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Tra pascoli e dinosauri, le iniziative dell’Archeoclub di Benevento

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“Un piccolo paesino, perso tra le montagne, lontano da qualsiasi via di transito, in un ambito montano così incontaminato che qui anche l’aria è più pura e raffinata di altri luoghi. Grazie a questa caratteristica, Pietraroja, in provincia di Benevento, era famosa già in epoca borbonica per la sua produzione di prosciutti, che qui prendono un sapore diverso, grazie alla stagionatura di montagna.

Ma questo luogo ha anche caratteristiche geologiche singolari. Nella eccezionale stratificazione calcarea, emergono in grande quantità resti fossili marini, di quando queste montagne erano in realtà un arcipelago marino. Molti di essi sono oggi raccolti ed esposti nel Parco Paleontologico, da poco istituito in prossimità del paese.

Ancora più eccezionale è stato il ritrovamento, nel 1980, del primo resto fossile italiano di un cucciolo di dinosauro: il piccolo Ciro, come è stato affettuosamente ribattezzato. L’eccezionalità del ritrovamento è data dallo stato di conservazione, così perfetto che, per la prima volta, è stato possibile studiare anche le parti molli per comprendere meglio la fisiologia di questi estinti animali preistorici. E proprio nel cuore del Beneventano avremo “Chiese Aperte” nel mese di Maggio. Dunque un’edizione della ripartenza!”. Lo ha affermato Francesco Morante, Presidente Archeoclub D’Italia sede di Benevento.

Tra paleontologia, natura e cultura!

“Un luogo dove la pietra, come il nome stesso dice, è la vera protagonista dei luoghi. Utilizzata e scolpita per l’intero borgo – ha continuato Morante –  trova una delle migliori espressioni artistiche nel portale romanico della chiesa parrocchiale, risalente alla seconda metà del XII secolo. La sua evidente influenza da modelli abruzzesi e pugliesi, testimonianza l’antica vocazione pastorizia di questi monti, in prossimità degli antichi percorsi dei tratturi.

Dalla pastorizia nacque l’economia del paese e ancora oggi i formaggi, insieme ai prosciutti, sono i prodotti enogastronomici di punta del paese. Ma la vera bellezza di questo luogo rimane quella paesaggistica, ancora incontaminata, fatta di boschi, cime di montagne, inaspettati fiordi di pietra e ampi pascoli verdi”.

E Chiese Aperte sarà la grande opportunità anche per tutto il territorio italiano andando alla riscoperta di borghi e città!

Ad esempio a Benevento la Chiesa di San Filippo Neri!

“La piccola chiesa di san Filippo Neri fu fatta costruire, agli inizi del Settecento, dall’arcivescovo di Benevento, il cardinale Vincenzo Maria Orsini, poi divenuto papa nel 1724, con il nome di Benedetto XIII. L’arcivescovo fece progettare la chiesa dal suo architetto di fiducia, Filippo Raguzzini, che lo seguì a Roma, quando l’Orsini divenne papa. E la vedremo nel corso dell’edizione di Maggio di “Chiese Aperte”.

La piccola chiesa beneventana, dedicata a san Filippo Neri, fu costruita a spese del futuro papa, che voleva così testimoniare la sua devozione al santo, possiamo dire “per grazia ricevuta”. Il 5 giugno del 1688 la città fu investita da un terribile terremoto. L’Orsini era giunto a Benevento solo due anni prima – ha dichiarato Francesco Morante –  per occuparne il seggio episcopale. Durante il terremoto il palazzo arcivescovile crollò e sotto le macerie rimase anche l’Orsini, che si salvò grazie ad un armadio che conteneva alcune immagini devozionali di san Filippo. Quei santini uscirono da un’anta aperta e fecero compagnia all’arcivescovo, per alcune ore, prima che i soccorsi lo tirassero fuori dalle macerie. Grazie a quell’armadio che lo aveva protetto, l’arcivescovo riportò solo lievi ferite, a differenza di una persona in sua compagnia che perì nel crollo, e interpretò la sua salvezza come un miracolo ricevuto da san Filippo Neri.

Nel 1727, in occasione di una visita alla città, papa Benedetto XIII, oramai prossimo agli ottant’anni, provvide alla consacrazione della chiesa e alla dedicazione degli altari. In seguito la chiesa fu donata ai Chierici Regolari, i quali costruirono l’attiguo convento. Il complesso conventuale fu abbandonato dai Chierici nel 1806, durante il periodo francese. Dopo alcuni decenni, il complesso fu assegnato alle Suore della Carità. La loro presenza è attestata nella chiesa da un affresco, che occupa l’intera abside dietro l’altare maggiore. Fu realizzato da Amedeo Trivisonno, pittore del Novecento originario di Campobasso, con scene che illustrano la storia di santa Giovanna Antida Thouret, fondatrice dell’ordine delle Suore di Carità.

Ma la presenza delle suore ha lasciato un segno più importante, grazie a suor Raffaelina Borruto, calabrese di origine, che in questo convento ha vissuto per oltre ottant’anni, fino alla sua scomparsa avvenuta il 3 luglio del 2007, all’età di 103 anni. Fu lei a introdurre in questa chiesa, per una sua devozione personale, il culto del Bambin Gesù di Praga.

Nell’altare di marmi policromi, nel 1950 fu collocata una statua riproducente il Bambin Gesù praghese. Nel 1968 fu inoltre collocata su una colonna, all’esterno della chiesa, una riproduzione in bronzo. Entrambe le statue furono realizzate dallo scultore napoletano Antonio Lebro.

Questo inaspettato legame con la capitale ceca, intrecciandosi con la presenza a Benevento di papa Benedetto XIII, rende questo luogo molto singolare, con il suo carico di stratificazione di memorie e devozioni religiose. La chiesa stessa, nella sua architettura di precoce impostazione neoclassica, benché rimaneggiata dopo i terremoti del 1930 e del 1962, si presenta con una sua spazialità originale, semplice e solenne nella sua dimensione di luce e silenzio”.

Dunque l’Italia con la sua natura, il paesaggio, la storia, l’arte, l’acqua, il bello! E Archeoclub D’Italia fa questo: tutela l’Italia! Tutela il suo patrimonio culturale ed è il collante tra società civile ed istituzioni!

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