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Comunali, cosa resterà a Benevento del M5s?

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Tre anni e poco più sono bastati al Movimento Cinquestelle per decretare la riduzione o forse l’esaurimento del suo consenso elettorale e del favore popolare, mandando in soffitta tutte quelle istanze di protesta e di cambiamento che hanno portato i pentastellati nel 2018 a ottenere più del 32% dei voti alla Camera e al Senato, risultando il primo partito, pur non raggiungendo la maggioranza assoluta per governare da soli.
Un risultato eclatante e dimostrativo, che ha significato la capacità di intercettare le esigenze di un elettorato stanco dei giochi della politica da decenni disattenta verso la popolazione, scavando un solco sempre più profondo tra gli interessi particolari e gli interessi collettivi. Si sa, il potere ammalia e c’è bisogno di una dose sconfinata di onestà e di coerenza, oltre che di competenza, per evitare di esserne totalmente avviluppati, per scongiurare quell’adattamento, quel trasformismo e quegli insani compromessi, dai quali i Cinquestelle non sono riusciti a stare lontano.
In questo modo si è assistito ad una sorta di ritorno al passato, a tutto e al contrario di tutto che ha lentamente logorato la fiducia e la credibilità che l’elettorato aveva riposto in persone che fino al giorno prima si definivano semplicemente cittadini e portavoce dei cittadini.
Se certamente a livello nazionale tutto si è manifestato apertamente con conseguenti imbarazzo e delusione di chi anche per mera protesta aveva scelto di virare su di loro, a livello locale gli effetti non sono mancati per quanto, almeno per quel che riguarda Benevento, i rappresentanti hanno provato a mantenere coerenza nello stile e nell’approccio.
In molti casi, però, e soprattutto negli ultimi mesi in vista dei preparativi elettorali, le scelte hanno rispecchiato la volontà dei vertici nazionali – cosa non nuova se si guarda anche agli altri partiti – lasciando quasi senza facoltà di azione i parlamentari sanniti e i consiglieri comunali, di cui spesso si è dovuto registrare silenzio, confusione, imbarazzo e totale incertezza sul da farsi.
Le ultime vicende che vedono il Movimento Cinquestelle destinatario prima di un veto da parte del nuovo capo politico Giuseppe Conte, sull’appoggio a Perifano, di cui viene evidenziata la caratterizzazione massonica – ma non sull’alleanza con i Dem che sono il primo sponsor del candidato sindaco di Alternativa per Benevento – poi di un suo annuncio diramato nella giornata pre-ferragostana secondo cui “il Movimento non parteciperà alle elezioni comunali di Benevento” portano i rappresentanti locali a vivere una situazione a limite del razionale a poche settimane dalla presentazione delle liste e a poco più di due mesi dalle elezioni.
Se inizialmente i pentastellati cittadini hanno pure provato a trovare una soluzione ”indolore per non far morire il Movimento in città”, come ci ha riferito la consigliera comunale Anna Maria Mollica, indicata come già potenziale candidata a sindaco di un’eventuale lista solitaria, ora la mancata partecipazione alla tornata elettorale ne decreta definitivamente l’indebolimento.
A voler essere attenti e andare oltre le parole, quella della Mollica è stata già una vera dichiarazione di disfatta, un’ammissione di subentrata debolezza del Movimento e dei suoi rappresentanti a livello cittadino. Confermata da un post nel quale si giura fedeltà e obbedienza ‘a denti stretti’ alle scelte del leader: “Conte ha deciso: il MoVimento 5 Stelle non sarà presente alle elezioni Comunali 2021 di Benevento. Al di là di ogni comprensibile ragione, è difficile per me accettare l’assenza del nostro simbolo in Consiglio comunale, ma a denti stretti rispondo: obbedisco. Grazie a quanti ci hanno sostenuto. Ci ritroveremo presto”, scrive la capogruppo del M5s a Palazzo Mosti.
E il veto di Conte, che secondo indiscrezioni potrebbe essere la conseguenza di un incontro-dialogo con Mastella, è stata la condizione per estromettere i pentastellati dai giochi elettorali delle prossime amministrative, chissà per quali altri compromessi e quali promesse in vista, invece, delle elezioni politiche del prossimo anno. Ma anche il tentativo, forse maldestro, di indebolire una coalizione, quella guidata da Perifano, che ora si ritrova senza uno degli alleati più importanti per quello che è stato il processo di costruzione dell’alleanza antimastelliana.
Di certo gli eventi degli ultimi giorni mettono in difficoltà quella parte di elettorato che ancora riponeva fiducia nei pentastellati; mettono in pubblico imbarazzo gli stessi rappresentanti del Movimento non solo di quelli a Palazzo Mosti, ma anche dei quattro parlamentari. Una presenza a Roma fragile se non addirittura ininfluente, dunque, se non c’è stata capacità di portare le decisioni del nuovo capo politico Conte a favore di un movimento che a livello locale ha dato ampio consenso e che ora dovrà inesorabilmente pagare il prezzo di una rottura insanabile da qui in avanti con il territorio. Impensabile che non via sia nessuna lista dei Cinquestelle in vista delle prossime amministrative.
La vicenda del Movimento Cinquestelle locale, come altre all’interno del caleidoscopio partitico cittadino, potrebbe anche indicare la forza strategica del sindaco uscente che, probabilmente, punta a vincere al primo turno, giocando tutte le carte a sua disposizione e riuscendo anche in qualche caso a sbancare portando dalla sua, ad esempio, i consiglieri del Partito democratico storicamente in conflitto con l’ala maggioritaria, o Forza Italia, che pure sembrava orientato dopo le vicende nel centrodestra ad entrare a far parte di ApB. Quel partito azzurro che con il sindaco uscente, dopo il patto per le regionali tra Mastella e De Luca, pure ha stabilito di non averci niente a che fare, scontando la fuoriuscita per niente pacifica dell’attuale coordinatore provinciale, Nascenzio Iannace dal CdA dell’Asi.
Tutto questo a scapito, senza dubbio, degli elettori e delle istanze della città che ancora una volta si vedono messi in secondo piano rispetto ad interessi elettoralistici.