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ECONOMIA

Speculazioni nel mercato vitivinicolo sannita, Coldiretti sul piede di guerra

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“Il mercato dell’uva in provincia di Benevento è a forte rischio di speculazioni, in particolare quello della Falanghina. Dai dati in nostro possesso, non c’è alcuna giustificazione. Ai viticoltori produrne un chilo costa circa 0,60 euro”. Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti, apre così la conferenza stampa convocata con urgenza questa mattina presso la sala Vetrone della Coldiretti di Benevento.

“Abbiamo notizie di una corsa ad affittare cisterne nelle cantine – incalza il presidente Masiello – che suona strana e ingiustificata se si grida al crollo del mercato del vino. Evidentemente dietro c’è dell’altro, che mira a condizionare il prezzo del mercato dell’uva e di conseguenza del vino. In realtà sui contraccolpi del lockdown stiamo lavorando da tempo, attraverso interventi sul vino in esubero, con il contributo medio di circa 800 euro ad ettaro per la riduzione delle rese, con la distillazione di soccorso per ricavare alcool da destinare ad uso sanitario, come l’amuchina. Su quest’ultima vicenda abbiamo un dato importante – precisa Masiello – che riguarda le giacenze di magazzino nelle cantine del Sannio. I dati del Ministero dell’Agricoltura dicono che a settembre 2019 c’era vino stoccato, tra imbottigliato e sfuso, per circa 300 mila ettolitri. Nel 2020, sempre a settembre, lo stoccaggio è di 350 mila ettolitri. Pertanto l’esubero è di circa il 17% in più rispetto all’anno precedente. Su questo è intervenuta la distillazione di soccorso, che ha remunerato 2,75 euro per grado ettolitro con fondi ministeriali e circa 1,20 euro per grado ettolitro da fondi regionali. Un intervento fortemente voluto da Coldiretti e che sarà rilanciato a breve dal Ministero dell’Agricoltura, con un bando su cui abbiamo chiesto di arrivare euro 6 euro per grado ettolitro. Dunque, se in provincia di Benevento due delle cantine cooperative più grandi hanno già distillato 28 mila ettolitri, come si può giustificare un crollo del prezzo dell’uva?

Speculare sulla produzione vitivinicola del Sannio – accusa Masiello – significa speculare sul gioiello di questa provincia, con circa 11.000 ettari di vigneti e cantine importanti, tra grandi e piccole. Far crollare il prezzo dell’uva significa far crollare il prezzo del vino. Per fare un litro di vino occorre 1,3 kg di uva. Coltivare un ettaro di Falanghina costa dai 5 agli 8 mila euro circa, calcolando gli ammortamenti. Pertanto al viticoltore produrre un chilogrammo di uva costa mediamente 60 centesimi, a seconda delle annate e delle rese. Un prezzo di acquisto che scenda sotto questa cifra non è in grado di remunerare i costi di produzione. C’è un provvedimento che va tenuto presente in tal senso, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28 maggio 2019, che dice che un contratto ha bisogno di dati certi, e che diventa pratica commerciale sleale un prezzo che vada sotto i costi di produzione.

È tempo di mettere fine alla piaga storica della mediazione speculativa, quella che sfugge alla tracciabilità e alla trasparenza. La definizione dei contratti non si può fare al 15 settembre, altrimenti ci prendono per la gola. Le uve non sono bulloni, quando è matura bisogna raccoglierla, altrimenti arriva lo speculatore che strozza. Non è possibile che molti paghino per le gioie di pochi. Gli strumenti per debellare questa piaga esistono e si chiamano contratti di filiera. Dobbiamo realizzare per le uve nel Sannio quello che si è fatto in altri comparti, definendo contratti certi tra produttori e trasformatori. Meglio se coincidono con lo stesso soggetto imprenditoriale che li rappresenta e li tiene insieme tutti”.

Nell’auspicare, durante una conferenza stampa ad hoc convocata presso la sede dell’associazione di via Mario Vetrone, che “quella di quest’anno non diventi una vendemmia elettoralistica”, ha precisato che “le difficoltà che si stanno vivendo nelle campagne prodotte anche dalla crisi post lockdown possono essere affrontate con le azioni messe in campo insieme a Ministero e Regione per smaltire il vino invenduto, destinandolo, per una quantità di 28 mila ettolitri, alla produzione di igienizzanti e che, dunque, non possono essere accettate speculazioni di alcun genere.”

In particolare Masiello, nel comunicare che “la differenza di giacenze tra l’annata 2019 e l’annata 2020 è di solo 50mila ettolitri”, “non si capisce – ha detto – perché c’è qualcuno che va in giro alla ricerca di serbatoi per stoccare vino”.

Le dichiarazioni nel servizio video

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