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“Ho scoperto un tumore a 25 anni. La malattia è un pensiero fisso, nulla per me ha più senso”

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Gentile dottoressa, le scrivo per raccontarle del delicato momento che sto vivendo nelle ultime settimane. Sono una studentessa ed ho venticinque anni, prossima alla laurea. Recentemente ho scoperto di avere un tumore al seno e mi sono ritrovata catapultata in un incubo. Accettare la malattia quando non te lo aspetti, quando non hai particolari problemi fisici credo sia ancora più difficile e devastante. A venticinque anni, con progetti e speranze già proiettati verso il futuro, non ci si aspetta neanche lontanamente di avere il cancro. Non riesco più a dormire, sono terrorizzata dal percorso che dovrò affrontare fatto di ospedali, interventi e cure. La malattia è diventata il mio pensiero fisso, ho frequenti attacchi di panico e spesso ho la sensazione di non riuscire a respirare perché la mia vita sembra ormai essersi dissolta, mi sento persa e nulla per me ha più senso. Come posso fare, dottoressa, per cercare di affrontare al meglio questa situazione? Saluti.

Cara lettrice,
innanzitutto grazie per avermi scritto dandomi la sua fiducia. Quando arriva una diagnosi di questo tipo l’impatto è devastante, è come se fosse una brusca e inattesa interruzione della propria quotidianità. Emozioni come la paura, la rabbia, il senso di colpa possono trasformarsi in sintomi ansiosi (insonnia), o depressivi ma è normale e comprensibile provare tutto ciò. Per iniziare ad affrontare un percorso di cura è necessario prima di tutto imparare a conoscere la propria malattia e capire tutto quello che si può fare per stare meglio rivolgendosi ad un buon medico. Questo la renderà più tranquilla. Inoltre i bisogni emotivi di chi si ammala di cancro sono tanti e se c’è chi riesce ad aprirsi con i propri familiari, c’è chi invece, per non preoccuparli, preferisce un supporto psicologico. Molti malati di cancro che ho incontrato nel mio percorso professionale, infatti, si sono sentiti feriti, non capiti, delusi anche dalle persone più care. E quindi più soli ad affrontare le proprie paure e la malattia. Per quale motivo? Per la difficoltà di amici e familiari a gestire le proprie emozioni e a trovare le parole giuste con chi è colpito da tale malattia. Parlare con uno psicologo significa avere uno spazio da dedicare a sé stessi insieme ad una persona preparata professionalmente ma soprattutto obiettiva e non coinvolta emotivamente. Quest’ultima soluzione le potrà sicuramente essere d’aiuto ad affrontare l’iter terapeutico. La ringrazio e la saluto.
Cordialmente
Dott.ssa Teresa Ciarlo
Per un consulto o ulteriori info: terryciarlo@hotmail.com
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