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Covid, la lettera di un sannita: “Contagiato al ‘San Pio’ e abbandonato in isolamento dall’Asl”

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“Siamo nella confusione più totale e forse sarebbe meglio smettere di parlare di covid-19, pandemia, lockdown come se fossimo diventati tutti dottori o esperti, arrivando spesso a fare la diagnosi e indicare persino la cura!

Nel frattempo ci sta sfuggendo quali sono i problemi reali, rischiando di arrivare alla vera pandemia, ad una profonda crisi, economica e politica, dovuta non solo a questo maledetto virus in sé ma anche alla cattiva gestione delle informazioni che abbiamo ricevuto da parte delle istituzioni, che fin dall’inizio hanno generato in noi una grossa paura.

Chi vi parla è Michele Mesisca, responsabile zonale di Apice dell’Associazione Unione per la Difesa dei Consumatori U.Di.Con., e con questa lettera porta la sua testimonianza come persona risultata positiva al Covid-19 (e poi, per fortuna, guarita).

Sono stato contagiato nel reparto di cardiologia dell’ospedale San Pio di Benevento, e da subito ho pensato che doveva esserci stato uno sbaglio, visto che il reparto suddetto mi sembrava innocuo: infatti, durante i nove giorni di permanenza, il personale infermieristico e tutti i dottori, come da protocollo, erano muniti di guanti e doppia mascherina, e così anche noi pazienti.

Da ciò la mia incredulità al risultato del tampone fatto prima delle dimissioni. Nonostante ciò, ringrazio ugualmente tutto il reparto cardiologia, compreso l’Utic, essendo stati tutti professionali e gentili e colgo l’occasione per fare i complimenti anche agli operatori del Pronto Soccorso che, nonostante le difficoltà, se la sono cavati egregiamente lavorando 24h senza interruzione.

A seguito della comunicata positività al Covid-19, sono stato 24 giorni isolato in casa, poiché, fortunatamente, positivo asintomatico.

 Preciso che al primo tampone di controllo sono risultato ancora positivo ma, per mia fortuna, dopo ulteriori 12 giorni l’esito è stato negativo.

Durante il periodo di isolamento forzato, non essendo uno scienziato o medico mi è capitato quasi ogni giorno di pormi le seguenti domande: com’è possibile che io sia stato contagiato in un ospedale, che in realtà dovrebbe essere quel luogo preposto alla cura dei pazienti, preservandoli da ogni rischio, ivi incluso il contagio da Covid-19? Essere asintomatico vuol dire essere malato, o no?

In tutto questo caos sanitario ed istituzionale, c’è un ulteriore lato negativo, che si può riassumere con un’unica parola: ASL!

Ebbene, la sua unità USCA, o “Unità Speciali di Continuità Assistenziale”, avrebbe dovuto effettuare a domicilio i tamponi per i pazienti affetti da Covid-19.

Purtroppo, dalla mia esperienza, non ho riscontrato un intervento in tal senso, visto che sono stato “abbandonato” in isolamento per diversi giorni senza che nessun operatore dell’ASL mi prestasse assistenza sanitaria. Difatti, l’ASL mi ha soltanto comunicato ove recarmi ad effettuare sia il primo che il secondo tampone.

L’ASL si è limitata, con mia somma meraviglia, ad indicarmi soltanto il luogo adibito all’effettuazione dei tamponi, ove avrei dovuto recarmi addirittura personalmente ed a mie spese.

Pur non condividendo tale modus operandi dell’ASL, e restando incredulo di ciò “avevo chiesto per il mio stato di positività al Covid-19, un infermiere per il prelievo venoso domiciliare, essendo cardiopatico…… Ma di contro l’Asl mi rispondeva che non era previsto un tal servizio”, mi vedevo costretto sia per tutelare la mia salute che quella dei miei familiari, ad attenermi all’incomprensibile invito dell’ASL, ossia a recarmi unitamente ai miei cari (mia moglie e mio figlio, che erano in quarantena fiduciaria), viaggiando nella stessa automobile, presso il luogo indicato.

La domanda nasce spontanea: com’è possibile che la procedura indicata dall’ASL per effettuare i tamponi preveda un rischio di contagio per i miei familiari?!?!

Alcuni soci dell’associazione hanno denunciato anche il ritardo dell’esito del tampone per colpa dell’Asl, che non aveva aggiornato l’anagrafica, nonché per avere il numero di telefono sbagliato e altri vari problemi. Tutto può succedere ma al momento del tampone si deve compilare una scheda con i dati della persona e numero di telefono e quindi questi disguidi non hanno senso.  L’associazione si mette a disposizione per qualsiasi reclamo da Covid19″. (Michele Mesisca)

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