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SANNIO

Impianto rifiuti a Sassinoro, Di Sisto: “Cittadini e territorio gli unici vincitori”

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“Con scarsa capacità teatrale, gli ‘attori principali’ salgono sul carro dei vincitori per festeggiare una vittoria che non gli appartiene. Se andiamo a ritroso e ripercorriamo la travagliata e imbarazzante vicenda del sito di compostaggio di Sassinoro ha del surreale e vede protagoniste le “iene” che si contendono una ”carcassa politica” da dare in pasto ai cittadini. Nella lunga e tanto attesa sentenza relativa al sito di compostaggio di Sassinoro con sfacciataggine esultano per la vittoria, il Sindaco di Sassinoro e la Giunta Comunale del 2016, i quali, un lustro fa, individuavano nella New Vison la società adatta per la realizzazione di un sito di compostaggio, a loro dire, di dimensioni più piccole”. Lo scrive in una nota il consigliere comunale di Sassinoro Lucio Di Sisto.

“Il progetto – spiega- aveva anche l’appoggio dell’allora Sindaco di Santa Croce del Sannio, oggi Presidente della Provincia Antonio Di Maria. Il protocollo d’intesa, quindi contava il placet di dieci comuni del comprensorio, i quali si impegnavano a conferire la materia umida presso il sito della New Vision. Stessa società, stesso opificio, stesse distanze dal fiume Tammaro. Una procedura che si concluse con la fase endoprocedimentale con esito favorevole, ma che decadde, per poi vedere presentare e trasmettere “scorrettamente” agli uffici Regionali (pareri assensi e nulla osta ) relativa alla precedente AUA, al fine di ottenere l’autorizzazione per realizzare il progetto di dimensioni più grandi. Sono atti amministrativi che non nascono nel 2016, ma che hanno radici più profonde. Correva l’anno 2007 quando la nostra Regione viveva una delle crisi più profonde sull’emergenza rifiuti e venne individuato come sito idoneo allo stoccaggio delle eco-balle, la cava di Colle Alto in territorio di Morcone.

Ieri – aggiunge – come oggi la grande mobilitazione cittadina, con determinata presa di posizione della Regione Molise, vide uscire indenne il territorio, mandando in frantumi il desiderio di chi voleva arricchirsi sulla pelle dei cittadini e a discapito del territorio, con lo sporco business che si generava con l’emergenza rifiuti. Dopo aver scongiurato le eco-balle a ridosso del fiume Tammaro, cosa ben pensarono di fare i nostri Sindaci? Attraverso un atto di Giunta e con la sottoscrizione di un protocollo d’intesa, presentarono alla Regione Campania un progetto per un sito di compostaggio sempre nell’area PIP di Sassinoro, dove vedeva attori e protagonisti quattro comuni del comprensorio: Campolattaro, Santa Croce, Fragneto Monforte e Sassinoro. Dette amministrazioni, attraverso gli atti prodotti, chiedevano un finanziamento pubblico Regionale per realizzare un impianto di compostaggio che risultava essere già sproporzionato per i comuni firmatari, 8.000t\h di cui il 60 % di fanghi è il 40% di materiale ligneo cellulosico. Il progetto non fu finanziato, ma gli atti stilati già delineavano la volontà della politica locale.

Il Sindaco Cusano insieme alla sua compagine amministrativa – attacca Di Sisto -, pensa veramente che i cittadini abbiano dimenticato, quando, durante le scorse elezioni nel 2017, furono messi al corrente dell’avvio del procedimento? L’amministrazione Comunale di Sassinoro, ligia al dovere di trasparenza, quando comunicherà ai cittadini i costi di ricorsi e perizie per contrastare le volontà manifestate in precedenza? Perché il dietro-front è stato attuato dopo tanto tempo e non immediatamente (ed i costi sarebbero stati decisamente più contenuti)? Dopo tre anni di battaglia, bisogna riconoscere a tanti compaesani e in particolare ad un gruppo di persone la tenacia, lo spirito di aggregazione che hanno saputo portare avanti anche nei momenti più bui, insieme ai vari attori istituzionali, comprese le autorità ecclesiastiche che hanno sposato la causa. A salire sul carro dei vincitori dovrebbero essere gli eroi di questa vicenda, ossia il comitato civico Rispetto e Tutela del Territorio, non chi ha avviato il procedimento.

Per chi volesse approfondire la vicenda – aggiune il consigliere – consiglio di leggere il ricorso promosso dal Comune di Morcone e dalle aziende presenti nell’area PIP di Sassinoro, per poter avere un’idea più chiara della vicenda e dare il giusto ruolo ad ogni figurante. Verrà fuori che i privati cittadini ed il Comune di Morcone ( l’unico a non aver firmato il protocollo d’intesa nel 2016) hanno avuto un ruolo fondamentale. L’impegno del Sindaco dell’epoca, il Dott. Costantino Fortunato e del suo staff capitanato dall’arch. Bruno Parlapiano, sono risultati determinanti. Infatti fin da subito si attivarono inviando dapprima una nota al Ministero dell’Ambiente che non era proprio a conoscenza dei fatti, producendo atti di consiglio contrari, e, successivamente, insieme ai privati si rivolsero all’Avv. Prozzo per stilare insieme il ricorso presentato al TAR Campania, quest’ultimo risultato essere determinante nel primo grado di giudizio. Bisogna ricordare che il Comune di Sassinoro aveva perso inizialmente! Solo grazie all’aiuto di Morcone, e a cascata della Comunità Montana e della Provincia di Benevento ne siamo usciti a luce.

Sembra strano dover tributare degli onori a chi nella precedente tornata elettorale è stato additato come il “benefattore della monnezza” nell’Alto Sannio, eppure si evince dalla sentenza che il suo ricorso sia stato predominante della decisione. A riprova è sufficiente leggere gli atti – spiega Di Sisto -. Essendo un provvedimento non definitivo, potrebbe seguire un appello. Per questo motivo non è detto che la vicenda sia chiusa. Si spera che con questo esisto sia stata messa una pietra miliare. I cittadini aspettano ancora giustizia sui lati oscuri che hanno determinato l’iter autorizzativo, speranzosi è fiduciosi nell’operato della Procura, alla quale spetta di verificare se sotto il profilo penale si sono configurati illeciti e/o abusi penalmente rilevanti. Si dice che la storia venga scritta dai vincitori, in questi casi gli unici vincitori restato così come nel 2008 i cittadini e il territorio .Gli autori dei post si coronano di una vittoria che non gli appartiene. Ma come dice un detto…“Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani credendo di aver vinto.

A chiusura – conclude la nota -, vorrei ricordare che da Autorità Sanitaria Locale, il sindaco, dovrebbe dirimere un’altra spinosa questione ecologica… All’interno dell’opificio dal 17 aprile del 2020 (contestualmente all’avvio dell’attività immediatamente bloccata) sono stati depositati al suo interno 6.840 kg di rifiuti biodegradabili. La stessa società chiedeva di processarli e nella perizia asseverata sottoscritta da un tecnico di parte, veniva messo in risalto nelle osservazione che risultava necessario e indispensabile che il personale della società potesse accedere all’impianto per far sì che il materiale venisse processato “… nel rispetto delle Linee Guida…al fine di evitare un pericoloso danno per l’ambiente e la sicurezza sanitaria per la popolazione circostante, con la conseguenza di un’irrimediabile rischio biologico per inalazioni, di polveri sospese e di aresol contenti patogeni ed un rischio di deflagrazione e incendio….”. Da quel giorno l’impianto è stato bloccato, ma a quanto pare i rifiuti sono ancora depositati all’interno della struttura. Cosa aspetta il Sindaco ad avviare insieme ad altri attori istituzionali le procedure necessarie per la rimozione di quella “monnezza”? Ha bisogno anche stavolta che siano i privati cittadini ad avviare la macchina per poi indossare le vesti dell’eroe?”.

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