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Movimento Animalista: ‘Dietro l’emergenza cinghiali c’è sempre e solo la mano dell’uomo’

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“Preme fare alcune precisazioni in merito al comunicato relativo al problema dei cinghiali visto le reazioni di molti che forse, limitandosi a qualche riga di lettura o al titolo (cosa comune a tanti italiani…) hanno avuto reazioni a dir poco isteriche, per evitarle, fosse per me, farei delle edizioni con disegni per facilitare la comprensione ma ciò non è possibile e quindi..

Cominciamo: nessuno – scrive Vincenzo Signoriello del Movimento Animalisti di Benevento – nega che i cinghiali siano tanti, anzi, esiste un problema che va affrontato ed in modo serio e definitivo e non come fatto da Coldiretti (“contro” cui era indirizzato il comunicato) ed alcuni politici, in modo approssimativo, ridicolo, fanfarone e caciaroso.

Il numerico dei cinghiali. Nessuno in realtà sa davvero quanti cinghiali ci siano in giro visto che un monitoraggio è impossibile da fare e le cifre che sentite non corrispondono al vero ma su una cosa si può essere certi: l’aumento spropositato di capi è dovuto all’uomo e non di certo all’animale e le cause sono tante, ne elenco alcune tra le principali.

La prima, le fattrici: sono animali detenuti da tanti soggetti per la riproduzione degli animali e loro reinserimento in caso di ripopolamento; spesso capita che gli animali vengano sottoposti a “cure” per aumentare la “produzione” in spregio alle norme che ne regolano l’immissione sul territorio. Una soluzione c’è: visto che ci sono tanti, troppi esemplari, la soluzione più intelligente sarebbe quella di vietarne la detenzione e col metodo della distrazione, spostare i cinghiali dove mancano così si risolverebbero due problemi con una sola mossa.

Secondo problema: alcuni cacciatori inesperti, maldestri o dal grilletto facile, sparano ai primi esemplari in testa al branco colpendo la matrona, la capobranco che ha una funzione molto importante nella vita sociale del branco di cinghiali e cioè «…emette un feromone che blocca l’estro delle altre femmine: lei è l’unica che si riproduce, ma è anche quella che è più a rischio per la caccia, perché negli spostamenti mette al sicuro i piccoli e tutti i componenti del gruppo e finisce per esporsi di più ai colpi dei cacciatori. Se viene uccisa, però, il blocco scompare e tutte le altre femmine vanno in estro. Risultato: se prima la matrona aveva 5-6 cuccioli, poi le sorelle finiscono per formare gruppi di 50 esemplari». Ed ancora «Le sorelle, orfane della matrona, restano insieme e finiscono per spostarsi in cerca di cibo. Questa è la causa dell’aumento dei cinghiali che abbiamo registrato negli ultimi anni: l’attività venatoria non è una risposta», sostiene il ricercatore. Lo stesso accade se si mira ai grossi maschi. «Entrano in gioco quelli più giovani e fertili, così si amplia la base della popolazione. L’obiettivo deve essere piuttosto quello di avere pochi individui che vivono tanto: bisogna far invecchiare la popolazione dei cinghiali creando aree protette, e lasciando spazio di “lavoro” a lupo e volpe, che attaccano i piccoli o i soggetti più deboli» (fonte Dott. A. Mazzatenta, docente di medicina veterinaria università di Teramo, articolo apparso su ‘La Stampa’ 15/06/2019)

Terzo problema: gli incendi boschivi – continua Signoriello – devastano ogni anno migliaia di ettari di verde, non sono solo gli alberi a bruciare ma anche tutto il sottobosco che spesso offre il giusto nutrimento alla fauna selvatica (vittima anch’essa degli incendi) e che contribuisce in maniera determinante alla catena alimentare, rotto quell’equilibrio è normale che la fauna si sposti altrove sia per fame che per trovare riparo. Esempio: quercia produce ghianda di cui si nutre il cinghiale, preda naturale di lupi (adulti) e volpi (cuccioli). E toh, guarda che novità, gli incendi sono spesso, nella quasi totalità, di natura dolosa e chi li appicca lo fa per 3 motivi fondamentali: concessioni edilizie, di pascoli e per bracconaggio. La logica imporrebbe un minimo di lotta per la tutela e la salvaguardia di fauna e flora proprio per impedire che animali affamati si riversino nei campi agricoli e a ridosso dei luoghi abitati, non di certo per diletto ma costretti dalla fame per sopravvivere.

Quarto problema: per un lungo periodo, il predatore assoluto dei cinghiali, il lupo appenninico, è stato oggetto di molteplici azioni di bracconaggio con l’uccisione di quasi tutti gli esemplari, una catastrofe naturale che ha portato sull’orlo dell’estinzione la specie. Ci sono voluti anni affinché si ritornasse ad un numero minimo (baggianate anche quelle su cui insistono alcuni partiti come Lega e Pd che vorrebbero l’abbattimento selettivo degli esemplari per contenere il numerico) e ci vorranno altrettanti anni affinché si raggiungano le unità giuste per ristabilire l’equilibrio in Natura.

Quinto problema: i pascoli abusivi che nei nostri territori sono sempre di più ed arrivano fin dentro alcune aree protette (col tacito assenso di alcuni gestori) e che con il loro brucare depredano il sottobosco costringendo gli animali selvatici a spostarsi di continuo in cerca di cibo; a tali soggetti che esercitano l’attività in modo illegale, andrebbero vietati gli indennizzi e sequestrati i capi di bestiame ma siamo nella Repubblica delle Banane e quindi…

Potrei andare avanti per ore – evidenzia l’animalista Signoriello – ma spero sia chiaro che dietro l’emergenza cinghiali c’è sempre e solo la mano dell’uomo che per interessi propri riesce a distruggere ciò che in Natura era un perfetto equilibrio. C’è necessità di risolvere il problema in maniera definitiva e nel migliore dei modi, che sia il meno cruento per gli animali e che possa soddisfare le richieste settore agricolo. Bisogna farlo in modo razionale, scientifico e definitivo, con metodi che siano efficaci nel lungo periodo e non siano solo delle carnevalate e per questo c’è bisogno che tutte le Istituzioni, associazioni, venatorie e non, ambientaliste, etc, istituiscano un tavolo per sistemare la faccenda anche perché un soprannumero di esemplari può essere dannoso per la specie stessa: a contribuire all’aumento del numero di ungulati hanno contribuito vari soggetti che per aumentare i trofei di caccia, hanno pensato bene di inserire in Italia dei cinghiali di provenienza estera che di fatto, stanno portando ad una diminuzione degli esemplari italiani oltre ad indebolirne la sua “robustezza”. Ripeto, c’è necessità che tutti gli attori coinvolti si parlino per trovare la soluzione definitiva e che possa mettere d’accordo tutti e non come fatto da Coldiretti ed alcuni politici e cioè una carnevalata. La cosa più ridicola è stata attribuire ai cinghiali un numerico stratosferico di incidenti stradali, come fosse l’unica causa dei sinistri. Non l’alcol, la cocaina, le distrazioni al volante perché al cellulare, l’alta velocità, etc, no, la colpa è solo della Fauna selvatica, d’altronde gli animali non votano, al contrario di chi guida perennemente con lo smartphone…

Sono il primo – conclude Signoriello – a voler risolvere i problemi e faccio quello che avrebbe dovuto fare Coldiretti e la politica, lo faccio ora e poi seguirà PEC per chiedere numi all’A.T.C. in merito alle dichiarazioni che alcuni hanno riportato al sottoscritto e cioè sui rimborsi che dovrebbe elargire agli agricoltori/allevatori che hanno subìto danni dalla fauna selvatica”.

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