.

La sessione di studi e riflessioni è stata ospitata dell’aula magna del Polo dell’Innovazione/FUTURIDEA di Benevento in Contrada Piano Cappelle a partire dalle ore 17,30.

Un successo per la manifestazione voluta e promossa dal capofila Coop. APE nella persona del presidente Alfonso Ciervo che ha voluto ringraziare “gli ospiti per la loro disponibilità e la vicinanza che hanno dimostrato nei nostri confronti, ed in particolare per tutte le aziende agricole che sono la vera anima del progetto Terra Mia”.

I lavori sono stati introdotti dall’intervento dell’assessore alle attività produttive del Comune di Benevento Luigi Ambrosone che non ha lesinato parole di lode agli organizzatoti, e ha voluto ribadire come l’assessorato sia vicino a tutte “quelle manifestazioni e progetti che promuovono il territorio nella sua interezza; la nostre bellezze artistiche e paesaggistiche potranno fare da sfondo ed attrazione per gli stessi prodotti della filiera corta: I vostri mercatini – ha continuato l’assessore Ambrosone – potranno rappresentare un volano anche per altre esperienze di similari, e posso dirvi fin da ora che troverete l’assessorato e l’intera amministrazione comunale dalla vostra parte, perché quando si ha a cuore la città e le nostre produzioni è doveroso da parte nostra stare vicino ai produttori e alle organizzazioni di rappresentanza di produttori”.

I lavori sono stati moderati da Ignazio Catauro in rappresentanza anche di Agricampus, progetto agro produttivo di ricerca sull’agroalimentare e sull’innovazione di filiera.

A seguire l’intervento del presidente Ciervo che ha sottolineato come “Il tema delle produzioni agricole ed agroalimentari di qualità rappresenti una questione di grande attualità per i nostri territori. Le arre interne della Campania, quindi il Sannio beneventano in primis, dovranno guardare al futuro con un’attenzione particolare rivolta alle nuove dinamiche produttive e commerciali che si impongono nel panorama economico attuale: dalle vendite collettive a kilometro zero fino all’e-commerce”.

La dottoressa Anna Di Cerbo, responsabile di misura della Regione Campania, nel suo intervento ha fatto un excursus sullo stato di attuazione delle misure PSR gestite dai GAL in provincia di Benevento. Ha ricordato che “Il LEADER è basato su  una progettazione e gestione di interventi per lo sviluppo da parte di  attori locali, associati in una partnership di natura mista (pubblico-privata) delle aree C e D dove i GAL rivestono un ruolo operativo (gestionale e amministrativo) sulla base di una Strategia di Sviluppo Locale (SSL) trasformando degli obiettivi in azioni concrete di sviluppo”.

In particolare il focus della dott.ssa Di Cerbo ha visto evidenziare il ruolo che svolge la “Sottomisura 16.4, Sostegno alla cooperazione di filiera, sia orizzontale che verticale, per la creazione e lo sviluppo di filiere corte e mercati locali e sostegno ad attività promozionali a raggio locale connesse allo sviluppo delle filiere corte e dei mercati locali. Tipologia di intervento 16.4.1. Cooperazione orizzontale e verticale per creazione, sviluppo e promozione di filiere corte e mercati locali. L’analisi di contesto del Territorio di riferimento – sottolinea la Di Cerbo – evidenzia una debolezza organizzativa e strutturale delle aziende agricole, una elevata frammentazione, e una ridotta dimensione aziendale rispetto alla media nazionale. Questo comporta la presenza di una filiera agroalimentare con valore aggiunto che ne deriva spostata verso il settore commerciale, distributivo e del trasporto”.

A seguire l’intervento del dott. Massimo Di Tocco, coordinatore del GAL Alto Tammato Terra dei Tratturi che ha evidenziato il ruolo del GAL nella promozione delle produzioni locali e ha ricordato “come il progetto Mercatini Terra Mia sia svolgendo il ruolo che gli sia stato assegnato come risposta al bando della misura. Riconosciamo a Terra Mia che sta svolgendo un ottimo lavoro sul territorio, il monitoraggio che il GAL svolge periodicamente vede il progetto avanzare in modo corretto nel rispetto del crono programma stabilito. È compito degli stessi uffici del GAL – ha concluso Di Tocco – essere di supporto a tutti i gruppi operativi che stanno svolgendo attività promosse dal PSR Campania sul nostro territorio”.

A seguire l’intervento del presidente Carmine Nardone di Futuridea, che ha voluto soffermarsi su di una panoramica complessiva circa le contraddittorie scelte governative globali sull’utilizzo “sconsiderato delle terre da coltivare. – sottolinea Nardone – che il land grabbing esplode durante la pandemia: i milioni di ettari di terra concentrati nelle mani dell’agribusiness sono passati in appena tre anni da 68 a 93, una superficie più ampia di quelle di Francia e Germania messe insieme” e ancora: “Manca un’analisi puntuale  dei costi e benefici del programma 2013-2021 e degli effetti economici e sociali prodotti. Bandi …tempi… durata delle istruttorie”. Il grido di allarme che il professore Nardone richiama si fonda du dati scientifici incontrovertibili e ci ricorda che “l’incolto previsto, solo di natura quantitativa, non è una garanzia di efficacia per la tutela della biodiversità per le seguenti ragioni: 1) la biodiversità vegetale necessita di puntuali monitoraggi territoriali con calcolo di un indice importante che è quello di Shannon sull’equa partizione delle specie da utilizzare come base per soluzioni personalizzate per la tutela della biodiversità; 2) la tutela della biodiversità deve riguardare anche l’agricoltura intensiva promuovendo in ogni azienda a secondo della storia territoriale e degli indici delle biodiversità delle macchie di campo personalizzate agli obiettivi  di tutela  dei sistemi ecologi; 3) nella strategia delle terre incolte non c’è nessun riferimento o correlazione con la specificità delle specie a rischio di estinzione”.

Le conclusioni dell’incontro sono state affidate a Corrado Martinangelo, presidente nazionale di AGROCEPI, che si è soffermato sulle prospettive della Nuova PAC e sul valore economico e sociale che alcune scelte istituzionali potranno avere su territori interni come quello rappresentato dal GAL Alto Tammaro. “Nessuno potrà dirsi impegnato sullo sviluppo di un territorio – conclude Martinangelo – se non dimostra con i fatti quello che come istituzione è in grado di fare; in primis aiutare gli operatori delle filiere agro alimentari a sviluppare concretamente i propri processi produttivi. E noi in questo, come associazione, diamo un contributo di progettazione e creazione di filiere che già in molti casi svolgono un ruolo importamte di aggregazione tra produttori e trasformatori”.       

 Il progetto “Terra Mia Mercatini Agricoli” è un progetto di promozione e vendita, tale da accrescere il valore dei prodotti dell’agricoltura attraverso l’abbattimento delle fasi che separano l’agricoltore dal consumatore, in particolare con l’implementazione di un programma basato sulla realizzazione di un’azione specifica di filiera corta e mercati locali proposto

Il territorio interessato viene definito per comodità di analisi Tammaro-Titerno, ad identificare l’area dell’ATS Gal Alto Tammaro – Gal Titerno. Questa è un’area che copre la parte alta della Provincia di Benevento, caratterizzata oltre che dal capoluogo di provincia Benevento, da altri 28 comuni. In gran parte

piccoli comuni collinari o montani, con scarsa densità abitativa, interessati da un massiccio esodo migratorio avviatosi a partire dagli anni del Secondo Dopoguerra.

L’area oggetto di analisi appartiene all’antica regione del Sannio, un territorio che copriva la zona appenninica fra l’Abruzzo, il Molise, la Campania, la Lucania e la Puglia. Abitato dal popolo dei Sanniti tra il VII sec. a.C. e i primi secoli del I millennio d. C..

Il prof. Ignazio Catauro responsabile del piano di comunicazione e ricerca del progetto ci ricorda che “le aree interne come quella delle Colline beneventane e del Tammaro-Titerno sono espressione di uno squilibrio nello squilibrio e rappresentano quello che viene definito “Osso” dell’economia dell’Appennino Centro-Meridionale, contrapposto alla “Polpa” delle aree costiere, ricche di risorse e opportunità economiche. Come ci ricordava Rossi-Doria. Per i comuni interessati al progetto, la loro appartenenza ad una regione complessa e vasta come la Campania ha fatto sì che i territori interni, come quello appunto del Tammaro-Titerno e delle Colline beneventane, subissero la competizione di aree più produttive e ad elevato potenziale di sviluppo, localizzate principalmente verso la costa, ciò ha determinato un innegabile fenomeno di “maggiore trascuratezza” nelle politiche di sviluppo regionale” conclude Catauro.

 E nel sottolineare il particolare momento di crisi, il presidente Ciervo ci ricorda che “con riguardo alla popolazione, si evidenzia in primo luogo un forte calo demografico, in termini sia assoluti che percentuali. Un tale contesto demografico evidenzia purtroppo una decadenza del capitale sociale sino a delineare veri e propri scenari di desertificazione sociale”.

Ecco la necessità di percorrere strade nuove per contrastare il fenomeno dello spopolamento delle aree interne: “il potenziale innovativo dei mercati – continua Ciervo – si esprime proprio nella capacità di offrire uno spazio fisico e commerciale, ma anche educativo e culturale per l’incontro tra il mondo della produzione e quello del consumo. Si coinvolge il sistema dei valori e dei significati, delle conoscenze, delle regole, le attività svolte e le forme di comunicazione adottate, il rapporto con i consumatori, il grado di integrazione sul territorio”.

Un innegabile punto di forza del territorio è dato dalla sua appartenenza al macrocosmo costituito dell’agroalimentare campano; che gode di una indiscussa vocazione alla qualità. Ciò è vero non solo per la fama delle specifiche tradizioni gastronomiche, ma anche grazie al pregio delle materie prime agricole ed alla loro grande varietà, dovuta ad un intreccio particolarmente felice e vario di condizioni ambientali e sedimentazioni storico-culturali.

“In particolare, – sostiene il prof. Catauro – la ricchezza e la varietà di tradizioni gastronomiche nella nostra regione rappresentano senz’altro un importante punto di forza in un contesto di apprezzamento crescente di prodotti tradizionali, diversificati e con un forte contenuto di tipicità”.

Ma per concludere cosa si intende concretamente per Filiera Corta e prodotti a Km zero? Ci risponde il presidente Ciervo:  “FILIERA CORTA si intende un processo produttivo mancante di alcuni passaggi. Le motivazioni possono essere diverse. Potrebbe trattarsi di una RIDUZIONE LOGISTICA, quando cioè il primo e l’ultimo anello della catena sono i medesimi, come nel caso della vendita diretta; GEOGRAFICA, come nel caso dei prodotti a chilometro zero, che offrono maggiori garanzie di freschezza proprio per l’assenza del trasporto; o CRONOLOGICA, quando l’intervallo temporale tra la produzione e il consumo del bene è molto breve, come nel caso della vendita di prodotti ortofrutticoli raccolti in giornata”.

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