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AMBIENTE

Sassinoro ‘modello’ per uno scatto d’orgoglio dell’intero Sannio

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Una sentenza del TAR Campania annulla la possibilità dell’insediamento di un sito di compostaggio nell’area PIP di contrada Pianelle a Sassinoro

Una ricostruzione del percorso tecnico-giuridico e amministrativo lunga 133 pagine che ha visto la contesa tra gli interessi del territorio e quelli privati di un’azienda, durata oltre due anni,  ha dato ragione alle numerose lotte portate avanti dalla popolazione, rilevando incongruenze tecnico-giuridiche della Regione che ha competenza di decidere in materia di autorizzazione degli impianti di smaltimento di rifiuti.

Al di là dei contenuti meramente tecnico-giudiziari della sentenza, che sostengono l’illegittimità degli atti amministrativi di natura regionale che autorizzavano l’impianto e che mostrano anche il paradosso dell’ “assenza della valutazione di incidenza”, che ha lo scopo di accertare se determinati progetti possano avere un riflesso negativo in merito ai principi di tutela e conservazione su un sito Natura 2000, ha vinto l’interesse per la tutela ambientale e ha vinto, soprattutto, la caparbietà del popolo e delle associazioni, affiancati dagli enti locali, che con atto dovuto hanno presentato ricorsi all’autorità giudiziaria.

Inesattezze e vizi procedurali hanno fatto rischiare per oltre due anni il peggio per l’area in questione, riconosciuta dal Piano Provinciale Territoriale di Coordinamento della Provincia di Benevento come corridoio ecologico e per la tutela della biodiversità, che, come previsto dalla normativa sui siti Natura 2000, è interesse superiore ad altri tipi di interessi.

Un territorio, quello  di Sassinoro, dall’effervescente vocazione agricola con estesi uliveti, acquacoltura e oleifici, immerso in un’area ecologica che vede protagonista supremo il fiume Tammaro e noto per essere il paese dell’acqua, già dal 2008 e che recentemente si è fatto promotore della Rete dei Paesi dell’Acqua per la tutela della risorsa idrica, si è battuto tenacemente per bloccare un impianto per la trasformazione di circa 60 tonnellate di rifiuti organici al giorno, l’equivalente della produzione annua dell’intero Sannio.

Dall’istituzione di un presidio permanente a marzo 2018 promosso dal comitato civico “Rispetto e Tutela del Territorio”, a manifestazioni di protesta itineranti, come quella sulla Statale 87 ad aprile dello stesso anno, quella sotto la sede della Provincia e, infine, la protesta delle mamme che ha dato voce ai timori e ai rischi che avrebbe provocato l’impianto nelle vicinanze di un asilo. 

Ma le proteste non sono state soltanto di questo tipo. In più fasi e a più voci, associazioni, privati titolari di aziende ricadenti nell’area Pip e nel vicino comune di Morcone, gli stessi Comuni di Sassinoro e di Morcone, la Provincia di  Benevento, le Comunità Montana Titerno e Alto Tammaro hanno fatto ricorso alla giustizia per difendere le ragioni del territorio, portando davanti ai giudici rilevi e osservazioni. 

“E’ la vittoria del territorio”: è stata salutata così la sentenza dalle istituzioni, in primis dal sindaco di Sassinoro, Pasqualino Cusano, a commento del pronunciamento del Tribunale Amministrativo della Campania.

E’ senz’altro il risultato eccellente dell’azione popolare, che su tutti, è riuscita a far valere il diritto a vivere in un ambiente sano, è la vittoria di un popolo che è riuscito a non rimanere passivo di fronte a decisioni terze, fugando il rischio di ritrovarsi invaso da rifiuti provenienti da altri territori della Campania, ma soprattutto tutelando il proprio presente e il futuro dei propri figli.

Un’azione che andrebbe presa a modello per le scelte che bisogna compiere in materia di gestione di rifiuti nel Sannio: dopo anni di annunci a seguito anche della crisi dei rifiuti che ha investito il territorio oltre un decennio fa e di cui si pagano ancora le conseguenze in termini di ecoballe da smaltire e discariche da bonificare, ancora si aspetta il piano industriale di gestione del ciclo dei rifiuti da parte dell’Ato e una organizzazione adeguata dell’ambito – solo pochi giorni fa è stata ipotizzata la strada dei subambiti – per una concreta programmazione e autonomia nella gestione del settore. Solo questo può evitare il rischio di nuove battaglie per difendere il Sannio dall’arrivo di rifiuti da altre parti della Regione. 

Nel frattempo si susseguono nel tempo richieste da parte di aziende per la trasformazione e il trattamento dei rifiuti a insediarsi nel territorio sannita, seppure nelle sue aree industriali. 

E’ degli ultimi mesi, come si ricorderà, la notizia dell’ipotesi di un biodigestore nella zona industriale di Benevento a Ponte Valentino, che ha visto nell’immediato la reazione di forte contrarietà da parte di alcune aziende del settore agroalimentare lì insediate, come la “Rummo s.p.a”,  ad esempio, che subito aveva minacciato di lasciare il sito per localizzare la sua produzione altrove, qualora ci fosse stato l’ok. 

Per fortuna, per ora, la vicenda è sospesa almeno per quell’area in seguito ai pareri negativi di Provincia e Asi, ma il rischio non è del tutto annullato per altre aree industriali del Sannio. 

Il nodo della questione rimane sempre lo stesso: decidere cosa fare del territorio sannita, meritevole, non solo a parole, di una protezione per il suo patrimonio paesaggistico e ambientale che lo fa essere produttore di eccellenze enogastronomiche, risorse da difendere, valorizzare e moltiplicare come strumenti di un vero sviluppo socio-economico del territorio. 

Alla politica resta l’ultima parola che non può non tenere conto della volontà dei cittadini, ormai stanchi di assistere all’emorragia di intelligenze, di conoscenze, competenze e capacità. 

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